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Sabato 07 Giugno 2025
Chiamamifaro: «Acqua passata? Invito a creare nuovi ricordi»
L’INTERVISTA. La cantautrice bergamasca si racconta dopo l’esperienza di «Amici» e presenta l’album «Lost & Found».
Superata l’avventura di «Amici», Angelica Gori, in arte chiamamifaro , si ritrova e si perde in «Lost & Found», un viaggio in sette brani tra ciò che è stato, resta, s’è perso per sempre. Un piccolo quadro generazionale e pop dove la giovane cantautrice bergamasca, aiutata da un pool di autori e compositori -Federica Abbate, il Pinguino Riccardo Zanotti, Marco Paganelli, Elisa Mariotti, il rapper Raige, altri ancora- regala «pezzi» di sé e del suo cammino musicale. Tra melodia e modernità, Angelica ricorda, si guarda dentro, si racconta, forte di una consapevolezza che anche il talent di Maria ha contribuito ad acuire.
Il nuovo Ep
«Valigia» segna il focus di un lavoro che mostra freschezza narrativa. chiamamifaro guarda al suo recente passato, sceglie cosa portarsi appresso verso un’altra partenza. C’è un ché di malinconico nelle canzoni, accanto all’aspirazione di un vivere altro che s’annuncia. Diciamo che «Lost & Found» è un disco che muove tra le esperienze fatte e il futuro che verrà, tra «Acqua passata», l’insostenibile leggerezza di una cotta, «O.M.G.», «Leone», la voglia di arrivare nonostante il treno perso.
«L’album è un mattoncino in più nel percorso - spiega la cantautrice bergamasca - Credo sia coerente con tutto quello che ho fatto, ma stavolta mi sono sentita più a fuoco. Sono contenta: credo sia il disco più autentico e libero che ho realizzato sino ad ora. Sono riuscita a fidarmi delle mie idee, a difenderle, a portarle avanti, a livello di arrangiamento, di produzione. Agli altri dischi avevo lavorato meno. Questo al momento è il lavoro che mi rispecchia al 100%. Ha sonorità pensate per il live, la cosa che mi piace più fare. Non vedo l’ora di andare in concerto con queste canzoni».
Il clima è un po’ malinconico. Cosa ha perso per strada e cosa ha trovato? Tenendo conto che c’è stata anche l’esperienza di «Amici».
«Non manca la malinconia: tendo sempre ad avere quest’aura nelle canzoni, ma credo sia una malinconia bella. Il disco parla di ricordi, di viaggi, esperienze all’estero, a Roma, in questi mesi, ad “Amici”. Parla di esperienze di vita, amori, amicizie, delle cose che ho perso, di quelle che ho trovato strada facendo. Ho perso qualche paio di cuffie, dei carica batterie, qualche amico, perché nel tempo si cambia, a volte ho perso la voce, del tempo utile, dei sentimenti. Però ho trovato tanti altri amici, relazioni che porto avanti oggi, le belle persone con cui lavoro, la mia band».
Come esperienza umana e musicale com’è stato frequentare un talent?
«”Amici” è stata un’esperienza forte sotto tutti i punti di vista. È una scuola in tutti i sensi; una parentesi di vita irripetibile, unica. Non è facile descriverla. Mi rendo conto che le uniche persone che possono capire sono quelle che hanno condiviso la parentesi con me. L’esperienza è strana, così lontana dalla vita di tutti i giorni. Comunque sono molto grata per aver avuto il tempo di studiare per sei mesi con professionisti di alto livello. Non credo che riavrò mai l’occasione di concentrarmi solo sulla musica e di studiarla senza alcun tipo di distrazione. L’esperienza è stata davvero intensa. A livello umano mi sento più consapevole. “Amici” è stato un capitolo dopo altri che avevo già scritto».
Nel disco cita One Direction e De André. Estremi dello stesso bagaglio?
«Beh, mi rappresentano in qualche modo. Fanno parte della mia dotazione musicale. Adoro De André, è il mio cantautore preferito in assoluto. I dischi di Fabrizio li ho qua dietro. Però anche gli One Direction sono stati importanti in una fase della mia vita che non negherò mai. È un periodo che ricordo con tanta tenerezza, con la leggerezza dei primi anni dell’adolescenza, quando ti senti invincibile e tutto sembra facile. Voglio bene all’Angelica di otto o nove anni fa, anche lei abita il nuovo disco, fa parte del viaggio. La passione per la musica è nata lì, i cantautori li ho scoperti quando ero un po’ più grande».
I due brani cruciali del disco sono «Valigia» e «Acqua passata»: il viaggio verso l’altrove e il tempo che va.
«Sono due fasi della stessa storia. “Valigia” è quando la ferita è fresca, il momento in cui hai davanti un appartamento cosparso di oggetti che appartengono alla coppia, non più al singolo, ed è difficile distinguersi al di fuori dalla relazione di coppia. Quando una storia finisce
bisogna decidere quel che è tuo e quel che è dell’altro, quel che devi portarti via nella valigia per ricominciare. “Acqua passata” ha sicuramente una leggerezza diversa. Credo sia di grande sollievo sapere che tutto diventa passato, nel bene e nel male. È un pensiero che mi rasserena, l’invito a lasciarsi trasportare, a buttarsi di testa nelle cose. Un invito che faccio prima di tutto a me stessa. Nel disco c’è questa idea: lasciare andare i ricordi per poterne creare degli altri».
Dal racconto di sé esce un quadro generazionale che riguarda un po’ tutti quelli che hanno la sua giovane età. E lei si chiede cosa resta della felicità.
«Mi auguro che la mia generazione sia in grado di trovarla la felicità, di cercarla e soprattutto di difenderla, una cosa che dico in un’altra canzone del disco, “Leone”. Cerco di mettere davanti gli altri, mi piace essere disponibile, ma devo ricordarmi anche della mia felicità: è in ballo e devo ricercarla. Un percorso che si fa in solitaria, “on the road”».
Dopo «Amici» il passaggio successivo potrebbe essere «Sanremo»? Si sentirebbe pronta?
«Mi piacerebbe. Vedremo quando sarà il momento giusto. Credo che ogni cosa abbia il suo tempo, nonostante io sia una che tende ad aver fretta. A volte mi devo rammentare che le cose è giusto arrivino al momento opportuno. Ma spero di poter fare questa esperienza prima o poi».
In ultimo: qual è il pezzo che piace di più a papà Giorgio e mamma Cristina?
«Sono fan di “Leone”: se anche si perde il treno, si può sempre andare a piedi sino alla meta».
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