Addio a Mino Marra: unì pittura e poesia

IL LUTTO. Aveva 87 anni e si è spento domenica 13 aprile. Insegnante all’Accademia Carrara e al liceo artistico statale in città. Le sue opere in chiese, edifici pubblici e centri culturali.

Si è spento all’alba di domenica 13 aprile a 87 anni, dopo una malattia che lo aveva colto all’improvviso lo scorso ottobre l’artista Mino Marra. Giacomo (Mino) Marra era nato nel 1938 a Galatina, in Puglia, ma la sua vita e il suo lavoro avevano presto trovato casa a Bergamo, più precisamente a Mozzo, dove abitava con la moglie Liliana e i figli Mauro e Marco. Era di casa anche all’Accademia Carrara di Belle Arti, dove si era formato tra il 1956 e il 1961, arrivando poi a tenervi il «Corso libero di nudo» dal 1964 al 1975. Due percorsi legati a filo doppio, quello dell’arte e dell’insegnamento, che hanno accompagnato tutta la sua vita visti i lunghi anni, dal 1974 al 1990, in cui tenne la cattedra di discipline pittoriche al Liceo Artistico Statale di Bergamo.

Esponente della pittura del Novecento

In una lunga parabola creativa, che superate le ricerche materico-informali della seconda metà degli anni Cinquanta, già dagli anni ’60 si accosta alle esperienze della nuova figurazione esistenziale, Marra è da ascrivere tra i protagonisti di una stagione della pittura del Novecento a Bergamo - perché quello bergamasco fu il suo territorio d’elezione – sotto due aspetti. Lo fu, prima di tutto, incarnando l’idea di una creatività che si misura a tutto tondo con tecniche e materiali diversi, accettando come sfide le numerose committenze ricevute non solo nel campo della pittura, a olio e a fresco, ma anche dell’incisione e dell’arte applicata all’architettura, alla vetrata, al mosaico.

«La mia pittura – diceva Marra - ha sempre bisogno di un telaio portante, che a volte trovo nell’architettura di un luogo, oppure in una semplice macchia»

Le sue opere ci sono dunque familiari perché disseminate, in modo pervasivo, tra chiese – come le splendide vetrate e il portale in vetrocemento che screziano la luce che filtra all’interno della celebre chiesa di Longuelo progettata da Pino Pizzigoni – ma anche edifici pubblici (come il ciclo di dipinti custoditi al Palazzo della Libertà), centri culturali e spazi privati. Protagonista, poi, Marra lo è stato anche di un periodo ormai tramontato in cui a Bergamo Chiesa e arte sacra avevano saputo trovare un punto di incontro all’insegna della contemporaneità.

L’introspezione dell’animo umano

Del resto, comuni denominatori della sua indagine, dalle «Cariatidi» del suo esordio alle «Case della memoria», dal «Paesaggio umano» alle «Colline contigue» fino alle recenti «Lacerazioni», sono sempre stati la profonda introspezione dell’animo umano, il trascorrere del tempo, la dimensione della natura.

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