Il professor Zilli al Polaresco, tratta le angosce con l’elettroswing

Psico-musico-terapia Irriverente e filosofico, è un artista che spazia tra canzone e cabaret, attraversando i generi musicali più diversi, dal pop al jazz, al liscio, tenendo uno sguardo equilibrato tra ironia e partecipazione: «Che poi è la mia ricetta di vita per i tempi bui». Irresistibile il suo brano «L’amico ricco».

Professore di italiano al mattino, pianista e cantautore di sera, Davide Zilli appartiene alla categoria dei dopolavoristi della musica, come Jannacci, Mimmo Locasciulli e diversi altri con un piede nella società e un piede nelle canzoni. Si è esibito in tutta Italia e all’estero, collaborando con il mondo del cabaret. Vincitore del concorso «Musicultura» nel 2018, ha pubblicato 3 dischi che inquadrano bene il suo stile un po’ jazzy sebbene la scrittura resti avvinta come l’edera alla canzone d’autore di contenuto.

Giovedì alle 21 con i Jazzabbestia

Zilli da prof ha scritto un album come «Il congiuntivo se ne va», preceduto da «Coinquilini». Recentemente ha licenziato il terzo lavoro «Psicanalisiswing» per l’etichetta Cosmica di Daniele Benati. Giusto su quest’ultimo capitolo Zilli imposta il concerto che terrà giovedì 9 giugno allo Spazio Polaresco con i Jazzabbestia (ore 21; ingresso libero, prenotazione obbligatoria). Hanno partecipato alla realizzazione del disco le Sorelle Marinetti, Paolo Rossi, l’Orchestra di Mirko Casadei. Le storie raccontate sguazzano in una musica sempre al crocevia tra jazz e pop; personaggi e temi sono quelli subito ascrivibili all’universo frequentato dal cantautore: l’inconscio, unico influencer che non ha followers, l’italiano all’estero, il compagno di classe, l’amico ricco, il complottista. Lo stile va dalla canzone stralunata alla Jannacci a Randy Newman ed Elvis Costello. «Raymond Carver diceva di scrivere per le persone a cui non tornano i conti – commenta Zilli –. Il nuovo album fa un po’ la stessa cosa, raccogliendo storie di gente con piccoli e grandi problemi, solubili come insolubili. Ci sono guai che abbiamo tutti, altri che guardiamo da fuori, mentre la pandemia li ha in parte ridimensionati e in parte ingigantiti. Ho voluto spaziare tra i generi musicali più diversi, dal pop all’elettroswing, dal jazz al liscio, tenendo uno sguardo equilibrato tra ironia e partecipazione. Che poi è la mia ricetta di vita per i tempi bui».

Il disco parte raccontando della «fuga di cervelli» dal nostro Paese, per allargarsi agli italiani che per lavoro o amore scelgono di andare all’estero, tra entusiasmi e delusioni. Lo swing è utilizzato da Zilli come psicoterapia. Non a caso sulla copertina del singolo che dà il titolo all’album c’è un eccentrico Sigmund Freud che regge con disinvoltura un cocktail, mentre ci osserva dalla stoica impenetrabilità delle sue lenti da sole. L’elettroswing del prof Zilli è quasi uno strumento che porta a una risoluzione emotiva in musica. «Psicanaliswing» è un motto di spirito, un motivetto esteso sulle prigionie mentali. Piano, fiati, corde e stringhe alleggeriscono il peso dell’uomo moderno: «Non si deve vergognare, lei è un uomo occidentale / Sorride ma sta male / Tutti quanti qua fan così, Psicanaliswing!». Il coro in sottofondo impreziosisce la trama. Irresistibile «L’amico ricco», muove tra allitterazioni e luoghi comuni all’italiana con la voce di Rossi fuori campo che sminuisce con asciutte sentenze le ideologie banali dell’avere un amico ricco tra i contatti. Il brano è inciso in modalità «rapida» quasi a rendere dolcemente confuso l’ascolto. Irriverente e filosofico il professore spazia tra canzone e cabaret.

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