Una vita in strada, senza una casa
Addio a Rashpal morto solo tra la gente

Stava camminando lungo viale Papa Giovanni quando all’improvviso si è accasciato. È stato stroncato da un malore Rashpal Singh, indiano di 33 anni, una vita in strada.

L’ora è quella di punta e il viavai sul viale è incessante. Ma a nessuno può sfuggire, sul marciapiede tra la galleria Fanzago e l’ingresso dell’Inps, quel corpo a terra, coperto da quello che, fin dall’antica Grecia, è chiamato il «lenzuolo della pietà». Ore 7,45 di venerdì 9 novembre, viale Papa Giovanni XXIII, incrocio con via Angelo Mai, pieno centro. Sotto il lenzuolo c’è un uomo che, fino a pochi minuti prima, quando era in vita, aveva avuto sempre grandi difficoltà per avere qualcosa per coprirsi la notte.

Rashpal Singh, indiano, aveva solo 33 anni e da diversi anni era in Italia: a Bergamo era facile incrociarlo nella zona della stazione. Spesso chiedendo una moneta ai passanti. Da spendere poi al supermercato, dove si comprava qualcosa da mangiare e soprattutto alcolici. Tanto che per lui l’alcol era diventata una dipendenza. E ogni tanto si sentiva male e finiva all’ospedale. L’ultima volta giovedì pomeriggio. Alle 17,30 si era accasciato a terra in via Bono ed era stato soccorso dal 118 e portato alle Gavazzeni. Un’intossicazione da alcol per un continuo abuso che gli stava compromettendo il fisico e la salute, gli avevano riscontrato i medici. E appena si era ripreso, alle 21, aveva lasciato il Pronto soccorso contro la volontà del personale sanitario e si era incamminato, di nuovo verso la stazione. Non si sa dove avesse trascorso la sua ultima notte. Si sa che alle 7,40 di ieri mattina camminava barcollando lungo viale Papa Giovanni. E che altri passanti lo hanno visto perdere l’equilibrio e accasciarsi a terra.

E morire così, nel cuore di Bergamo, su quella strada che, probabilmente contro la sua volontà, era diventata la sua casa, alla vigilia dell’apertura, oggi pomeriggio, del nuovo dormitorio Galgario, con 52 posti letto proprio per i senza fissa dimora. Rashpal si è spento sul marciapiede e i tentativi di rianimarlo sono stati inutili: per prima ci ha provato una dottoressa che passava di lì per caso. Poi è arrivato anche il personale del 118, con automedica e ambulanza. Ma i due mezzi sono tornati indietro poco dopo a sirene spente. Lasciando a terra il 33enne indiano e coprendolo con il lenzuolo bianco. E, mentre il suo corpo veniva portato all’obitorio del cimitero, la squadra volante della questura ha cercato di contattare i familiari, anche tramite il Consolato, ma senza fortuna. Così ora c’è il rischio che, dopo una vita trascorsa sul marciapiede, per questo «invisibile» delle nostre strade si prefiguri anche una lunga attesa nelle celle dell’obitorio prima della sepoltura. E che venga dimenticato un’altra volta.

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