Gli animali fantastici? Eccoli
Sono anche bergamaschi - Le foto

Un calendario raccoglie una fauna mitologica uscita da tradizioni detti, proverbi ruvidi, sapidi e geniali, tipicamente orobici: ha poco da invidiare alla fantasia di J. K. Rowling.

Nelle culture antiche gli animali mitologici esprimono in forme fantastiche qualità e difetti umani, aspetti del bene e del male, incarnano paure e speranze più profonde. Pegaso, per esempio, il cavallo alato, rappresenta la libertà, l’Unicorno la saggezza, l’Idra, serpente marino con nove teste, è uno dei più spaventosi simboli del male.

J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter, ne ha offerto una fortunata rilettura contemporanea nella saga degli «Animali fantastici», in cui si trovano creature singolari come lo «Snaso», curioso cercatore di tesori, il perfido «Basilisco», un gigantesco serpente verde brillante che uccide all’istante chiunque lo guardi negli occhi, oppure i «Pixie», omini dispettosi e chiacchieroni. La fonte d’ispirazione è in fondo sempre la stessa, quella del mondo delle fiabe e delle leggende popolari, con i personaggi, i proverbi, i modi di dire che definiscono l’identità e le tradizioni di un luogo.

Da qualche tempo esiste anche un bizzarro «bestiario» orobico, particolarmente gustoso, che ha raccolto molti consensi nel mondo dei social network e in libreria, e riunisce gli «Animali mitologici bergamaschi».

C’è per esempio il «Papagàl», che «mette il becco anche dove non gli compete, e tutto quello che non sa lo ripete». Poi il «Galèt», abituato «a tener la cresta alta, nelle liti spesso si esalta»; la «Gàtola», «fastidiosa, urticante e onnipresente, non te ne liberi tanto facilmente. E quando credi che finalmente sia lontana, la tua speranza è purtroppo sempre vana».

Sono dodici, uno al mese, i personaggi del nuovo calendario 2020 degli «Animali mitologici bergamaschi» (Sestante edizioni) firmato da Vecchio Daino (pseudonimo di Ezio Mario Foresti), con i disegni di Emanuele Tomasi.

Nei testi e nell’ispirazione del progetto si mischiano aspetti popolari e colti: «L’idea - spiega Foresti - mi è venuta leggendo il “Manuale di zoologia fantastica” di Jorge Luis Borges, e in seguito ho associato al personaggio di Odradek di un racconto di Kafka quello del nostro bèrlafüs, buono a nulla; ma anche ascoltando mio nonno, che già mi descriveva i tipi umani usando metafore animali. Pian piano abbiamo allargato il campo e le ricerche».

Nella pagina Facebook degli «Animali mitologici bergamaschi» non ce ne sono soltanto 12, ma una ricchissima, e divertente galleria. Nè ci sono soltanto personaggi e aneddoti ma anche articoli, note, approfondimenti. Il motore del progetto però sono le immagini: «Abbiamo raccolto - spiega Tomasi - moltissimi modi di dire e tanti soprannomi di gente e paesi e abbiamo incominciato a illustrarli. Il segno è volutamente un po’ rétro e un po’ grezzo, come potrebbe sembrare un bergamasco a prima vista, ma poi si scopre ricco di mille sfaccettature». C’è una raffinata mescolanza di elementi fantasy e caricaturali e nei particolari si nascondono diversi livelli di lettura: «Mi sono ispirato un po’ a un grande caricaturista bergamasco del primo ’900, Giovanni Battista Galizzi».

Questo singolare calendario è il sesto della serie, molto apprezzata: la pagina Facebook ha quasi 24 mila follower e propone ogni giorno modi di dire, giochi di parole, proverbi, espressioni tipiche in bergamasco. Sono frasi che permettono un’immediata identificazione e che si possono ascoltare nelle piazze e nelle case, e ricordano che il dialetto è una lingua viva, in continua trasformazione, che attraversa tutti gli aspetti della vita quotidiana.

«Questa non è un’operazione filologica - spiegano gli autori -, e non ha pretese scientifiche. Abbiamo solo recuperato dalle nebbie del passato alcuni epiteti che raccontano il legame con la natura e il mondo animale, e una certa ruvida ironia tipica del bergamasco alla quale il dialetto dà efficacia espressiva. Alcuni dei significati sono stati faticosamente ricostruiti, altri sono inventati, di altri ancora si è discusso e si discute».

Il tratto più evidente di testi e immagini è l’ironia, sapida e mai banale: nella pagina si trova una raccolta di caricature spassose, come la Bepina che «appena ha visto che c’era fuori un filino di sole ha steso cento panni in dieci secondi»; il suo moroso, il Tòne, la «nòna», la nonna che non ne vuole sapere della tecnologia e scambia l’«iphone» con il phon. E molte altre creature che forse non hanno nulla di magico ma sono sempre genuine e spassose.

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