Zucchi, Ats: «Trend stabile e lineare.
Le misure stanno funzionando»
Intervista al direttore del Servizio epidemiologico di Ats Bergamo: «Siamo vicini al plateau». L’epidemia avanza ma a passo lento: in 7 giorni, + 1.796.
Alberto Zucchi è il direttore del Servizio epidemiologico di Ats Bergamo. Servizio che, settimanalmente, confeziona un report dettagliato destinato ai sindaci bergamaschi per inquadrare l’andamento dell’epidemia.
Dal 5 al 12 novembre nella Bergamasca si sono registrati 1769 nuovi casi: come va letta questa variazione settimanale?
«Noi abbiamo fatto un’analisi giornaliera, e la nostra provincia risulta avere – fino all’11 novembre - una media di circa 250 nuovi casi al giorno, al netto delle consuete variazioni quotidiane legate all’elaborazione dei tamponi. È un trend piuttosto lineare, stabile, che ci consente di iniziare a vedere i primi centimetri del plateau».
Tradotto?
«Iniziamo a vedere i primi segnali di stabilizzazione, di appiattimento della curva. Lì comincia il plateau, l’altopiano appunto. Se si mantiene stabile il numero di casi nei prossimi giorni, potremmo essere arrivati alla cima: che non è una punta, ma per l’appunto un altopiano».
E la discesa la si intravede?
«Iniziamo ad arrivare alla cima. Non è cosa da poco, eh: i segnali sono promettenti. Lo sono in particolare nella nostra provincia, dove l’aumento non è mai stato esponenziale in questa seconda ondata. I ciclisti direbbero che la salita è quasi finita: magari ci sarà ancora qualche strappo, ma siamo a pochi passi dalla cima».
Dal punto di vista territoriale, cosa ci dice l’analisi dei dati settimanali?
«Dice che, ancora una volta, ad essere sotto pressione è la fascia di Comuni attorno alla zona del Milanese. Gli Ambiti che abbiamo inserito nella fascia da attenzionare maggiormente rimangono identici: parliamo degli Ambiti di Treviglio, Romano di Lombardia, Isola, Dalmine. L’Alto Sebino, che giorni fa aveva scontato un paio di casi di focolai intra-familiari, è invece rientrato nella fascia con un discreto livello di contenimento dei contagi, la fascia intermedia insomma, dove peraltro sono collocati gran parte dei territori provinciali. Gli unici che invece sono nella zona con un alto livello di contenimento sono Val Seriana e Val Brembana, le zone più colpite nella prima ondata».
Fino a fine ottobre dalla scuola arrivava circa il 20% dei nuovi casi. La didattica a distanza ha fatto scendere il dato?
«Sì, è sceso di settimana in settimana ed ora siamo ad una percentuale che oscilla dal 10 al 15%».
Le misure stanno funzionando quindi?
«Direi di sì, e lo dimostra anche il fatto che gli accessi degli ultimi giorni al pronto soccorso sono gli stessi del 2019, in epoca pre-Covid quindi. Da un lato le misure di contenimento, rispettate anche con grandi sacrifici da parte dei cittadini, stanno dimostrando i primi segni di efficacia. Dall’altro lato la capacità del nostro sistema di intercettare tempestivamente i nuovi casi di positività fa sì che si limitino i contagi».
A proposito di capacità del sistema: raddoppiano le Usca entro fine anno e stanno arrivando, negli ospedali, i primi tamponi rapidi.
«Altre due misure che aiuteranno a intercettare i casi e a tenere sotto controllo i contagi. Ma che nessuno si illuda, deve essere molto chiaro: il sistema da solo non va da nessuna parte. Serve che i cittadini continuino a rispettare i provvedimenti e le norme a cui ormai ci siamo abituati: distanziamento, mascherina, lavaggio delle mani».
Bergamo ha toccato quota zero contagi solo una volta da inizio epidemia, il 22 agosto. Quanto è lontano quel dato dalla nostra situazione attuale?
«Ricordiamoci che siamo nel mezzo di una pandemia, e che anche a Bergamo siamo ben lontani dall’immunità di gregge con un’ampia fascia di popolazione ancora suscettibile al virus. Per raggiungere stabilmente zero contagi bisogna quindi attendere il vaccino. Ma, ripeto: i segnali che ci arrivano dagli ultimi giorni sono promettenti, è cruciale non vanificare i nostri sforzi proprio adesso».
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