Il Kandinskij restaurato, presto sarà nuovamente esposto in Gamec

Terminati i lavori di restauro dell’opera Spitz-Rund di Kandinskij realizzati dalla Fondazione Centro Conservazione e Restauro «La Venaria Reale».
L’intervento ha goduto della supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Bergamo e Brescia ed è stato realizzato grazie al sostegno di Fondazione Credito Bergamasco e di Fondazione della Comunità Bergamasca Onlus.

Dal prossimo 15 ottobre, in concomitanza con l’apertura della grande mostra «Nulla è perduto. Arte e materia in trasformazione», i visitatori della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo potranno tornare ad ammirare Spitz-Rund, il capolavoro di Wassilij Kandinskij che nei mesi scorsi è stato oggetto di un intenso programma di studio, conservazione e restauro da parte della Fondazione Centro Conservazione e Restauro «La Venaria Reale».

L’intervento ha goduto della supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Bergamo e Brescia ed è stato realizzato grazie al prezioso sostegno di Fondazione Credito Bergamasco e di Fondazione della Comunità Bergamasca Onlus.

Entrata a far parte delle Collezioni della GAMeC nel 1999, grazie alla donazione di Gianfranco e Luigia Spajani, l’opera dimostra l’internazionalità della Raccolta dei due coniugi, che include lavori di maestri dell’avanguardia italiana – quali Umberto Boccioni e Giacomo Balla –, personalità che hanno dato un’impronta originale al ‘900 italiano – Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Massimo Campigli, Giorgio Morandi, Felice Casorati – e una variegata selezione di artisti stranieri, tra i quali anche Hans Hartung e Roberto Sebastian Matta.

Realizzata nel 1925, durante gli anni di insegnamento al Bauhaus di Weimar, Spitz-Rund (Aguzzo-Rotondo) è frutto del nuovo linguaggio elaborato da Kandinskij in questa fase del suo lavoro: le linee vengono ricondotte a rette, cerchi e triangoli, forme elementari evocate nel titolo stesso. Nel campo monocromo, infatti, geometrie e linee si sovrappongono nello slancio verticale del dipinto, in dialogo con suoni e colori che hanno per l’artista precise corrispondenze: «Il triangolo è sempre giallo e risulta tagliente e imprevedibile», paragonato al suono squillante della tromba, «il cerchio, invece, è figura semplice, complessa e misteriosa, simbolo dell’universo», e viene associato al colore blu, profondo e puro, e al suono grave del contrabbasso o del violoncello, o a quello profondo dell’organo.

Il lavoro della Fondazione Centro Conservazione e Restauro «La Venaria Reale» si è inserito all’interno di un progetto nato nel 2018 dalla collaborazione con il Comune di Bergamo, la Gamec e la Fondazione Crc di Cuneo, che ha sostenuto le fasi preliminari di studio scientifico e messa in sicurezza dell’opera presentate lo stesso anno nell’ambito della mostra «Kandinskij, l’armonia preservata».

Dietro le quinte del restauro presso il Museo della Ceramica di Mondovì
Grazie all’impegno sinergico di storici dell’arte, diagnosti e restauratori è stato possibile ricostruire il quadro di informazioni relative ai materiali costitutivi, al contesto di provenienza e alla storia conservativa dell’opera, che rappresenta uno degli esempi più significativi, in Italia, della produzione artistica del pittore russo. Proprio in vista della sua movimentazione presso il Museo della Ceramica di Mondovì è stato necessario rispondere alle principali criticità rilevate sul dipinto e alla predisposizione di un sistema contenitivo per il controllo microclimatico dell’ambiente di conservazione dell’opera.

Il complesso stato di conservazione di Spitz-Rund ha richiesto la pianificazione di uno studio più ampio e articolato in vista dell’intervento di restauro, che ha comportato la rimozione della vernice non originale e di pregressi ritocchi pittorici, al fine di proporre una più idonea fruizione dell’opera dal punto di vista estetico. Le stesure pittoriche di Kandinskij erano infatti offuscate da uno strato lucido di vernice, presumibilmente relativo a un restauro successivo agli anni Sessanta, che impediva di cogliere l’equilibrio tra campiture con diverso grado di riflessione della luce. L’intervento è stato inoltre occasione per la messa a punto di sistemi diagnostici volti al controllo e al monitoraggio delle fasi di pulitura e per lo studio di nuove metodologie e materiali specifici per la rimozione della vernice, e ha previsto la riadesione dei sollevamenti di colore, la stuccatura delle lacune e la successiva integrazione pittorica, operazioni necessarie al recupero della leggibilità dell’opera e al ripristino dell’armonia tra le parti.

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