Smog, 25 giorni «fuorilegge» in tre mesi. E il «mal d’aria» si allarga alla campagna

LE CIFRE. Il monitoraggio di Legambiente sui dati dell’Arpa dal 1° gennaio al 31 marzo 2024. Zenoni: ragionare sull’efficacia delle limitazioni temporanee.

Dopo un gennaio e un febbraio di criticità, lo smog ha allentato la morsa sulla Lombardia e sulla Bergamasca. La questione è però tutt’altro che risolta.

Il 1° aprile è la data «simbolica» in cui si chiude la finestra in cui possono scattare le limitazioni temporanee antismog (potranno riprendere dal 1° ottobre) in Lombardia, e l’inizio di questo 2024 ha consegnato valori pesanti: secondo il monitoraggio di Legambiente basato sui dati dell’Arpa, dal 1° gennaio al 31 marzo a Bergamo (centralina di via Garibaldi) il limite giornaliero di concentrazione del Pm10 è stato sforato per 25 volte, contro le 21 volte dell’intero 2023, l’anno migliore di sempre; per quanto riguarda la concentrazione media, a Bergamo si è attestata a 37 microgrammi per metro cubo d’aria (la norma europea indica una media annua inferiore ai 40 microgrammi per metro cubo).

Le fonti dell’inquinamento

I valori peggiori in regione si sono concentrati a Monza per quanto riguarda la concentrazione media e a Cremona per il numero di giorni di sforamento; più nel dettaglio, nel primo trimestre del 2024 la concentrazione di Pm10 è risultata accedere il valore-soglia in 6 capoluoghi su 12 (nell’ordine: Monza, Cremona, Brescia, Mantova, Lodi e Milano); Cremona e Brescia hanno poi già superato il tetto annuo dei 35 giorni di sforamento (sono entrambe a 36).

Legambiente segnala anche come la qualità dell’aria stia peggiorando nei piccoli centri: il «mal d’aria» s’avverte sempre più anche in campagna e non solo nei grandi centri urbani. Sotto la lente di Legambiente c’è soprattutto la pianura agricola tra Mantova, Brescia, Lodi e Cremona, dove si concentra il cuore del comparto zootecnico lombardo: «Oltre al latte e alla carne, la Lombardia zootecnica produce anche decine di milioni di tonnellate di liquami e letami, da cui esalano sostanze organiche volatili e soprattutto ammoniaca – interviene l’associazione ambientalista –: nel semestre freddo, oltre 90.000 tonnellate annue di questo gas, stando ai dati dell’inventario di Arpa Lombardia, sono all’origine della formazione di particolato sottile atmosferico». Sommando tutte le fonti di emissione, dal traffico al riscaldamento, dalle industrie all’agricoltura, «la primavera si apre con un bilancio pesante per la qualità dell’aria che solo la pioggia di queste settimane ha fermato – commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. Per questo motivo occorre intervenire urgentemente per evitare ai lombardi un altro inverno con emergenza smog. Purtroppo, le misure attuali risultano ormai insufficienti per risolvere il problema. Ripensare le politiche introdotte in questi anni è necessario, ancora di più agire sul comparto che ad oggi, assieme a traffico e riscaldamento domestico, incide di più sull’immissione di inquinanti: l’agricoltura della pianura padana».

Regole da aggiornare

Dopo le criticità sino a fine febbraio, recentemente a Bergamo il limite del Pm10 è stato superato solo il 30 marzo, una piccola «fiammata» in mezzo a giorni dai valori distanti dai picchi più critici. «Come tutta la Lombardia – riflette Stefano Zenoni, assessore all’Ambiente di Bergamo – abbiamo avuto un periodo molto critico di due-tre settimane a febbraio. Di lì in poi, complice la piovosità e il meteo, i valori sono rientrati». Proprio nei giorni scorsi s’è svolta una «cabina tecnica» regionale che ha coinvolto gli amministratori locali lombardi: «I dati Arpa – prosegue Zenoni – fotografano un inizio 2024 complesso, però abbastanza in linea con alcune situazioni degli anni scorsi: sono numeri migliori rispetto a dieci anni fa, seppur distanti dal 2023». Sulle possibili contromisure da prendere in futuro, «sarà giusto insistere in sede regionale per ragionare sull’efficacia delle limitazioni temporanee – rimarca Zenoni –. Da parte nostra, ad esempio, abbiamo ribadito la perplessità sul fatto che le misure temporanee scattino obbligatoriamente solo nei comuni sopra i 30mila abitanti, e per questo è condivisibile pensare a delle modifiche. Mi auguro ci siano ragionamenti ulteriori: il fatto che il 2023 sia stato l’anno migliore di sempre non deve essere un punto d’arrivo, ma di partenza. Di fronte abbiamo ancora una strada molto lunga, soprattutto se consideriamo gli obiettivi europei molto sfidanti».

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