CortoLovere, vince un film iraniano

LA SERATA FINALE. Il festival diretto da Gianni Canova premia «The Gold Teeth», storia di una rifugiata afgana . Il presidente di giuria Donato Carrisi: livello molto buono. Sul palco anche Ambra Angiolini, «Signora del lago».

Si è concluso ieri sera il festival internazionale del cortometraggio CortoLovere diretto da Gianni Canova. La giuria, presieduta dallo scrittore Donato Carrisi, dopo aver visto le 14 opere finaliste su oltre duecento presentate al concorso, ha assegnato il «Premio Bruno Bozzetto per cortoLovere» al miglior film a «The Gold Teeth» dell’iraniano Alireza Kazemipour. Il corto racconta la storia di Sahra, una rifugiata afgana in Canada, che si rivolge ad un ex dentista iraniano per estrarre i denti del defunto padre prima del seppellimento. Questa la motivazione della giuria: «Storia, personaggi, tono del racconto. Impossibile tracciare i confini tra questi elementi. Segno di verità e coerenza stilistica. Ci abbiamo creduto dall’inizio alla fine. E per questo lo sosteniamo». «The Gold Teeth» è stato anche il miglior film a giudizio della giuria popolare.

Il premio per la miglior sceneggiatura è andato al film «Solo un esayo» dello spagnolo Hugo Sanz: due sorelle, di sette e undici anni, si nascondono in un armadio di una casa. La sorellina crede che stiano provando un gioco ma la più grande sa che fuori si nasconde una terribile minaccia. I giurati l’hanno premiato «per la capacità di creare suspence, che sta alla base di ogni forma del narrare e per le traiettorie imprevedibili che ci offre la storia, svelandosi organicamente grazie a un ottimo impianto strutturale». Il miglior film di animazione è risultato essere «Pig» dell’olandese Jorn Leeuwerink: un folto gruppo di animali si rende dipendente dalla rete elettrica, agganciato al muso a forma di presa di un unico maiale addormentato... Quanto durerà? In questo caso il premio è stato assegnato «per la qualità – si legge nella motivazione - di essere al tempo stesso un’opera d’arte e un prodotto in grado di intrattenere e divertire. Un film intelligente e satirico che mostra uno spaccato della società accompagnato da un efficace impianto sonoro». La giuria ha deciso, inoltre, di assegnare tre menzioni speciali a «Old Tricks» di Edoardo Pasquini e Viktor Ivanov, «Coralli» di Valentina Bizzantino e Maria Matilde Fondi, «The song of Flying Leaves» di Armine Anda.

«A fin di bene» di Leonardo Ferro ha, invece, vinto la sezione «Occhi sul lago», riservata ai cortometraggi realizzati da tre troupe che durante la settimana hanno lavorato sul Sebino.

«I film che abbiamo visionato – ha spiegato Carrisi – presentavano una grande varietà di temi, di stile, di contenuto. Questo è un buon segno perché significa che la creatività è viva e in fermento; in generale ho trovato che il livello di tutti i film fosse molto buono». Lo conferma anche un’altra giurata, la sceneggiatrice Doriana Leondeff (a cui durante giorni del festival è stato dedicato il focus sui mestieri del cinema): «Ho guardato questi film da spettatrice, non con lo sguardo clinico da addetta ai lavori, e in tutti ho trovato le qualità che un buon film deve avere: la capacità di tenere a sé il pubblico, di creare suspense, di raccontare storie in modo originale. Per divertirmi, io ho bisogno di essere affascinata e tutti i corti che ho potuto vedere sono riusciti a suscitarmi delle emozioni che, secondo me, nascono sempre dalla verità, cioè dalla capacità di mettere in scienza personaggi credibili e riconoscibili, in cui noi che guardiamo possiamo un po’ identificarci». Completava la giuria il giovane regista Stefano Cipani che non ha esitato a definirli «tutti bellissimi» con un augurio rivolto a tutti coloro che oggi vogliono fare cinema: «Viviamo un’epoca difficile, complicata, la nostra società è, per tanti aspetti, vuota: vuota di valori, vuota di ideali. Il cinema che a me piace, e che vorrei vedere di più, è quello che sa raccontare la realtà, ovviamente con il linguaggio poetico delle immagini, della recitazione, della musica, ma parlando dei drammi, delle problematiche, dei dubbi che oggi dobbiamo affrontare e risolvere. Vedete cosa sta, di nuovo, succedendo in Kosovo? Ecco, il cinema oggi deve anche parlare di guerra; con le sue metafore, con la capacità di sospendere la realtà, ma anche con grande coraggio».

Ambra Angiolini «Signora del lago»

Sul palco è salita anche Ambra Angiolini per ricevere il premio «Signora del lago» come riconoscimento alla sua lunga carriera (nonostante abbia soltanto 46 anni): per lei, è stato un ritorno: nel 2009 era stata presidente di giuria. La prima risposta che ha dato dal palco ha regalato a tutti uno spunto di riflessione: «Io sono diventata famosa da giovane, e oggi tante ragazze e ragazzine vorrebbero avere il successo che ho avuto io. Ma io le invito a non credere che sia tutto semplice, o tutto facile. La domanda fondamentale a cui ho dovuto rispondere per ritrovare un mio equilibrio è stata “perché sono famosa”. Ho quindi dovuto mettere a tacere molte cose, trovare il senso del mio successo e da lì sono riuscita a ripartire con la mia carriera».

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