«La Favorite», il balletto con donne di ogni età esalta l’opera di Donizetti

La «prima». Un successo la rappresentazione del capolavoro del compositore bergamasco. In scena sbarre e veli opprimenti fino a una Madonna illuminata e a una croce. Bene il cast, l’orchestra e il coro.

Il perno è il punto più… debole dell’opera. Proprio come la pietra scartata che diventa testata d’angolo. Il 18 novembre «La favorite» ha segnato un successo pieno grazie al mix di apporti di alto profilo, cast, orchestra, e coro. Ma il cuore della produzione sta nel «balletto»: venti minuti di musica bellissima, calati pienamente nel gusto francese romantico, ma completamente avulsi dalla vicenda - drammatica e intensissima - che si snoda lungo il grand’opéra con cui Donizetti conquistò Parigi.

Bene, la regista Valentina Carrasco ha impiegato proprio il balletto, per esaltare il senso dell’opera: «La vita delle favorite “vere” era, in qualche modo, una vita sprecata, vuota - spiegava - come fiori che non si aprono mai completamente. Ho immaginato che chi danza nel divertissement siano le passate favorite del re, donne di ogni età, stremate dall’attesa». E per renderle ancora più «vere» la regista è ricorsa a un gruppo di donne di Bergamo, per lo più anziane, «persone che ai nostri giorni, subiscono la stessa dimenticanza, la stessa invisibilità». Nuove presenze ridotte alla marginalità e al silenzio, che si prendono la scena e la rivincita sul re - schernendolo - e sugli uomini che le riducono a oggetti di piacere. Una visione che si allarga a tutta l’opera segnata da sbarre, veli opprimenti quasi sempre presenti, fino al dualismo tra preghiera e sacralità (una madonna illuminata e una croce) e, d’altro lato la sensualità, in particolare della bellissima Leonor.

All’altezza delle attese (grandi) è stato il cast, con l’eleganza di Annalisa Stroppa in grande spolvero, fraseggio elegante, timbro vellutato e suadente, capace di tratteggiare una Leonore veritiera e commovente. Brillante e in serata di grazia il tenore Javier Camarena, che non ha risparmiato i suoi proverbiali acuti all’interno di una prova di grande intensità, con un magnifico timbro chiaro e flessibile, capace di presenza autorevole. Di spiccato impatto nobile e fluente, è stato anche il re Alphonse XI, il baritono Florian Sempey, mentre il Balthazar del basso Evgeny Stavinsky ha disegnato con vigore e puntualità il suo ruolo moraleggiante e poco nulla empatico. Ottimo nella parte di perfido cortigiano il Don Gaspar del Edoardo Milletti. Gran bella prova quella dell’orchestra e del Coro Donizetti Opera, del Coro dell’Accademia Teatro alla Scala, guidati con mano sapiente, con dosata e incisiva pregnanza da Riccardo Frizza. La cabaletta del duetto Leonor Alphonse, inedita e mai udita prima, ha suggellato al meglio un’edizione che lascerà un segno. Repliche 27 novembre e 3 dicembre.

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