I compiti delle vacanze? Vota il sondaggio
Sono il vero tormentone dell’estate

Siamo nel pieno dell’estate e manca ancora più di un mese per tornare sui banchi di scuola, ma quasi tutti i prof hanno lasciato per studenti e genitori un pensierino da portare sotto l’ombrellone: i compiti per le vacanze. Per molti sono un vero e proprio incubo.

La maggior parte dei ragazzi sono infatti inferociti perché non hanno voglia di farli e lo sono pure i genitori, anche se per motivi opposti: vogliono infatti che i figli li facciano, e anche bene, per non rimanere indietro rispetto agli altri, vederli migliorare oppure semplicemente per staccarli da smartphone o playstation sui cui passano molto del loro tempo libero.

Vota qui il sondaggio.

Ma c’è anche chi invece apprezza i compiti delle vacanze e non sono solo i cosiddetti secchioni. Li vediamo sotto l’ombrellone mentre leggono con attenzione i romanzi consigliati dalla prof, ripassare l’inglese o fare delle espressioni algebriche. Sono ragazzi curiosi che combattono la noia anche con gli esercizi assegnati dai prof e sono portati per lo studio.

L’abitudine di assegnare i compiti delle vacanze, però, da sempre scatena polemiche in Italia e reazioni di segno opposto. C’è il genitore, ad esempio, che vuole solo per sé il figlio, libero da libri e compiti da portarsi dietro, e la mamma invece che pretende dal docente i compiti. C’è il prof che invece dei soliti esercizi assegna la visita a mostre o solo la lettura di romanzi e quello che non ha terminato il programma e sommerge lo studente con 80 pagine di storia da imparare. Non c’è una regola, tutto è lasciato alla sensibilità o insensibilità dell’insegnante. E neanche il tentativo del ministro dell’Istruzione Bussetti a Natale scorso (una circolare ai docenti per ridurre i compiti durante le vacanze per permettere ai ragazzi di passare più tempo in famiglia) ha messo ordine o placato le polemiche che, puntuali, anche quest’anno sono ripartite.

La domanda è sempre la stessa: servono per davvero i compiti delle vacanze? Non bastano nove mesi passati tra i banchi di scuola?

Vota qui il sondaggio.

Presidi, insegnanti, pedagogisti e psicologi, proprio come i genitori, si dividono. «Bambini e adolescenti non devono fare assolutamente i compiti durante le vacanze – dice il pediatra Italo Farnetani – È necessario permettere loro di staccarsi completamente dallo stress legato all’apprendimento. Studiare è utile e fondamentale, ma sempre faticoso; perciò far dimenticare la scuola per qualche tempo, riponendo libri e quaderni, è il modo più efficace per “ricaricare le batterie”, cioè risalire lo stress».

«È giusto assegnare i compiti ai ragazzi durante l’estate – sostiene invece da tempo in libri e interviste la psicologa Anna Oliverio Ferraris – C’è il rischio in tre mesi di vacanza di dimenticare molte cose. Meglio ripassare le tabelline o alcune nozioni di lingua straniera». «I compiti servono per non perdere l’allenamento allo studio», aggiunge nel libro «Come si impara» (Mondadori) un’altra psicologa, Manuela Cantoia. Nel testo del preside Maurizio Parodi, «Basta compiti», si legge invece che «i bambini hanno diritto al riposo» e che «nessuno ha mai dimostrato scientificamente che i compiti delle vacanze siano utili».

Insomma, i punti di vista sono diversi ma una cosa è chiara: non esiste una ricetta veramente valida. La strada migliore sarebbe a questo punto personalizzare i compiti in base all’alunno che li riceve. C’è infatti chi ha bisogno di recuperare in inglese ma è già ferrato in matematica, chi scrive senza errori e chi ancora non ha confidenza con l’ortografia, chi memorizza subito una pagina di storia e chi solo dopo averla letta e ripetuta cinque volte. Un lavoro forse immane per i docenti rispetto allo stesso libro delle vacanze per tutti, ma sicuramente più efficace.

E poi i compiti non dovrebbero servire solo per imparare o ripassare nozioni ma anche a trovare e coltivare nuovi interessi. A giugno il preside di Settimo Milanese Andrea Bortolotti aveva ad esempio invitato i ragazzi con una circolare a divertirsi, stringere amicizie, guardare film, pulire un tratto di spiaggia dai rifiuti, leggere qualche libro, spegnere lo smartphone, tenere un diario, scrivere agli amici lettere o e-mail. Un elenco al quale si possono aggiungere tante altre cose per rendere più autonomi, responsabili e «competenti» i ragazzi: riordinare la propria stanza, imparare a fare un biglietto dell’autobus o del treno, organizzare per la famiglia la vacanza al mare o in montagna, proporsi come guida per i genitori nella città d’arte da visitare, andare a una mostra, disegnare, divertirsi con le parole crociate. Comunque, per chi ha invece avuto i compiti tradizionali, gli psicologi consigliano di non ridursi mai agli ultimi giorni per farli ma di scaglionarli nel tempo altrimenti davvero diventano inutili e a settembre se ne saprà meno che a giugno e i prof se ne accorgeranno subito.

Ma, a proposito dei prof, come fanno poi a correggere tutti questi compiti, dai temi alle pagine di storia e agli esercizi di inglese? E, poi, se gli alunni potessero assegnare dei compiti per le vacanze ai prof, cosa ne uscirebbe? Forse le parole chiave più gettonate sarebbero empatia, imparzialità, comprensione, autorevolezza, serenità e un sorriso in classe.

© RIPRODUZIONE RISERVATA