Il pulpito dei Fantoni diventa musica, mercoledì 16 agosto a Castione

I COLORI DELL’ARIA 6. Nella chiesa parrocchiale, il concerto del Vagues Saxophone Quartet: da Bizet a Sting con una nuova composizione di Giordano Bruno Ferri ispirata al gruppo ligneo.

«I colori dell’aria» è un progetto concertistico ideato lo scorso anno da Alessandro Bottelli, scrittore, poeta e direttore artistico della rassegna Box Organi. Suoni e parole d’autore e della Notte bianca jazz-organistica di Lallio, nato per valorizzare, grazie a brani strumentali creati ad hoc da compositori professionisti, il patrimonio artistico-culturale del territorio. In tal modo si intende dare al pubblico la possibilità di apprezzare sotto una luce completamente diversa – quella del linguaggio dei suoni – opere di notevole fattura e pregio iconografico, spesso di autori anonimi e, nella maggior parte dei casi, relegate ai margini dei grandi flussi turistici.

Giunto al suo sesto appuntamento, «I colori dell’aria» approda anche a Castione della Presolana, nell’armonica chiesa parrocchiale di S. Alessandro Martire. È qui, infatti, che mercoledì 16 agosto alle ore 17.30 si esibiranno i giovani e pluripremiati componenti del Vagues Saxophone Quartet (Andrea Mocci sax soprano, Francesco Ronzio sax contralto, Mattia Quirico sax tenore, Salvatore Castellano sax baritono), una formazione già coronata da numerosi riconoscimenti (premio speciale del Concorso internazionale «Luigi Nono» nel 2016, primo premio assoluto al Concorso Internazionale per concertisti «Cosima Wagner» di Bellagio e al Concorso internazionale per solisti e gruppi cameristici «C. M. Giulini» di Bolzano nel 2022), da presenze a rassegne e festival di rilievo (Milano Musica, Società del Quartetto e Festival 5 Giornate di Milano) e dalla pubblicazione del primo disco per l’etichetta Da Vinci. L’ensemble, che si caratterizza per una vivace e fattiva partecipazione alla creazione di nuove partiture, lavora spesso a stretto contatto con i compositori. E per l’occasione, oltre ad eseguire musiche di Bizet (Carmen Fantasy), de Falla (Danza spagnola n. 1 da La vida breve), Albeniz (Sevilla), Iturralde (Dixie for saxes - Divertimento), Gershwin (Tre Preludi, Rapsodia in Blue), Piazzolla (Michelangelo ’70, Milonga del Angel), Bernstein (America da West Side Story), Kander (New York, New York) e Sting (Englishman in New York ), terrà a battesimo anche un recentissimo lavoro commissionato a Giordano Bruno Ferri e ispirato al pulpito ligneo dei Fantoni (1778) custodito all’interno dell’edificio.

Ferri, nativo di Caravaggio, si è diplomato in composizione con Vittorio Fellegara e in pianoforte con Tiziana Moneta con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio «G. Donizetti» di Bergamo. Ha successivamente conseguito il diploma di direzione d’orchestra presso il Conservatorio «G. Verdi» di Milano con Daniele Agiman e seguito i corsi di perfezionamento tenuti da Paul Badura-Skoda, Massimiliano Damerini e Antonmario Semolini. Numerose negli anni le collaborazioni con Alessandro Bottelli, autore dei testi di molte sue composizioni, fra cui ricordiamo I piccioni di Puccini, per voce recitante, soprano, clarinetto e pianoforte (con i disegni di Aldo Bortolotti), l’oratorio sacro Come tanti e alati petali di cielo (ispirato alla Pala di San Bernardino di Lorenzo Lotto ed eseguito sotto la direzione di Stefano Montanari e con la partecipazione di Gianluigi Trovesi al sassofono) e In tempo tagliato - Esecuzione capitale in cinque quadri per soli, 13 strumenti, percussioni e due danzatori, ispirata a dipinti del Caravaggio e commissionata dal Comune di Bergamo per le celebrazioni del quattrocentesimo anniversario della morte di Michelangelo Merisi.​

Il pulpito dei Fantoni è un’opera di notevole interesse artistico, che imita l’effetto del marmo ma in realtà è realizzato esclusivamente in legno, con tre figure a guisa di cariatidi che sorreggono l’ambone. Scrive nella sua minuziosa e competente descrizione di fine Ottocento don Isaia Abati: «Nel darci questo pulpito i Fantoni ebbero presente il concetto di quell’opera immortale del più illustre dei loro antenati, che è il pulpito marmoreo di Alzano Maggiore. Ma se non per l’originalità del concetto generale, questo nostro è tuttavia sempre un capolavoro per i concetti, e per le forme particolari. L’uno dei tre omaccioni, o cariatidi se così piace, quello di destra a chi guarda, curve sotto il peso dell’ambone tutte e due le spalle tiene un braccio stretto alla schiena come per farsene appoggio e stringe colla mano dell’altro lo stinco della gamba sinistra, la quale, francato il pie’ sulla mensola dove sta seduto il lavoratore, spinge il ginocchio quasi al livello del capo, mentre l’altra gamba fa forza colla coscia sulla mensola lasciando penzoloni cadere lo stinco ed il pie’. La posa delle membra e la trazione dei muscoli danno l’espressione d’una fatica insopportabile, il contorcimento della bocca sopratutto, dove il labbro inferiore viene disperatamente afferrato dalla poderosa dentatura che sporge nuda dal labbro superiore stirato alla sua volta ed irrigidito dallo sforzo muscolare di tutta la faccia» .

E a proposito del suo nuovo lavoro, dal titolo Quadruplomelia, Ferri scrive: «Il brano è concepito come un preludio e fuga dalla struttura piuttosto libera e vuole essere una sorta di “sermone in contrappunto” che, pur partendo dalle arcaiche e severe sonorità gregorianeggianti dell’introduzione, intende porsi come omaggio alla musica profana medievale e rinascimentale. Cosa succederebbe, mi sono chiesto, se a parlare dal pulpito fossero proprio le statue realizzate dagli scultori e intagliatori bergamaschi? Se queste figure potessero abbandonare la loro scomoda posizione per qualche minuto, che storia racconterebbero? Si metterebbero a bisticciare tra di loro per qualche sconosciuto motivo o prenderebbero a lamentarsi del faticoso lavoro che più di due secoli fa assegnarono loro i fratelli Fantoni? Si godrebbero forse il momento di libertà e la possibilità di sgranchirsi finalmente le gambe? O magari tutte queste cose insieme? Ho cercato così di tradurre in musica questo loro momento di svago, il primo in oltre duecento anni! Dal punto di vista musicale, il brano prende liberamente spunto dalla musica del tardo Medioevo, mescolando sacro e profano, facendo dialogare e rincorrere i saxofoni in uno stile per lo più modale, alternando momenti più austeri e rigorosamente contrappuntistici, ad altri più omoritmici e “danzanti”».

«I colori dell’aria 6» – Concerto per Castione è promosso e organizzato con il patrocinio e il sostegno del Comune di Castione della Presolana in collaborazione con la Parrocchia, l’Associazione Amici della Presolana , Visit Presolana e con il prezioso contributo della ditta Montello spa. L’iniziativa si avvale inoltre della media partner, tra gli altri, del settimanale «Famiglia Cristiana» e di Santalessandro.org, settimanale online della diocesi di Bergamo.

Ingresso libero. Per info: 388.5863106.

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