«Grazie ai miei libri sulle radici della musica ora posso tornare a suonare»

IL CONCERTO. Il saggista e musicista Elijah Wald sarà sul palco del circolo «Isabelle il Capriolo» di Ranica l’11 dicembre. Il suo lavoro sulla musica popolare americana ha influenzato studiosi e appassionati. Si esibirà in un concerto intervista con brani di Dylan e altri autori.

Ranica

In Italia per qualche appuntamento, Elijah Wald, classe 1959, è una delle voci più originali e influenti nell’ambito della critica e della storia della musica popolare americana. Musicista, giornalista, saggista, Wald ha costruito una carriera unica, fondendo ricerca accademica e grande capacità di divulgazione. Il suo lavoro, tradotto in diverse lingue, ha influenzato una nuova generazione di giornalisti, musicologi, appassionati, offrendo una lente indispensabile per comprendere la complessa e controversa storia della musica americana. L’11 dicembre alle 21, al circolo «Isabelle il Capriolo» di Ranica, Elijah Wald salirà sul palco con il celebre dobroista italiano Paolo Ercoli per un insolito concerto-intervista. A moderare la serata il sociologo e folksinger Michele Dal Lago. Canzoni e racconti definiscono il quadro di una musica che s’intreccia alla cultura popolare.

I bluesman delle origini

L’ opera più celebre di Wald, «Escaping the Delta: Robert Johnson and the Invention of the Blues», ha letteralmente rivoluzionato la percezione del blues, smontando il mito romantico e folclorico che era stato costruito nei decenni precedenti attorno a Robert Johnson e ai bluesmen prebellici. Prima di diventare un autore acclamato, Wald è stato per anni un chitarrista e cantante folk-blues, esibendosi in tutto il Nord America. L’esperienza diretta sul campo ha informato tutta la sua scrittura, rendendola concreta e scevra da elitismi. Il suo nome è arrivato al grande pubblico grazie ai film «Inside Llewyn Davis» dei fratelli Coen e «A Complete Unknown» di James Mangold, entrambi ispirati ai suoi libri. In Italia molti lo conoscono per i film tratti dai suoi libri, ma per gli appassionati di musica americana il suo nome è fondamentale per aver rivoluzionato la percezione della musica delle radici americane con il saggio «Escaping the Delta...».

Un libro al momento giusto

«Non mi prenderei tutto il merito - spiega - Quel libro è arrivato al momento giusto, quando le persone si stavano già muovendo in quella direzione ed erano pronte a recepire il messaggio. Detto ciò, fino all’uscita del film su Dylan, è stato il mio libro più venduto, e ovviamente ha influenzato molte persone, così come quando ho esteso le stesse idee di base in “How the Beatles Destroyed Rock n Roll”. Quindi mi prendo un po’ di credito, ma persone come Bill Malone e Sam Charters erano già arrivate prima di me e ho avuto molta compagnia da altri storici, musicisti e scrittori di vario tipo».

Questo tour europeo segna il suo ritorno alla dimensione di musicista. Le mancava il palco?

«Non ho mai smesso del tutto di esibirmi, son tornato alle scene lo scorso anno, quando ho organizzato un tour nel Midwest che ha funzionato bene. Il punto è che se fossi stato in grado di guadagnarmi da vivere come musicista esecutore negli anni Ottanta e Novanta, probabilmente non sarei diventato uno scrittore di professione, anche se è sempre stata la cosa che volevo fare. Detto questo, se avessi solo suonato non credo che avrei potuto raggiungere un pubblico neanche lontanamente paragonabile a quello che ho interessato attraverso i libri. Anche attraverso Internet: il mio blog Songobiography ha portato molte persone agli spettacoli e ha fondamentalmente rimodellato il mio modo di suonare e cantare. Mi attengo alla regola di suonare tutte le canzoni che scelgo per un progetto così come le ricordo, senza tornare ad ascoltare le versioni altrui. Questo processo ha reso il mio repertorio molto più naturale, personale, suonando come me stesso».

Cosa possiamo aspettarci dal suo spettacolo di questa sera? Immaginiamo non sarà solo un viaggio nella scena di Greenwich Village, ma qualcosa di più personale. Puoi darci un’anteprima?

«Includerà un repertorio piuttosto ampio: un po’ di blues, qualcosa di Dylan, probabilmente una canzone congolese, qualcosa di Joseph Spence, un chitarrista bahamense che è uno dei miei preferiti di sempre. Racconterò anche alcune storie: uno dei piaceri di questo tour è stato quello di costringermi a migliorare nel parlare italiano. Le canzoni saranno per lo più in inglese, ma le introduzioni e le storie saranno in italiano, magari un po’ strano».

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