Cristina d’Avena in concerto: «L’emozione dei ricordi riapre il diario del cuore»

L’INTERVISTA. Cristina D’Avena questa sera - 26 luglio - al «Nxt» di piazzale Alpini. Sul palco con i Gem Boy: uno show divertente che guarda anche al futuro.

Torna Cristina D’Avena al «Nxt» di piazzale Alpini, questa sera, con i Gem Boy e quel «teatro» rock animato dai personaggi dei cartoni animati (inizio ore 21.30; ingresso libero entro le 20; biglietti disponibili). Chiodo addosso, niente travestimento da fatina, sin dal 2007 Cristina e il gruppo parapunk mettono in scena una sorta di «battle» ironica, pacifica. «Sembrava un gioco all’inizio, invece eccoci qua», racconta la cantante. «Il pubblico si è veramente affezionato a questo concerto: un mix di emozioni, ironia, gioco, colore. È davvero particolare. Sono reduce da una serata a Gallipoli con i Gem Boy ed è stata bellissima».

Andate a sollecitare la memoria di un pubblico trasversale che, attraverso le sigle, ritorna bambino. Questo è il meccanismo?

«Diciamo che andiamo a sfogliare il libro del nostro cuore. Io lo chiamo così. Ognuno di noi ha un brogliaccio con tante pagine scritte, che solo noi conosciamo. Attraverso la mia musica, ognuno ha la possibilità di riprendere in mano quel diario, sfogliarlo. Questo è il segreto della mia musica. Nel quaderno ci sono ancora pagine vuote, c’è la vita, il futuro, ancora tante cose da appuntare. Insomma, il concerto ti fa riaprire le pagine del diario. Ti fa andare a rivedere le frasi, le immagini evocate, i ricordi. Il fatto che abbia il chiodo invece che il vestito da fata serve a far comprendere che quel che accade è ben piantato nella realtà di oggi. Sono una donna consapevole di vivere nel 2025, non voglio che il pubblico viva solo di memorie, mi fa piacere che avverta l’emozione nel presente, e dal ricordo faccia nascere la nostalgia del futuro. Durante l’esibizione il pubblico è attento, emozionato, divertito. Alla fine di ogni concerto mi chiedono: quando torni? È bellissimo».

Lei ha vissuto in un mondo fantasioso, fatato, animato da tanti personaggi, figure disegnate che sono entrate nell’immaginario collettivo. Si è mai sentita prigioniera delle figure, delle storie?

«Non mi sono mai sentita imprigionata in un personaggio o in un qualcosa che mi stesse stretto. Se vivi questo mondo, lavori in maniera aperta, allegra, con la voglia di fare bene, ben venga la fantasia disegnata. Tra l’altro ho traghettato tanti colleghi nel mio mondo e si sono tutti trovati bene. Il disco dei duetti in questo senso è stato importante non solo per me. Volevo arrivare a quel progetto: portare i colleghi nel mio mondo. Pensavo di non riuscire a farlo, invece, dopo qualche telefonata, è partita la gara alla partecipazione. Mi hanno ringraziato tutti».

Ripete spesso che uno dei suoi sogni nel cassetto è un musical. A che punto siamo?

«Quel cassetto l’ho aperto e subito richiuso. Non c’è niente che mi piaccia in questo momento, quindi resta un sogno. Sono ancora alla ricerca di un’idea».

«Kiss Me Licia» aveva avuto già una traduzione filmica.

«Sì, ma io cerco qualcosa di nuovo. Vorrei trovare una formula diversa: una favola moderna, qualcosa che faccia la differenza. Non c’è ancora, non mi è arrivata».

A che cosa si ispira per andare avanti con la musica, le canzoni, lo spettacolo in genere?

«Mi documento molto e ascolto tanta musica attuale. Cerco di stare al passo coi tempi. Le idee per le nuove canzoni vengono da questo continuo aggiornamento. Cerco di esplorare la musica di adesso. Mi piace essere innovativa».

Che idea s’è fatta della musica italiana di queste ultime stagioni?

«Mah, niente da dire sulla musica dei giovani. A tratti è molto talentuosa. C’è chi sa scrivere bene. Mi piacciono i rapper che compongono buone rime. Certo bisogna cercare di non andare troppo oltre. Il rap e la trap sono espressioni particolari. A volte non capisco i testi, ma è questione di entrare nel ritmo. Comunque ci sono artisti validi. C’è solo da scegliere».

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