Da Nannini a De Gregori, super settimana di musica al Lazzaretto

Martedì 27 luglio sul palco Gianna Nannini, tra rock e pianoforte. Mercoledì 28 Francesco De Gregori, il principe dei cantautori con la sua band. Entrambi i concerti sono sold out.

Settimana intensa di musica dal vivo in città. Martedì 27 luglio al Lazzaretto arriva Gianna Nannini . Lo show, tra pianoforte e rock, partirà dall’ultimo album «La differenza». Mercoledì 28, sempre al Lazzaretto, tocca a Francesco De Gregori , il principe dei cantautori con la sua band: a 70 anni la grinta di un ragazzo che non si stanca mai. Il 29 luglio arriva invece Giusy Ferreri . Non è tutto: il 30 luglio le location cambiano ma non la musica d’autore. Il giovane e talentuoso cantautore Fulminacci suonerà al Piazzale Alpini , mentre Riccardo Sinigallia va in scena allo Spazio Polaresco con il suo «Concerto a cuor leggero». Si torna sabato 31 luglio al Lazzaretto per uno spettacolo di teatro cabaret con Enrico Bertolino .

NANNINI, ROCK E PIANOFORTE
Voce e pianoforte per dar corpo live a «La differenza» l’ultimo album. Gianna Nannini arriva martedì sera al Lazzaretto di Bergamo, sold out per l’occasione (inizio ore 21). Apre una tre giorni di musica con De Gregori, il giorno dopo e Giusy Ferreri, campionessa dell’estate, il 29 luglio. La Gianna ha scelto di viaggiare leggera, con poco bagaglio strumentale. Solo il pianoforte perché le canzoni possano tranquillamente tornare al loro standard primigenio. E poi il rock si può suonare con qualsiasi strumento, anche una chitarra acustica, affatto rombante.

La scelta minimale non è data solo dalle esigenze della ripartenza, è data soprattutto da un desiderio artistico, dalla voglia di dare più forza alle parole e da quella via alle canzoni. La scaletta parte dell’ultimo album e si allarga comoda ai pezzi cardine della carriera di Gianna. I testi de «La differenza» tradiscono il talento di Pacifico, da tempo collaboratore fisso, e la passione per l’amore della Nannini. Il disco è nato in diretta, quasi privo di post produzione. La stessa Gianna lo ha ammesso: «Gran parte dei pezzi sono cantati in diretta, massimo due volte, e per me che sono una performer live cantare in un disco così è un invito a nozze. Volevo che gli arrangiamenti fossero per una band che suonasse come uno strumento solo, non volevo che si sentisse tanta roba, una cosa semplice, molto innovativa, un tipo di suono in linea con quello che si sente nella musica di oggi».

Per il live è andata a sottrarre ulteriormente. La Nannini come Alice che ha cantato Battiato sorretta soltanto dal pianoforte di Carlo Guaitoli. Non è una scelta di stile, probabilmente, ma resta un’idea intrigante al fine di confrontarsi meglio con l’essenza delle canzoni. Per la cantautrice senese un concerto così intimista è senz’altro una sfida, anche se non è affatto detto che la rocker più amata dagli italiani rinunci alla sua grinta. In scena la Nannini sarà accompagnata al pianoforte dal maestro Christian Riganò. Insieme hanno tradotto le canzoni del repertorio in versione minima: dalle ultime fino ad «America», canzone manifesto del rock al femminile.

Se un merito va riconosciuto a Gianna è giusto quello di aver abbattuto ogni divisione tra la canzone d’autore e il rock. Non solo, ha dimostrato a tutta Europa come la lingua italiana potesse meravigliosamente adattarsi alla musica più anglofona di sempre, arricchendosi d’influenze rubate alla nostra tradizione musicale, melodramma compreso. Insomma, la Nannini ha dimostrato sul campo quanto poco avessero senso le barriere di genere, le definizioni, le separazioni stilistiche. A quanto si sa Gianna pensava da tempo a un tour con il solo pianoforte. L’occasione si è presentata ora, anche alla luce delle restrizioni anti Covid, con poco pubblico (750 persone) seduto e distanziato. L’idea è un po’ quella del recital ambientato in una sorta di casa. Ma va detto che il processo creativo che sta alla base dell’ultimo album della cantante è molto vicino all’idea di asciugare le canzoni.

«Quando ho iniziato a lavorare sul disco – ha spiegato Gianna Nannini in fase di presentazione –, ho deciso di trovare una stanza per scrivere in tranquillità. Mi sono ispirata al saggio di Virginia Woolf “Una stanza tutta per sé”. È questo il senso d’intimità che adesso voglio partecipare al pubblico». Il concerto parlerà del piano e del forte, delle differenze, di come esse convivano in tutti noi. La Nannini, che da anni continua a studiare pianoforte, ha voluto ricondurre molte delle canzoni a una dimensione nuova, regalando un altro vestito a pezzi come «Fotoromanza», «Meravigliosa creatura», «Sei nell’anima». Vivranno nel dialogo tra il pianoforte e la voce graffiante della cantante, complice qualche scampolo d’elettronica vintage.

