Vivione, la beffa del passo
Lavori fatti, ma non riapre

Ma il passo del Vivione è aperto oppure no? Sì, anzi no, perché il collegamento è praticamente aperto per intero, ma formalmente invece, sul versante bresciano, rimane chiuso. Ha un amaro retrogusto kafkiano il boccone che si mangia ai 1.828 metri di quota di uno dei valichi più amati dell’intero arco alpino.

Il collegamento fra la bergamasca Valle di Scalve (comune di Schilpario) con la bresciana Valle dell’Allione (comune di Paisco Loveno) è ufficialmente interrotto dall’autunno scorso, ma sono quasi due anni che si registrano continue difficoltà: chiuso nell’autunno del 2018 su entrambi i versanti, a giugno dell’anno scorso era stato riaperto sia da Bergamo che da Brescia, ma subito richiuso il 12 giugno a causa di una frana, dalla Provincia bresciana che in quell’occasione aveva posizionato sulla carreggiata alcune barriere in cemento armato facilmente superabili dalle due ruote; era quindi stato riaperto a fine agosto, quando però la stagione turistica era ormai finita, e di nuovo chiuso a ottobre, da entrambi i versanti, per l’arrivo delle prime nevicate in quota. Quest’anno, giusto due settimane fa, è stata riaperta la parte bergamasca, mentre quella bresciana continua a restare interdetta al transito dei veicoli.

Basta rileggere queste tappe per farsi venire un mal di testa più intenso di quelli che possono capitare risalendo i tornanti di quella che un tempo era la strada statale 294 la cui manutenzione oggi è affidata ai due enti provinciali. Mentre da Via Tasso puntualmente a inizio giugno è arrivata l’ordinanza di riapertura, da Palazzo Broletto non c’è ancora nessuna comunicazione ufficiale tanto che in Valle Camonica sul cartello che, in località Forno Allione, guida alla strada del passo c’è tuttora l’indicazione di chiusura con appeso il classico pannello rosso. Eppure non c’è nessuna sbarra abbassata, né un new jersey a impedire fisicamente il passaggio dei veicoli o delle biciclette, tanto che basta stare al Vivione mezza giornata ora per veder transitare qualche ciclista e qualche motociclista in gita.

Dalla Provincia di Bergamo e dal Comune di Schilpario sono partite, dirette alla Provincia di Brescia e al Comune di Paiscono Loveno, lettere e telefonate con richieste di chiarimenti che consentono di fare il punto della situazione. All’altezza del chilometro 12 della strada, in località Forni di Loveno, su un fronte lungo poco più di cento metri, la tempesta Vaia di fine ottobre 2018 e una violenta perturbazione dell’11 giugno 2019 hanno creato due differenti problemi. Gli alberi schiantati e le ceppaie ribaltata dalla furia del vento erano state in gran parte rimosse dalla Comunità montana di Valle Camonica nella primavera dello scorso anno, ma poi il maltempo di giugno aveva provocato uno smottamento che aveva portato sulla carreggiata massi, rocce e fango. A quel punto era intervenuta la Provincia di Brescia con un appalto, assegnato a inizio luglio, per costruire un muro di contenimento a fianco della carreggiata; i lavori si erano trascinati e poi conclusi fino a ferragosto e, come detto, a fine agosto 2019 la strada era stata riaperta. E poi chiusa, come sempre per la stagione della neve, a ottobre.

La querelle

Quest’anno, a fine maggio, la Provincia di Brescia ha chiesto al Comune di Paisco Loveno una dichiarazione che attestasse la sicurezza della strada. «A quel punto – spiega il sindaco camuno Bernardo Mascherpa – ho fatto effettuare un sopralluogo ai tecnici del Consorzio Forestale Valle Allione che, nella loro relazione, hanno evidenziato che sul versante, rispetto allo scorso agosto, non era cambiato nulla, cioè i lavori erano stati eseguiti e non c’erano stati altri smottamenti. Ho girato questa relazione alla Provincia di Brescia, ma il dirigente responsabile ha chiesto che io, sindaco di un paesino di neanche 200 anime, gli mettessi nero su bianco che la strada è sicura, ovvero ci chiedono di garantire che dai fronti di monte non ci sia il rischio di nuovo smottamenti. Purtroppo questo non rientra nelle mie competenze ed è anche l’unica cosa che ho potuto dire al sindaco di Schilpario con cui sono in costante contatto».

La Provincia di Brescia chiede alla Comunità montana di effettuare un nuovo intervento di disgaggio del materiale pericolante; la Comunità montana invece chiede alla Provincia bresciana di installare, a monte del muro realizzato appena un anno fa, una rete per contenere gli eventuali massi che ancora si staccassero dalla montagna. I due enti proprio in questi giorni si stanno parlando per trovare una soluzione, ma nel frattempo il tratto bresciano continua a rimanere chiuso.

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