
Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Martedì 06 Maggio 2025
Gli scritti sulla roccia in lingua celtica inaugurano il Maggio Archeologico
STORIA. Dal 7 maggio in Sala Galmozzi apre un ciclo di incontri dal titolo «Storie intrecciate nel tempo alle sorgenti del Brembo» dedicato alle più recenti scoperte sulle incisioni rupestri in alta Valle Brembana.
Si inaugura il 7 maggio la rassegna di incontri Maggio archeologico, una tradizione culturale di Bergamo. Titolo di questa edizione è: «Dei, minatori e montanari… Storie intrecciate nel tempo alle sorgenti del Brembo». Tutti gli incontri in Sala Galmozzi (via Tasso 4), dalle 21. Il primo è dedicato «Alla riscoperta delle radici di Carona», con il caronèo Francesco Dordon i. A seguire Stefania Casini illustrerà «Un santuario preromano alle sorgenti del Brembo», ricco «Di segni e di scritture».
Rocce georeferenziate
«Risale al 2005 - spiega la direttrice del Museo Archeologico, che promuove da sempre la rassegna - la prima segnalazione di incisioni rupestri a Carona, che si deve a Felice Riceputi». A distanza di vent’anni, il Maggio archeologico è occasione per informare il pubblico dei risultati delle ricerche condotte nel sito, ove «abbiamo rilevato più di 200 rocce incise, tutte georeferenziate. La maggior parte delle incisioni è di età storica, la più antica del 1400, la più recente, purtroppo, di qualche anno fa».
Dediche a Pennino
Ma ci sono iscrizioni infinitamente più antiche, su cui si sono concentrate le ricerche degli studiosi: «si tratta, in particolare, di quattro massi; il più importante è Camisana 1, dove abbiamo trovato figure risalenti al V sec. a. C., e circa 180 iscrizioni nel cosiddetto alfabeto di Lugano. La maggior parte è in lingua celtica, databile tra il III e il I secolo avanti Cristo. Sono dediche a Pennino, divinità celtica delle vette e dei passi». L’area di questi massi incisi si trova «fra i 2.000 e i 2.400 metri di quota: un santuario all’aperto circondato dalle fonti del Brembo». Su un altro masso, numerato 63, «abbiamo trovato anche iscrizioni in alfabeto camuno. Questo testimonia che fosse un luogo di transito». Le iscrizioni avevano scopo benaugurante e deprecatorio, per allontanare i pericoli del tragitto.
Tracce di un villaggio altomedievale
Secondo appuntamento mercoledì 14 maggio: «Ferro, legno e acque. Un antico villaggio minerario ai Piani di Sasso di Carona». Enrico Croce (Università di Milano) e Diego Veneziano (C& V Studio di Archeologia S.r.l.) riferiranno i risultati delle indagini nel sottosuolo dei Piani di Sasso, che, dal 2014, hanno riportato alla luce antiche strutture sepolte. Le tracce più antiche del villaggio risalgono all’età altomedievale e riguardano attività metallurgiche. Ma il villaggio ha avuto lunga vita, forse anche una visita di Leonardo, per poi sparire alla vista e dalle carte. Riscoperto grazie alla segnalazione di Nello Camozzi, «il Museo ne sta riportando alla luce importanti testimonianze». Lo stesso Camozzi parlerà poi, appunto, di «Leonardo Da Vinci nel villaggio siderurgico ai Piani di Sasso». Mercoledì 21 Costanza Cucini, archeologa specializzata nello studio dell’antica siderurgia, parlerà di «Pietra e fuoco: l a lavorazione del ferro nel periodo altomedievale».
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