DE GREGORI, IL PRINCIPE DEI CANTAUTORI CON LA SUA BAND
Da quando ha inaugurato lo stile dylaniano della tournée senza fine, Francesco De Gregori è più spesso sul palco che a casa. Pandemia permettendo, è in tour con la sua band e un concerto da «Greatest Hits» che fa tappa anche al Lazzaretto mercoledì 28 luglio (inizio ore 21; biglietti esauriti). Il 4 aprile di quest’anno il cantautore romano ha compiuto settant’anni preparandosi ai concerti, all’ennesimo giro d’Italia con Guglielminetti e compagni, gli stessi che vedremo in azione a Bergamo. Nei giorni prossimi al compleanno, circolava un video in rete con De Gregori seduto su una sedia, con il libro di Enrico Deregibus dedicato alle sue canzoni aperto sulle gambe. Prendeva appunti, parlava con gli altri musicisti, dava indicazioni per gli arrangiamenti vocali e no. Si preparava meticolosamente al concerto.

A 70 anni suonati il Principe dei cantautori sembra un ragazzo che non si stanca facilmente. Il libro che teneva a portata di mano in sala prove, è un tomo alto quattro dita: «Francesco De Gregori-I testi-La storia delle canzoni» (Giunti). Raccoglie l’opera omnia del cantautore e in 700 pagine ricostruisce dettagliatamente il percorso poetico, letterario e musicale di questo straordinario artista. La sua è un’opera importante, contrassegnata da canzoni anche inafferrabili che hanno lasciato una traccia indelebile nella storia della musica italiana e in particolare della canzone d’autore.

Da più parti definito «poeta» è anche un musicista attento che ha superato il gap dylaniato delle canzoni con tre accordi che fan da gruccia ai testi. Canzoni come «La donna cannone» danno la misura di una ricchezza musicale che non risolve nel melodismo fine a se stesso, semmai scomoda la tradizione della romanza italiana. A fianco a questo stile di canzone, De Gregori mette il rock, il folk rock di stampo americano. Una passione che si porta appresso dei giorni del «Folkstudio» e da quando era ragazzo a fianco del fratello Luigi Grechi, altro grande appassionato di country con tanto di chitarra e cappello da cowboy.

Francesco ha anche prestato molta attenzione alla musica popolare italiana, collaborando con Giovanna Marini e Ambrogio Sparagna. Sono pochi i cantautori italiani che l’hanno fatto credibilmente. L’altro che ci viene in mente è Vinicio Capossela. Da laico di provata fede ha scritto canzoni rock come «L’agnello di Dio» dove illustra in maniera esemplare il mistero della Croce. Alla maniera di Bob Dylan anche lui si è confrontato con il libro dei libri, una realtà biblica e religiosa che ha offerto spunti interessanti alle canzoni. Già negli anni Settanta, per la precisione nel 1976, De Gregori scriveva una vera e propria preghiera dedicata a «Santa Lucia». E non a caso, tempo fa, il quotidiano del Vaticano, «L’Osservatore Romano», ha pubblicato un pezzo in cui si ricostruivano le coordinate dei riferimenti biblici attraverso una decina di sue canzoni.

La ricerca di De Gregori in tanti anni di attività è andata sempre avanti, anche attraverso quel processo di rivisitazione dei brani che, man mano, hanno maturato la rinascita. Quando le stagioni artistiche si fanno così longeve e i concerti diventano cartina di tornasole sempre aperta sul canzoniere, i pezzi crescono, cambiano, i versi si guadagnano un’altra ribalta, persino più importante. Insomma, le canzoni rinascono di serata in serata. De Gregori non le stravolge come fa Dylan, le rivede, le arrangia di nuovo secondo il gusto e la sensibilità del momento. In questo modo diventano «altre» seppur perfettamente note, riconoscibili. Non sono reperti museali, ma materia viva che il Principe plasma di tour in tour, di concerto in concerto.

SETTIMANA INTENSA
Gli appuntamenti con la musica dal vivo sono fissati in città sino a settembre, ma la questa è certamente una delle settimane più intense sul piano delle proposte. Dopo Gianna Nannini e Francesco De Gregori al Lazzaretto, il 29 luglio arriva Giusy Ferreri a pochi giorni dall’inizio della sua nuova tournée estiva (biglietti ancora disponibili). Non è tutto: il 30 luglio ancora musica d’autore ma le location cambiano. Il giovane e talentuoso cantautore Fulminacci suona al Piazzale Alpini, mentre Riccardo Sinigallia va in scena allo Spazio Polaresco con il suo «Concerto a cuor leggero». Le canzoni sono quelle che tutti conosciamo, anche se vengono proposte in altra chiave. Si torna sabato 31 luglio al Lazzaretto per uno spettacolo di teatro cabaret con Enrico Bertolino, mentre al Piazzale Alpini, la stessa sera, vanno in scena i Finley, gruppo un tempo giovanile, ormai giunto a conclamata maturità.

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