I Marlene Kuntz: «Le nostre canzoni a difesa del clima»

L’intervista Il primo luglio la band al «NXT Station» di Piazzale Alpini. Cristiano Godano: «Teniamo alta la fiamma artistica e l’attenzione sui problemi del pianeta».

Il tour, il nuovo singolo «La fuga», un disco che verrà: «Karma Clima». I Marlene Kuntz arrivano a Bergamo il primo luglio al «NXT Station» di Piazzale Alpini (inizio ore 20.30; ingresso libero entro le 20; biglietti disponibili) sull’onda della presa di coscienza sulla situazione climatica che riguarda la vita di tutti e del pianeta in generale. L’attacco del pezzo è forte: «Ci hanno imbrogliati, divisi, domati, donandoci socialità…». Il rock è ossessivo, a momenti corale, cupo, desolato; l’interazione con le immagini sulla natura è tale da consegnare il videoclip del pezzo al raro catalogo delle opere artistiche.

Il ritorno

Il ritorno dei Marlene dopo cinque anni è pregnante, dolente. «Stiamo cercando di fare cose di questo tipo», spiega Cristiamo Godano. «In un periodo discografico disgregato, vessato dalla dimensione attuale, dove tanti musicisti stanno facendo “digital burnout” e si lamentano in modo disperato per la follia di dover produrre due o tre contenuti al giorno su Tik Tok, giusto per mantenere viva una situazione che è folle e parossistica, noi proviamo a fare arte. Non siamo i soli, naturalmente: c’è un sacco di buona musica eroicamente scritta in modo artistico. C’è una sorta di resistenza, molti musicisti cercano di reggere facendo cose intense, in contrasto alla realtà vigente. Noi siamo su quella strada: stiamo cercando di fare qualcosa d’altro, sperando che venga intercettata la differenza. Purtroppo la musica bella si perde nel mare magnum delle proposte di ogni tipo. La nostra vocazione è quella di tener viva la fiamma artistica. E il disco che uscirà a settembre è all’insegna di tale attitudine».

Il tema sarà tutto incentrato sul problema del cambiamento climatico?

«In realtà c’è una sola canzone che va un po’ a parte, ma il concept è proprio il cambiamento climatico. Molte canzoni ne accennano, alcune lo sottendono, nessuna punta il dito. Anche se puntare il dito avrebbe un senso, forse non avrebbe quel valore artistico a cui teniamo. Del resto puntare il dito quando nessuno al mondo può essere virtuoso in tutte le azioni che compie, vorrebbe dire non vivere in questo mondo, non essere remunerato. Il nostro desiderio

«Il nostro desiderio è sensibilizzare, suscitare una riflessione, un compito che l’artista si può assumere»

è quello di sensibilizzare. È un compito che l’artista si può assumere. Quello di suscitare una riflessione. Siamo perfettamente consapevoli di quello che ormai più del 99% della comunità scientifica sostiene. Stiamo andando a sbattere. Trovo spiacevole che ci sia ancora qualcuno che ha lo stupido coraggio di venirci a dire che stiamo affrontando questo percorso per moda. Dicono che saliamo sul carro della moda, rispolverano Greta Thunberg. A me sembra ridicolo».

Beh, è un momento in cui tanti artisti pop parlano di eco sostenibilità, Elisa è molto «green», Jovanotti va sulle spiagge a cantare e non vuole veder plastica.

«Ma ben vengano le mode di questo tipo se aiutano a sollecitare un problema che in tutta onestà mi sembra ancora divisivo. Molti artisti non hanno ancora il coraggio di addentrarsi nella questione. Io sorrido al fatto che sia ancora divisivo, sorrido mestamente. Diciamo che non trovo nessun motivo intelligente, valido, per credere all’1% della comunità scientifica che sostiene il contrario, rimanendo al soldo di qualche multinazionale negazionista. Il Po dieci giorni fa era una pozzanghera».

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