Trapianti al tempo del virus
«Salva mia figlia di un anno»

La pandemia Covid ha, in tutta la Bergamasca, azzerato il numero di donatori di organi, ma sul fronte dei trapianti, anche nel periodo più complicato dell’emergenza causata dal nuovo coronavirus, l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha potuto offrire nuove speranze a pazienti che senza un organo non avrebbero potuto sopravvivere.

Come la nuova vita «regalata» ad Antonella, che ha appena un anno di età: aveva un tumore al fegato, è stata messa in lista per un trapianto il 27 marzo, e alla sera ai genitori Enza e Domenico Passalacqua - lui 40 anni, lei 36, già altri 3 figli ad aspettarli a Suzzara, in provincia di Mantova, isolati per l’epidemia Covid - è stato comunicato che c’era un organo compatibile per la loro piccola. «Io non ho parole per ringraziare questo ospedale, i medici che ci hanno assistito, gli infermieri, l’anonimo donatore che ha permesso a mia figlia di tornare a vivere. Siamo nel pieno della bufera Covid, e mai ci saremmo aspettati un trattamento così affettuoso e sensibile – racconta mamma Enza, nel reparto di pediatria guidato da Lorenzo D’Antiga –. La nostra piccola non aveva speranze: a 6 mesi si è cominciato a ipotizzare che avesse un’infezione, poi si è scoperto il tumore al fegato. Dai Civili di Brescia ci hanno indirizzato qui, il tumore aveva anche intaccato i polmoni. Antonella è stata sottoposta a chemioterapia, le cellule tumorali nel polmone sono scomparse e lei è stata messa in lista per un trapianto, aveva una massa tumorale di oltre 15 centimetri, solo un organo nuovo poteva salvarla. Ora sta bene, grazie al dono di un organo, dovrà fare ancora chemioterapia e qualche controllo, ma presto potremo tornare a casa. In questo periodo di epidemia Covid che spaventa tutti, un problema così è ancora più angosciante. Ma noi ci sentiamo più protetti qui dentro il Papa Giovanni che fuori. Voglio lanciare un appello: donate, offrire i propri organi dopo la morte è un gesto fondamentale, più forte anche del Covid».

In piena epidemia, al Papa Giovanni, Antonella non è stata la sola a ricevere un organo, e ad avere salva la vita. «Tra gennaio e febbraio 2020 al Papa Giovanni sono stati effettuati 3 trapianti di cuore, 16 di fegato, dei quali 5 pediatrici, 2 di polmone, uno pediatrico, e 6 di rene – illustra Francesco Ferri, responsabile del Coordinamento provinciale trapianti e prelievi d’organo al Papa Giovanni di Bergamo, «ma in questa emergenza Covid sono tornato in Terapia intensiva, dove ero già impegnato prima di coprire questo ruolo» – . E in piena pandemia, a marzo, sono stati effettuati un trapianto bipolmonare, su un adulto, e due trapianti di fegato, su una ragazzina e su una bimba di poco più di un anno». Su Antonella, appunto. Del trapianto di polmoni «L’Eco» di Bergamo ha già dato notizia: ora l’uomo che ha ricevuto gli organi è in Terapia intensiva: le sue condizioni sono soddisfacenti. La sua foto, con medici e infermieri del Papa Giovanni, con il pollice alzato in segno di vittoria, è stata inviata, con liberatoria, per iniziative di sensibilizzazione, al Cnt, Centro nazionale trapianti in occasione della Giornata della donazione che si celebra oggi. L’altro trapianto, sempre di fegato come quello della piccola Antonella, su una ragazzina di 13 anni, che il 6 marzo ha ricevuto un organo grazie a una tecnica complessa e poco utilizzata. In fase di prelievo dell’organo da trapiantare è stata utilizzata una variante della divisione classica («split liver»). È stato così possibile ottenere la porzione di fegato adatta al trapianto su una paziente di quella età. Attualmente la ragazzina è in progressivo miglioramento.

«Essere riusciti a fare trapianti anche nella piena tempesta della pandemia è stato importante, per tutti – sottolinea Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti del Papa Giovanni – . È evidente che in questo periodo di pandemia i donatori siano praticamente scomparsi, ed effettuare trapianti, in questa situazione, non è semplice, dobbiamo tutelare la salute dei riceventi, verificare se gli organi sono utilizzabili, e scongiurare ogni rischio di contagio. Ma siamo riusciti a salvare vite, nonostante tutto, nonostante il Covid: così persone che non avevano chance, le hanno avute nonostante il Covid».

Ora, qualcosa sta cambiando. «Abbiamo ricavato 8 posti di Terapia intensiva riservati a pazienti non Covid – illustra Francesco Ferri – . Quindi potremo concentrarci sia sulla donazione, sia sui trapianti. È però fondamentale che la cultura della donazione non subisca intoppi: tutti i cittadini sappiano che è cruciale esprimere le proprie volontà da subito, quando si è in vita; iscrivendosi all’Aido, esprimendo la propria volontà in Comune o all’Ats. Ed è cruciale per noi conoscere le volontà di ogni potenziale donatore».

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