Fiorella Mannoia a Bergamo: «Giovani, sviluppate uno spirito critico»

L’INTERVISTA. Sabato 26 luglio al Lazzaretto con l’orchestra. Dall’impegno per le donne ai progetti musicali, si racconta a tutto campo.

All’indomani del tour con Danilo Rea, solo piano e voce, la scelta del concerto con l’orchestra è un po’ agli antipodi. Fiorella Mannoia si toglie lo sfizio: gira l’Italia accompagnata dai colori che tanti musicisti regalano al suo repertorio. Sabato 26 luglio è in concerto al Lazzaretto di Bergamo (ore 21.30; pochi biglietti disponibili) e ancora una volta vale la pena d’incontrarla alle prese con canzoni che, nella dimensione orchestrale, prendono altro respiro.

«Questi ultimi anni sono stati pieni di cose meravigliose: siamo passati da pianoforte e voce e quindi un minimalismo estremo con Danilo, con cui ho condiviso tanti concerti suggestivi a lume di candela, ad un’orchestra sinfonica ed è stata tutta un’altra cosa», racconta Mannoia. «La particolarità di questo tour è che le canzoni sono state riarrangiate in funzione dell’orchestra, come se fossimo un unico respiro. Invito tanti miei colleghi a provare quest’esperienza incredibile, anche se avevamo paura all’inizio che le canzoni in una nuova veste, totalmente diversa, potessero non piacere. Invece, grazie al passaparola, abbiamo aggiunto nuove date, ci siamo spostati dai teatri alle arene estive e quest’anno l’abbiamo riproposto ed è stato accolto con grande entusiasmo. Ancora mi meraviglio quando vedo fuori dai teatri e dalle arene le persone che comprano il biglietto e vengono ad ascoltarmi».

Le canzoni dell’ultimo album, «Disobbedire», raccontano al mondo una filosofia di vita fatta di prese di posizione, di speranza, denuncia, anche a sostegno della fondazione «Una nessuna centomila» per i diritti delle donne. A che punto stiamo? Lei vede la prospettiva per un cambiamento culturale profondo?

«Credo che le canzoni siano il riflesso del nostro tempo, nascono dalla realtà che ci circonda e nell’ultimo mio album, “Disobbedire”, invito a riflettere sulla propria indipendenza, perché oggi si ha paura di mostrare un pensiero diverso. Stiamo vivendo in un’epoca di guerre, dove le donne vengono uccise ogni tre giorni e il rischio è quello di abituarci a questo orrore, che invece dovrebbe smuoverci per far cambiare le cose. La battaglia contro la violenza di genere è un percorso molto lungo che possiamo e dobbiamo fare tutti insieme, uomini e donne. Nel nostro laboratorio artistico ci sono numerosi artisti, cantanti, registi maschi che hanno sposato la causa, per esempio nel nostro video nato per sensibilizzare e lanciare un messaggio potente, dal titolo “È come sembra”, è proprio un ragazzo a dire “Ancora così stai? Basta”. Non possiamo di certo cambiare le cose rapidamente, siamo una goccia nel mare, ma tutti insieme possiamo provare a fare altri passi avanti».

Si sa che le canzoni non cambiano il mondo, ma possono aiutarlo a migliorare incidendo sul sentire di ognuno. Negli anni Sessanta e Settanta qualcosa in effetti è successo. Costumi e certi aspetti della cultura sono effettivamente cambiati. In questa epoca dominata dai social, dal vuoto pneumatico che a tratti promulgano, da comportamenti egoici sempre più tossici, vede spiragli interessanti al fine di un cambiamento di rotta?

«È vero, con l’arte in generale non possiamo cambiare il mondo, ma possiamo fare la nostra parte e la musica ha una grande capacità di aggregazione, unisce le anime e porta con sé messaggi, a volte politici, a volte d’amore, altre volte sociali. Evolve e si trasforma perché riflette la realtà che ci circonda, ed è giusto affacciarsi a ciò che accade intorno e scoprire cose nuove. Un suggerimento che vorrei dare ai giovani è: dubitate sempre. Il dubbio e la curiosità aiutano a sviluppare il senso critico, a conoscere il mondo e soprattutto a essere indipendenti nel pensiero, non lasciate che siano gli altri a pensare per voi. Ho conosciuto e collaborato anche con persone che sono riuscite a scrivere capolavori perché quelle parole lì le hanno lette, incamerate dentro di loro».

La disobbedienza è una via, anche l’arte può indicare un percorso?

«La musica, il teatro e tutte le forme d’arte hanno il grandissimo potere di accendere pensieri e far insorgere in ognuno di noi riflessioni e idee. Ecco, io, nel mio piccolissimo, cerco di fare questo nelle canzoni, indurre un pensiero, un ragionamento e perché no il dubbio, e in scaletta ho scelto e inserito successi che sono stati scritti tanti anni fa ma sono ancora oggi attualissimi. Poi ci aggiungo anche qualcosa di mio, parlo perché di fronte alle ingiustizie non riesco a tacere, e sono contenta se quello che dico e canto fa nascere un minimo dubbio a una persona».

L’immaginario di questi nostri tempi è completamente devastato dalla violenza, dalle guerre che si moltiplicano come sigillo dell’epoca. Ha mai vacillato la sua voglia di cantare? O, anzi, ha preso più forza da una realtà tanto drammatica.

«Credo che noi abbiamo non solo il dovere ma anche il diritto di parlare se sentiamo che quello che sta accadendo va contro le nostre idee, dobbiamo obbedire alla nostra coscienza, non stare zitti, esprimere il nostro pensiero. Perché purtroppo non possiamo cambiare le cose, non dipendono solo da noi, ma almeno possiamo dire forte “non in mio nome”, ed è quello che abbiamo fatto al concerto per la pace a Milano, dove il ricavato è andato a Emergency e Medici Senza Frontiere per fronteggiare insieme l’emergenza sanitaria e umanitaria che c’è nelle aree di conflitto a Gaza. Continueremo a fare cose così finché non ci daranno ascolto».

Ha festeggiato un compleanno importante, ha attraversato diverse stagioni musicali. Che effetto le fa quando si guarda indietro? Quanto è cambiata la musica? Ha qualche nostalgia?

«Non sono una persona nostalgica. Ho passato più di 50 anni della mia vita sul palco o in studio di registrazione, ho avuto incontri speciali nella mia carriera, ho vissuto gli anni Settanta, vedendo il meglio del mondo. E l’anno scorso, ho festeggiato il mio compleanno in grande con “Semplicemente Fiorella”, il doppio evento alle Terme di Caracalla andato in onda anche su Rai1. Ero circondata dall’affetto del pubblico e di amici e colleghi che mi sono venuti a trovare nella mia città, in un luogo bellissimo e suggestivo che non lascia mai indifferenti. Se tutto quello che ho fatto mi ha portato ad essere oggi così, rifarei tutto da zero».

Ha qualche sogno ancora da realizzare?

«Sono una donna e cantante molto fortunata e privilegiata, non ho dei grandi sogni ma piccole soddisfazioni che mi piace togliermi, come quella di cantare con un’orchestra. Soddisfazione che sono riuscita a soddisfare. Ho ancora tanti progetti, le tappe del tour, il concerto omaggio a Pino Daniele, il concerto “Una Nessuna Centomila” a Piazza del Plebiscito a Napoli. Questi sono i miei sogni e piano piano cerco di realizzarli».

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