Cappella Colleoni, in restauro il monumentale dipinto «Giosuè che ferma il Sole»

Tesori nascosti. Il capolavoro di Giuseppe Maria Crespi è ormai offuscato dai segni del tempo. A fine gennaio è stato portato a Palazzo Creberg dove Delfina Fagnani ne va riscoprendo gli smaglianti colori.

È partito da qualche settimana l’anno di «Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura», che fra le sue varie aree tematiche si ripromette di mettere in luce «La città dei tesori nascosti», non ancora sufficientemente valorizzati. Con una iniziativa autonoma, Fondazione Credito Bergamasco ribadisce la sua vicinanza al territorio donando il restauro (condotto a Palazzo Creberg da Delfina Fagnani - Studio Sesti) di un’opera importante, che appartiene al patrimonio della Cappella Colleoni.

Si può davvero parlare di un «tesoro nascosto» in questo caso, perché il monumentale (misura cm. 252x 442) dipinto «Giosuè che ferma il Sole» di Giuseppe Maria Crespi (Bologna, 1665–1747), realizzato a olio su tela, e conservato sulla parete sinistra dell’aula della Cappella Colleoni, al di sopra del quattrocentesco monumento funebre di Medea Colleoni, data l’altezza alla quale è collocato - circa 6 metri - dal pubblico che visita la Cappella in Città Alta, a occhio nudo non viene colto in tutta la sua bellezza, e la percezione dei dettagli è resa ancor più difficile dai segni del tempo che hanno offuscato le smaglianti cromie originarie. Il restauro promette dunque di restituire alla città un’opera che risulterà ai nostri occhi quasi inedita.

In accordo e in collaborazione con l’ente proprietario, la Fondazione Luogo Pio della Pietà - Istituto Bartolomeo Colleoni le operazioni di restauro, dirette dalla competente Soprintendenza, sono iniziate a fine gennaio all’interno di Palazzo Creberg e si concluderanno entro settembre. Il restauro sarà presentato al pubblico dalle due Fondazioni in autunno, in occasione delle esposizioni previste a Palazzo Creberg. «La presentazione al pubblico - anticipa Fondazione Creberg - sarà accompagnata da iniziative espositive e divulgative interessanti, in considerazione dell’eccezionale possibilità di osservare da vicino il capolavoro per la prima volta dopo la collocazione del dipinto, avvenuta nel 1738».

Giuseppe Maria Crespi, detto «lo Spagnolo» a causa della foggia degli abiti che era uso indossare già da giovane, è un pittore di una notevole rilevanza del ’700 italiano. Soggiornò a Parma per studiare il Correggio, a Pesaro e Urbino per studiare il Barocci, a Venezia per approfondimenti dei capolavori soprattutto cinquecenteschi di quella scuola.

Suoi dipinti sono presenti in collezioni private di New York, un’«Adorazione dei Magi» in quella del Credito romagnolo di Bologna; «Achille e Chirone ed «Enea e la Sibilla » sono a Vienna, al Kunsthistorisches Museum. Altre importanti opere sono «Ecuba che acceca Polimnestore», del Musée des Beaux-Arts di Bruxelles, e «Lucrezia e Tarquinio» della National Gallery di Washington, nonché il «Giacobbe che lotta con l’angelo» al Palazzo reale di Stoccolma. Un «Autoritratto» è al Museo dell’Ermitage di Leningrado. Altre opere del Crespi sono conservate dalle Gallerie degli Uffizi.

La sua produzione sacra comprende le quattro tele «Il Martirio di San Giovanni Evangelista», «Il martirio dei Santi Fermo e Rustico», «Sant’Alessandro condotto al martirio», «Il martirio di Sant’Andrea», dipinte per i benedettini di San Paolo d’Argon, del 1728-29. Nel novembre 1737 ricevette la commissione per questa grande tela «Giosuè che ferma il Sole». L’intervento su un elemento così importante dell’apparato iconografico di Città Alta fa parte dell’ormai longevo - e molto consistente - «Progetto Grandi Restauri» di Fondazione Creberg, ideato e diretto dal suo presidente Angelo Piazzoli. La stessa Fondazione curerà quest’anno il restauro anche di altri importanti dipinti provenienti da parrocchie del territorio, portando a fine anno il numero degli interventi eseguiti, a partire dal 2007, a 107.

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