Soccorsi sulle piste: 10 chiamate al giorno
«I più pericolosi? Inesperti a folle velocità»

I consigli del responsabile del 118 per vivere giornate serene sulla neve: «Usate il casco anche se non è obbligatorio».

«Il numero degli infortuni sulla neve è costante negli anni e quest’anno siamo in linea. In questo periodo c’è poca neve naturale, il fondo delle piste è uno strato di neve artificiale, più dura: e quando si cade è come cadere sul cemento». Angelo Giupponi, responsabile del 118 di Bergamo, prova a dare una spiegazione non allarmistica agli incidenti accaduti negli ultimi giorni sulle piste delle stazioni sciistiche bergamasche (8 in ospedale solo nella giornata di venerdì), fortunatamente non gravi ma resi di drammatica attualità dalle tragedie della Val di Susa e dell’Alto Adige dove sono morte due bambine di 8 e 9 anni. Almeno dieci le chiamate ogni giorno per i soccorsi.

«Da noi si registrano per lo più fratture e distorsioni agli arti – osserva Giupponi -. E questo potrebbe essere messo in relazione con i tracciati. In Bergamasca di molto impegnativi ce ne sono pochi, non come in Alto Adige o Val d’Aosta, e ci sono molte meno possibilità di fare il fuoripista. E pure le piste riservate a bob e slittini, come quella di Foppolo (dove giovedì sono rimasti leggermente feriti papà e figlia di 3 anni , ndr), sono corte e per lo più utilizzate da bimbi, mentre, ad esempio, in Alto Adige sono lunghe chilometri».

Sulle piste o negli spazi riservati agli slittini e ai bob, il pericolo maggiore – si lamenta qualche genitore – è rappresentato dagli adolescenti che, seppur per poche decine di metri, scendono a velocità relativamente elevate rischiando di investire bimbi piccoli. Ma finora è andata bene.

«Diciamo che una quota fisiologica di imbecilli bisogna metterla in conto - sospira il responsabile del 118 -. E parlo anche di chi sa stare sugli sci a malapena e scende a tutta velocità, rischiando di farsi male e di far male agli altri sciatori. Quelli che rischiano maggiormente di infortunarsi sono, infatti, i meno esperti. I picchi di interventi di soccorso da noi si registrano il sabato e la domenica, perché le nostre località sono più da sciata in giornata o da weekend che da settimana bianca. Nei giorni infrasettimanali a sciare ci vanno molti pensionati, che per costituzione fisica dovrebbero essere più soggetti a infortuni. Invece, non è così e questo si spiega col fatto che sono più esperti e più prudenti».

Ecco, il segreto sta nel saper riconoscere i propri limiti. «Innanzitutto io raccomando sempre, pure ai miei amici, di indossare il casco, anche se è obbligatorio fino a 14 anni - ricorda Giupponi -. Poi, ricordiamoci, da buoni bergamaschi, che non bisogna mai fare il passo più lungo della gamba. Non è che se uno compra attrezzatura costosa diventa automaticamente uno sciatore provetto: è come uno che acquista la moto da 20 mila euro e magari non è mai andato nemmeno in motorino».

Ci sono poi le richieste di intervento dell’elicottero, spesso usato come taxi da chi è stanco. «Ma questo riguarda più le escursioni estive in quota - spiega il responsabile del 118 -. Anche se è di qualche giorno fa il soccorso a un signore che pretendeva di essere portato al parcheggio e non in ospedale. Noi l’abbiamo portato al pronto soccorso e abbiamo segnalato agli uffici regionali che, se lo riterranno, possono esigere il rimborso». Per la cronaca, chi viene portato in ospedale non sottostà al pagamento, ma se c’è il sospetto che abbia fatto il furbo la Regione si mobilita: e il conto può arrivare a 750 euro. «Per quanto riguarda gli sciatori - conclude - l’elicottero interviene quasi sempre perché realmente infortunati. A parte qualche scialpinista che, di fronte a certe difficoltà, si spaventa e chiede il nostro aiuto».

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