Test rapidi in arrivo nelle scuole
«Per la Bergamasca 130 mila»

Dopo la gara per l’acquisto di 1,2 milioni di tamponi, la Regione avvierà la distribuzione a giorni. L’esito in pochi minuti.

In una settimana, secondo i dati di Ats, sono più che raddoppiate le classi in quarantena (da 16 a 34). Anche in Bergamasca, quindi, si fa sempre più urgente tracciare i casi positivi, per evitare perdite di lezioni e disagi. La nostra provincia, però, visto che al momento sta meglio di altre in materia di contagi, riceverà solo a fine mese il kit di tamponi rapidi che la Regione ha predisposto proprio per lo screening della popolazione scolastica (alunni e personale).

La sperimentazione è partita dagli istituti superiori delle attuali «zone rosse» - Milano, Monza e Varese - e solo nelle prossime settimane, appunto, raggiungerà la nostra provincia. «Siamo partiti dai territori più colpiti in questa fase - spiegano dalla Regione - dove sono state usate le 30 mila dosi che la Lombardia aveva già a disposizione». Altro capitolo, infatti, è la mega gara, in tandem col Veneto (capofila), per l’aggiudicazione di 1,2 milioni di test antigenici rapidi per la prevenzione in ambito scolastico (e non solo). «Si stanno concludendo le procedure - fanno sapere dall’assessorato al Welfare -. Per l’ultima settimana di ottobre saranno disponibili e copriranno tutte le scuole lombarde, in prevalenza istituti superiori».

Quelli bergamaschi compresi: si stima una quota del 10% destinata al nostro territorio, tra le 120 mila e le 130 mila dosi in arrivo. Ats ha già raccolto l’elenco di sedi individuate dalle Asst per l’offerta dei tamponi rapidi. «È iniziata, in alcune scuole di Milano e dei territori di riferimento delle Ats della Brianza e Insubria, la sperimentazione dei tamponi antigenici rapidi il cui esito si ottiene in circa 15 minuti. L’obiettivo è quello di individuare e isolare velocemente tutti i potenziali casi positivi in una fase di particolare incremento della diffusione dei contagi», ha annunciato il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Quello in corso è un tracciamento sperimentale, uno screening epidemiologico per verificare, nelle classi dove c’è un alunno positivo, la percentuale di contagiati tra i compagni, anche asintomatici. L’esito si ottiene appunto in pochi minuti, senza macchinari per processarli. Se il risultato è negativo la persona è «libera», altrimenti si procede al test molecolare.

Il punto tamponi è stato allestito in luoghi neutri (ad esempio un auditorium), organizzato con posti d’attesa distanziati e percorsi differenziati di entrata e uscita. «Il progetto in ambito scolastico prevede l’esecuzione di tampone nasofaringeo antigenico - entra nel dettaglio l’assessore al Welfare Giulio Gallera - nei soggetti sintomatici all’interno dell’istituto. In caso di positività, il test rapido e quello molecolare standard vengono estesi a tutti i compagni di classe». L’assessore fornisce anche i tempi per la partenza della campagna vera e propria: «Entro i prossimi dieci giorni arriveranno in Lombardia 1,2 milioni di test antigenici rapidi che la Regione ha acquistato recentemente e che saranno utilizzati nel settore scolastico, nei Pronto soccorso e sul territorio». Una risposta anche al pressing di questi giorni per incrementare i controlli. Dall’assessore alle Politiche sociali di Palafrizzoni e dal consigliere regionale di Azione (nonché coordinatore della Lista Gori) Niccolò Carretta è infatti arrivato il richiamo alla Regione «per potenziare, velocizzare l’arrivo e incrementare il numero di “test rapidi” detti anche “salivari”». «Si tratta di uno strumento nuovo e fondamentale per la tutela delle persone più fragili, per monitorare la situazione nelle scuole e nei pronti soccorso, ma anche per garantire tutele alle persone con malattie croniche nelle Rsd e nelle Rsa - commenta l’assessore Messina - perché avere a disposizione test rapidi, oltre che aiutare a monitorare la situazione generale, permetterebbe di aiutare un mondo che altrimenti verrebbe, per la seconda volta, abbandonato a sé stesso.

L’auspicio, da parte del Comune, è che, almeno la gran parte dei test rapidi siano garantiti alle strutture, al personale e ai residenti più fragili, così come alle scuole e ai pronto soccorso che rappresentano i luoghi più sollecitati e da attenzionare maggiormente». E Carretta rincara: «Non è possibile che ogni giorno si scopra una nuova emergenza e non è accettabile che ci vadano di mezzo le famiglie che già devono quotidianamente fare i conti con malattie croniche. L’Ats di Bergamo risulta essere già al collasso per il numero altissimo di diagnosi dei test che deve licenziare poiché tra pronto soccorso e scuole, la richiesta di tamponi è altissima. Bisogna fare il possibile per recuperare il numero massimo di test rapidi che risolverebbero problemi alle Rsd, scaricherebbero di molto la pressione nelle Ats e garantirebbe il giusto monitoraggio a scuola».

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