Con il giovane archeologo bergamasco rinasce l’orto al tempo di Carlo Magno

L’iniziativa Matteo Trivella, di Villa di Serio, laureato all’Università di Siena con la lode, ha ricostruito strutture e coltivazioni del IX secolo nel villaggio medievale di Poggibonsi.

Gottfried, il contadino dell’orto del villaggio medievale di Poggibonsi, è un giovane di Villa di Serio della generazione Y, quella a gamba tesa nel terzo millennio. Un giovane che dell’archeologia ha fatto la sua ragione di studio e di vita ricostruendo nel villaggio vicino a Siena l’orto al tempo di Carlo Magno.

Un orto nato dalle sue ricerche per la laurea magistralis ottenuta con 110 e la lode all’Università di Siena e rinato dalle sue mani proprio come un contadino della corte del Re dei Franchi, dei Longobardi e del primo Imperatore del Sacro Romano Impero. Il millennial villese come un funambolo si proietta da un’epoca all’altra perché dice: «Il lavoro si trova sempre, basta reinventarsi». E lui ne è un esempio con un andirivieni di secoli grazie alla sua duttilità e nonchalance da cittadino del mondo, anzi di epoche.

L’orto di Gottfried, il contadino del Medioevo, alias Matteo Trivella classe 1992 all’anagrafe di Villa di Serio, è già lanciatissimo sui social e studiato a livello nazionale e internazionale con la presentazione al Terzo convegno internazionale «Ciuidad del Compromiso» di archeologi tenutosi a Caspe, in Spagna. Il giovane Trivella da perito in elettronica e telecomunicazioni ribalta il proprio percorso di studi facendo leva sulla sua passione coltivata dalle elementari: la storia.

Il progetto della ricostruzione sperimentale di un orto alto medievale nell’area del «Archaeological open air Museum» di Poggibonsi si estende su una superficie totale di circa 50 metri quadri

Si iscrive alla facoltà di archeologia a Padova e dopo il triennio punta al Dipartimento di Scienze storiche e dei Beni culturali di Siena laureandosi con il docente artefice dell’Archeodromo di Poggibonsi, Marco Valenti.

Non sono mai stato con le mani in mano, sono fatto così o meglio i miei genitori mi hanno cresciuto spronandomi sempre all’impegno, ad operare – racconta Matteo –. Durante gli studi universitari ho sempre lavorato. Ho svolto anche il servizio civile presso la Fondazione dei Musei Senesi, sono stato tutor in Università e durante l’emergenza nazionale Covid 19 ho fatto l’operatore teleditattico. Dal 2018 ho rivestito diverse cariche di rappresentanza studentesca con il gruppo Udu Siena di cui dal 2020 sono coordinatore. Da bambino curavo l’orto di casa e proprio da lì è venuta l’ispirazione: ricostruire l’orto medievale».

Il progetto della ricostruzione sperimentale di un orto alto medievale nell’area del «Archaeological open air Museum» di Poggibonsi si estende su una superficie totale di circa 50 metri quadri ed è composto da ventisette aiuole quadrangolari, cinque aree per la coltivazione in piano e cinque aiuole circolari esterne.

L’erbario è costituito da 36 colture scelte rispettando le indicazioni delle fonti storico-iconografiche

«Il progetto parte da una base di ricerca letterario-storiografica riprodotta attraverso la metodologia dell’archeologia sperimentale unita ai concetti chiave dell’archeologia pubblica per una corretta divulgazione dei risultati – spiega il neo archeologo –. Vale a dire la messa in opera di un orto del IX secolo, realizzato partendo dall’analisi di fonti scritte, ricerche archeologiche e analisi geologiche. Una parte dello studio concerne infatti il vaglio delle fonti, la maggior parte delle quali indicate dal “Capitulare de villis”. La parte pratica, invece, è stata incentrata sulla ricostruzione delle strutture e la coltivazione delle piante, effettuata utilizzando tecniche e strumentazioni compatibili con il periodo altomedievale, prestando attenzione alle credenze legate all’astronomia, che nel corso della storia hanno accompagnato l’uomo nel lavoro della terra». La sperimentazione dell’orto è iniziata nel luglio 2019 ed è tutt’ora attiva presso l’Archeodromo di Poggibonsi. La relativa documentazione è divulgata sulla pagina Facebook e su Google Maps.

«L’erbario è costituito da 36 colture scelte rispettando le indicazioni delle fonti storico-iconografiche – illustra il contadino Gottfried – e integrato da un’ampia descrizione dedicata alle origini e alla narrazione della mitologia legata alle piante che ho scelto, ricercando altresì gli aspetti filologici che nella didattica diventano lo strumento di connessione con il pubblico».

L’orto del contadino Gottfried viene giornalmente curato dallo stesso Matteo Trivella come ai tempi di Carlo Magno nel Parco Archeologico e Tecnologico di Poggio Imperiale dove la vita del periodo carolingio pulsa nel villaggio non come una fotografia sui libri di storia ma reale in tutte le sue peculiarità, consentendo una proiezione non immaginaria ma autentica.

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