Stazione, tunnel aperto
ma con accesso regolato

Bergamo, perde quota l’ipotesi della chiusura: problemi per scuole e trasporti. Ma si stanno studiando delle modalità per evitare caos e assembramenti.

Non c’è ancora luce in fondo al tunnel, ma l’orientamento che sta prendendo piede è quello di non chiuderlo, garantendo così il (fondamentale) collegamento tra le stazioni - al plurale, c’è pure quella delle autolinee - e il polo scolastico di via Gavazzeni. Il che non vuol dire «liberi tutti»: l’accesso sarà in qualche modo regolamentato, come è ancora tutto da definire nei dettagli. Operativi e non. Oggi c’è in agenda un Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza: non è escluso che nell’analisi delle varie questioni legate alla ripresa della scuola (e delle attività in generale) faccia capolino anche il sottopasso della stazione e la sua gestione. Anche solo per il fatto che riguarda diversi soggetti e a vario titolo.

Cinque scuole e 5.000 studenti

La questione è di quelle molto delicate: durante il lockdown il collegamento tra la stazione e via Gavazzeni è stato chiuso perché a) studenti non ce n’erano e b) le attività ordinarie erano assai limitate, a cominciare da quelle del vicino polo sanitario dell’Humanitas Gavazzeni. Ergo, chiudere il passaggio è sembrata la scelta più ovvia e meno rischiosa.

Ma ora la ripresa delle scuole è alle porte e al di là del tunnel ce ne sono ben 5: Paleocapa, Natta, Quarenghi, Galli e Pesenti. In totale oltre 5.000 studenti, molti dei quali ogni giorno percorrono quella strada avanti e indietro per raggiungere velocemente le scuole o le stazioni e da qui casa. Fino al 2008, il percorso obbligato era il periplo dell’isolato: da via Bonomelli a via don Bosco e da qui indietro tutta verso via Gavazzeni e le scuole. Al momento dell’inaugurazione, dopo decenni di progetti, ipotesi e rinvii, l’allora sindaco Roberto Bruni se ne uscì con un sincero «scusate il ritardo» a suggellare una situazione decisamente paradossale.

In sostanza da 12 anni a questa parte bastano 5 minuti a piedi per arrivare a destinazione invece del 20 (abbondanti) di prima. Ma l’emergenza Covid-19 ha rimescolato le carte. Gli assembramenti lungo quel corridoio che raccorda i binari e pure la zona sud della città sono qualcosa di più che un’ipotesi. Tanto più se al flusso degli studenti si unisce quelli dei pendolari in arrivo e partenza dalla stazione in un manufatto che, nella prima parte, sconta qualche difettuccio progettuale. Per farla breve, quegli ascensori al centro del corridoio riducono il passaggio in un modo già pericoloso in condizioni normali, figuriamoci ora nel bel mezzo della pandemia.

Tempi di percorrenza allungati

Tra le altre cose il tratto centrale del sottopasso, quello che interessa la stazione, è nella disponibilità delle Ferrovie, nello specifico di Centostazioni. Il che rende impossibile un intervento, come dire, d’imperio da parte di Palafrizzoni, dove le preoccupazioni per la situazione non mancano.

Ieri gli assessori interessati hanno fatto il punto e convenuto sul fatto che la questione debba essere affrontata su una scala più grande. Da una parte ci sono i timori per un quadro potenzialmente complesso, dall’altro la presa d’atto che un’eventuale chiusura del sottopasso avrebbe conseguenze imprevedibili. Le scuole hanno già organizzato l’orario di entrata su due turni (il che potenzialmente dimezza la pressione sul sottopasso), il trasporto pubblico si sta organizzando sulle medesime fasce: impedire il passaggio degli studenti li obbligherebbe ad allungare i tempi di percorrenza e quindi ad anticipare necessariamente l’arrivo in stazione, vanificando la programmazione degli autobus e mettendo in difficoltà le stesse scuole.

Insomma, l’obiettivo è non aggiungere difficoltà ad una situazione già difficile di suo. Per questo motivo l’orientamento di massima è quello di mantenere aperto il sottopasso, ma non sarà possibile farlo in modo, come dire, normale. Si stanno quindi studiando delle soluzioni che, contando anche sulla presenza delle forze dell’ordine, regolamentino l’afflusso da un lato evitando assembramenti pericolosi dall’altro. Di certo non saranno a costo zero, i disagi ci saranno comunque: si spera contenuti

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