Gli Uffizi aprono le porte al genio di Giacomo Manzù: acquistata la «Pietà»

Firenze. Il capolavoro bronzeo dello scultore bergamasco, acquistato dalle Gallerie di Firenze. Il direttore Schmidt: «L’abbiamo vista alla Biennale dell’antiquariato tenutasi in città, siamo rimasti a bocca aperta».

Giacomo Manzù entra negli Uffizi. E non lo fa in punta di piedi. La sua «Pietà», straordinario capolavoro esposto alla Biennale Internazionale di Antiquariato di Firenze dalla Galleria Gomiero, è stata acquisita dalle Gallerie che la esporranno nella ricca collezione di sculture, che offre un sontuoso spaccato dell’arte ellenistica e romana, ma pochi esempi del Novecento.

Schmidt: «Quando con la commissione abbiamo visto La Pietà di Manzù siamo rimasti tutti a bocca aperta».

L’altorilievo in bronzo del 1950 coincide con la definitiva consacrazione dello scultore bergamasco, in un contesto iniziato con il Premio alla Biennale di Venezia del 1948 e culminato con l’affidamento dell’esecuzione della Porta della Morte per la Basilica di San Pietro nel 1950, ma al tempo stesso è un ulteriore riconoscimento - se ce ne fosse ancora bisogno - del genio di Manzù, della sua meravigliosa arte.

Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, raggiunto telefonicamente negli Usa dove si trova in missione, è raggiante: «Quando con la commissione abbiamo visto La Pietà di Manzù esposta a Palazzo Corsini sede della Biennale siamo rimasti tutti a bocca aperta».

Ma come si è giunti a questa acquisizione? «Grazie all’impegno straordinario dei miei colleghi, agli Uffizi quest’ estate abbiamo avuto un grande recupero, registrando in luglio e agosto i numeri più alti di visitatori mai avuti: con gli introiti derivati, le Gallerie degli Uffizi sono in grado di estendere il proprio ruolo nel processo della tutela, a vantaggio della collettività, avviando le procedure per l’acquisto di alcune delle opere più significative offerte quest’ anno alla Biennale - aggiunge Schmidt -. Così gli Uffizi continuano la tradizione iniziata con l’edizione del 2015 di partecipare attivamente, da acquirente, alla Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, a mio avviso la fiera più bella al mondo in questo settore». E sulla scelta dell’opera di Manzù: «Agli Uffizi avevamo solo un’opera di un altro grande maestro, un nudo femminile scolpito in bronzo a tutto tondo di Marino Marini “Pomona” del 1941, donato dall’artista alle Gallerie nel 1987 ed è esposta in San Pier Scheraggio. Abbiamo pensato a Manzù anche perché quest’ opera si discosta dalla tradizione liturgica e freddamente dottrinale per attingere alla grande scultura donatelliana».

Giulia Manzù: «Rappresenta un altro enorme riconoscimento per l’arte di mio padre»

Accanto a Manzù, entrano nelle collezioni museali degli Uffizi altre sei opere: i dipinti secenteschi «Ritratto di giovane vittorioso sull’Invidia» di Pietro Paolini, l’Allegoria «Ut pictura poesis» di Francesco Cairo, l’autoritratto di Felice Cerruti Bauduc nell’Atelier con il pittore in atto di dipingere il «Combattimento di Sommacampagna» e il «Busto in avorio di Cosimo III de’ Medici» realizzato da Jean-Baptiste Basset, firmato e datato 1696, infine la tela novecentesca «Viaggio tragico» di Ferruccio Ferrazzi del 1925. A questi si aggiunge inoltre il dono da parte dell’antiquario Enrico Frascione del disegno del pittore veneziano del Cinquecento Carletto Caliari, figlio di Paolo Veronese, dal titolo «Giovinetta con cane»: disegno preparatorio per un quadro oggi custodito al Louvre di Parigi.

La notizia dell’acquisizione del gruppo scultoreo dell’artista bergamasco ha destato grande emozione nei familiari dell’artista, in particolare nella figlia Giulia Manzù: «Rappresenta un altro enorme riconoscimento per l’arte di mio padre e sono felice che sia giunto in questi giorni, collegandosi idealmente con l’iniziativa di lunedì prossimo, quando presenteremo il primo catalogo online ragionato delle opere di Manzù, frutto della sinergia tra Fondazione Giacomo Manzù e Fondazione Banca Popolare di Bergamo, in collaborazione con le Università degli studi di Bergamo e Roma Tre».

L’evento si terrà alle ore 11 alla Sala Funi - Intesa Sanpaolo, sede della Fondazione Banca Popolare di Bergamo in viale Roma, 2 a Bergamo. «A proposito della Pietà - chiosa Giulia Manzù - desidero ricordare che inizialmente faceva parte della collezione della famiglia Lampugnani, per la quale eseguì alcune opere nella casa di Milano e nella Villa di Sanremo». Il gruppo della Pietà, realizzato a cera persa presso la Fonderia Maf di Milano, e una variante di uno dei bronzi che costituiscono le quattro stazioni della Via Crucis eseguite per la basilica di Sant’ Eugenio in via delle Belle Arti a Roma. L’acquisizione delle sette opere nel corso della Biennale è già stata approvata da parte del Comitato Scientifico delle Gallerie e, per quanto riguarda le opere moderne, dalla Commissione della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti.

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