Il fiasco di Donizetti? Grande musica. Dopo 200 anni ecco «Chiara e Serafina»

Do Festival. L’opera giovanile 200 anni fa alla Scala fu bocciata: da allora non è più stata rappresentata. Al Teatro Sociale, con le prove aperte al pubblico, si sono visti i primi quadri, e sabato 19 è atteso il debutto. Le recensioni del 1822 non lasciavano appello a una partitura scritta in grande fretta: eppure, ascoltata oggi, la musica è bellissima.

«Talk» a più voci anche per «Chiara e Serafina», ossia «I pirati». Sabato 12 novembre pomeriggio nella Biblioteca Angelo Mai altro giro di boa con folto pubblico alla scoperta del secondo titolo del Festival Donizetti Opera. Nel salone della Mai i musicologi Paolo Fabbri e Maria Chiara Bertieri si sono cimentati con la meno nota delle tre opere in cartellone. Fabbri, direttore scientifico della Fondazione Teatro Donizetti, ha contestualizzato il «debutto» alla Scala di un Donizetti venticinquenne, che presagiva un esito infausto della sua fatica. Le recensioni dell’epoca furono mediamente dure e non lasciavano appello alla fatica del bergamasco. Il mistero si infittisce perché la musica, a detta di tutti, è semplicemente bella, bellissima.

l pubblico ha poi assistito a una prova di un’ora a ranghi completi, con tanto di sestetto, che costituisce una perla dell’opera semiseria. Per altro il libretto di «Chiara e Serafina» è firmato da un certo Felice Romani, principe dei librettisti del periodo, prediletto da Bellini, osannato proprio a Milano e alla Scala. Per ora il rebus di «Chiara e Serafina» non ha una soluzione. Certo, sia Bertieri che Fabbri non nascondono che la trama, fitta e articolata all’inverosimile (come un’opera comica in grande stile) è senz’altro la nota debole del lavoro. La fretta con cui Donizetti dovette completare il lavoro - il secondo atto in una decina di giorni, ricordava Fabbri - ha avuto il suo peso.

Il Talk di sabato sera si è giovato dei contributi del regista Gianluca Falaschi, che ha convenuto sulla ricchezza di momenti musicali molto belli: «La trama è complicata, con tanti “sottotesti”. A mio giudizio si sente forte l’entusiasmo che derivava dall’esordio alla Scala. Certo, non posso negare che ci sono cinque/sei momenti di stasi nella drammaturgia. Per questo ho messo tanta energia, come quando si corre contro il tempo». È uno spettacolo che mette in scena lo spettacolo, come una sorta di omaggio al Pirandello dei «Sei personaggi in cerca d’autore»: «È interpretato come teatro di varietà: popolare e pieno di numeri». Infine, ha contribuito con il suo giudizio il direttore d’orchestra Sesto Quatrini. «È un’opera interessante e bella, infatti il Donizetti maturo ha poi riutilizzato molta parte di “Chiara e Serafina” in capolavori come “Anna Bolena” o “Don Pasquale”. La definirei un’opera-laboratorio, un serbatoio del grande Donizetti».

Operazione riscatto

Così, dopo 200 anni, come vuole il progetto #donizetti200, si cerca di render occasione di riscatto. A giudicare da quanto visto al Teatro Sociale nelle prove, le possibilità di riuscita dell’operazione (sabato 19 novembre alle 20 la prima) sono decisamente buone, un po’ come 4 anni fa era capitato con il pressoché sconosciuto «Enrico di Bordogna», debutto ufficiale di Gaetano.

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