8blevrai, il rapper-immigrato di Predore racconta l’integrazione

Intervista «L’integrazione qui in Bergamasca l’ho vissuta al 200%», spiega Otmen Belhouari, in arte 8blevrai. «8» richiama il suono del nome all’anagrafe, «b» del cognome, «levrai» in marocchino sta a dire «il vero».

Classe 1997, nato a Sarnico, cittadino di Predore, il giovane rapper di origini marocchine licenzia il suo primo Ep che s’intitola «Immigrato» e anticipa di qualche giorno la pubblicazione di un documentario (regia di Fabrizio Conte) interamente girato in Marocco durante il Ramadan, che racconta il suo percorso. Il rap ha salvato la vita a Otmen, l’ha levato dalla strada. «I miei sono qui da più di trent’anni. Ho cominciato a mettere le parole sul ritmo a scuola. L’integrazione è un dato di fatto. Ma se cresci in un paese che non è il tuo può succedere che perdi le radici e vivi un’altra cultura.».

L’Ep racconta proprio di questo attaccamento alle origini.
«”Immigrato” nasce da un viaggio che ho fatto in Marocco l’anno scorso. Ho rivisto il mio paese con occhi più maturi. Il titolo non vuole rappresentare solo la gente che viene dall’Africa. Conosco la storia degli Italiani che sono immigrati in America, in Svizzera, nel Belgio a fare i minatori. Parlo un po’ per tutti quelli che hanno vissuto lo sradicamento, le difficoltà».

Il video è come un viaggio di redenzione, dai momenti difficili vissuti nelle nuove terre al presente illuminato dalla musica, dalla voglia di raccontarsi con sincerità. Inquadra anche la realtà sociale e politica del Marocco di oggi.

«E’ stato anche un viaggio interiore. Dal punto di vista fisico è stato faticoso, ogni scena che abbiamo inquadrato è costata grande impegno. Portare a casa un documentario così non è stato facile. Dal punto di vista interiore il percorso è stato carico di emozioni. Chi parla lo fa in modo spontaneo, senza niente da nascondere, raccontando la realtà del Marocco. Certe verità mi hanno aperto gli occhi su un mondo che da marocchino naturalizzato italiano non capivo, perché non l’ho vissuto nella quotidianità. Magari sai le difficoltà che ci sono, ma le vivi da lontano, non hai un’esperienza diretta che ti può cambiare la prospettiva».

L’intervista integrale di Ugo Bacci nell’edizione de L’Eco di Bergamo di sabato 16 luglio 2022

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