Truffe, impennata dal 2019: + 42%. Gli over 65 i più colpiti

Il fenomeno. Il boom col Covid, poi una crescita costante. Il questore: «Senza scrupoli, hanno tentato anche con me».

«Hanno tentato anche con me». Per spigare quanto i truffatori on line – e non solo – siano senza scrupoli, basti pensare che non si sono fatti problemi a contattare anche il questore Stanislao Schimera per proporgli una truffaldina modifiche alle utenze di casa. Questore che, ovviamente, non c’è cascato: «La telefonata è stata cortese – racconta – e mi hanno proposto dei fantomatici vantaggi nel passare a un altro gestore. Ma la conferma che c’era più di qualcosa di strano l’ho avuta quando mi hanno chiesto i documenti». Lì è uscita l’esperienza decennale del poliziotto: «Scusi, ma se avete già tutti i miei dati, perché vi devo mandare la mia carta d’identità? Di fronte a questa mia domanda, l’interlocutrice ha chiosato, farfugliando che mi avrebbe richiamato un suo collega a cui avrei dovuto solo rispondere “sì”. Ovviamente non li ho mai più risentiti». Ma anche se non si è un poliziotto è possibile evitare di farsi truffare: «Il consiglio principale è: chiudete il telefono», sentenzia il questore Schimera.

Il consiglio? Chiudere subito ogni chiamata e, in caso di problemi, prendere tempo

Purtroppo infatti il fenomeno delle truffe a Bergamo e provincia è molto diffuso e i dati sono in crescita. Dal 2019 al 2022 l’impennata è stata di quasi il 42% (precisamente il 41,8%), con una crescita di oltre mille denunce di truffe e frodi informatiche, passate da 2.416 a 3.426 in quattro anni, comprendendo soltanto le vittime tra i 18 e i 64 anni. Negli over 65 la situazione è ancora peggiore, visto che più si è in là con l’età e più si rientra tra le vittime preferite dei truffatori on line. La cui attività ha assunto, a Bergamo e provincia, precise caratteristiche: «Con il Covid i reati informatici sono aumentati in maniera esponenziale, perché anche i delinquenti devono in qualche maniera campare, purtroppo: dalla pandemia in poi, invece, questo tipo di reato si sta mantenendo pressoché costante, con una crescita ma più contenuta. Ciò vuol dire che non è stata un’impennata destinata a calare, ma destinata a permanere. Per questo è bene stare attenti», evidenzia ancora il questore, la cui intervista video completa sul tema è disponibile sul sito del nostro giornale, dov’è pubblicato anche un dossier proprio sul tema delle truffe.

L’impennata più consistente si è avuta, come detto, nell’anno del Covid: nel 2019 le truffe e frodi informatiche denunciate a tutte le forze dell’ordine della Bergamasca da persone tra i 18 e i 64 anni erano state infatti 2.416, mentre l’anno dopo – appunto il 2020 funestato dalla pandemia, soprattutto a Bergamo – erano già salite a 2.970, con una crescita del 23%. Nel 2021 il numero era salito a 3.390, con un +14%, mentre lo scorso anno le denunce erano state 3.426, solo l’1% in più dell’anno prima. Dunque, in effetti, dopo il boom iniziale, ora il fenomeno sembra diventato ordinario nella sua gravità: infatti, sommando le denunce di tutte le vittime (under e over 65), nel 2021 il dato era stato pari a 3.830 e l’anno scorso a 3.897. vale a dire l’1% in più. A crescere, tuttavia, sono state proprio le vittime over 65: nel 2021 le denunce erano state 440, pari al 13% del totale e di cui 100 commesse nel capoluogo, mentre l’anno scorso erano salite a 471, con un +7% e di cui 104 a Bergamo città.

Le tipologie: dal «pacco», al call center, ai finti poliziotti che chiedono soldi

«A preoccupare sono però i dati dei primi due mesi di quest’anno, che hanno già fatto registrare ben 87 denunce tra over 65 – sottolinea il questore –: avanti così, arriveremo a fine anno a ben oltre il dato dell’anno scorso». Due sono le tipologie di truffe più diffuse: «La rivisitazione del cosiddetto “pacco” – aggiunge il capo della polizia di Stato di Bergamo –, con l’acquisto di qualcosa che poi si rivela essere tutt’altro. E poi il fenomeno più fastidioso in assoluto: quando la vittima viene contattata da fantomatici operatori di polizia che riferiscono di un incidente causato da un parente, dichiarato come in stato di fermo e che si potrà togliere dai guai soltanto sborsando somme di denaro ritirate direttamente a casa. Ecco, ci tengo a dire che la polizia, così come nessun’altra forza dell’ordine, agisce in questo modo: non telefoniamo a casa chiedendo soldi e tantomeno ci presentiamo alla porta di casa a ritirarli, a volte chiedendo anche gioielli».

Sembrerebbe una ovvietà, eppure c’è chi – e sono tanti – ancora ci casca: l’ultimo episodio è di settimana scorsa, con un bottino di tutto rispetto, purtroppo. «Se il primo consiglio è di chiudere la comunicazione, il secondo è di prendere tempo e, in caso di dubbi, chiamare il 112. In questo modo una nostra pattuglia potrà arrivare a casa in tempi rapidi e capire bene la situazione». Ma chi sono questi truffatori? Da un lato ci sono quelli organizzati e che si nascondono dietro call center i cui numeri vengono fatti «rimbalzare» chissà quante volte per coprire la vera utenza d’origine (che non è mai richiamabile): in questo caso si viene dirottati in maniera disonesta su diversi contratti delle proprie utenze domestiche, solitamente con un aggravio di spese.

E poi ci sono i truffatori che si spacciano per l’appunto per poliziotti o carabinieri, ma anche avvocati, e che chiedono soldi e gioielli «per togliere dalle grane» un parente stretto dell’anziano di turno. Un comportamento disgustoso e che le vittime, in ansia per la sorte del familiare, spesso assecondano

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