Le bergamasche Capre a Sonagli suonano sempre fuori dal gregge

Tra afrobeat e techno . Il 31 marzo rilasciano il nuovo singolo «Funeral Rave Party»; un punk alienato, primitivo, ruvido, gioioso e luttuoso.

Transumanti dall’italo indie-rock, quelli de Le Capre a Sonagli quando stanno fermi è perché hanno in serbo qualcosa. Prima si chiamavano Mercuryo Cromo e aprivano i concerti degli Afterhours, ora pensano ai fatti propri: ai pascoli lo-fi dove ambientano canzoni rumorose, forti di una grezza identità: tra rock, psichedelia e rumori della quotidianità. Le Capre ormai sono in giro da una vita. Suonano sempre a testa bassa, fuori dal gregge e dal coro che non si sogna neppure di ammansirle.

Nei prossimi giorni (per la precisione lunedì 31 marzo) esce il nuovo singolo «Funeral Rave Party», che è il primo passo verso la pubblicazione dell’omonimo ep prevista il 14 aprile. Il pezzo muove tra paesaggi sonori mistico-psichedelici senza scomodare niente di problematico.

«Funeral Rave Party» è un brano febbrile, che si muove su una trascinante cassa in quattro quarti, articolando un testo ermetico, che suona come un mantra. Ancora una volta Le Capre a Sonagli mettono in scena un punk alienato, primitivo, ruvido. Il clima è mediamente allucinato, più oscuro di altre volte, scosso da guizzi di rumore. Ha un ché di ballabile che lascia spazio anche all’ascolto libero dal movimento. È il pezzo centrale del prossimo lavoro che mescola la rabbia e la gioia a qualcosa di ancestrale. L’immaginario evocato muove tra malattia, guarigione e trascendenza. Forse un’eredità di questi tempi collegati alla paura, alla perdita, alla riflessione generata dalle correnti pandemiche.

Il singolo in questione si affida all’incedere di un ritmo incessante, accompagnato da un groove afrobeat ispirato alla techno. Le atmosfere cupe e tese lasciano spazio a elementi orientaleggianti che si inseriscono con armonia alleggerendo il racconto, catapultando l’immaginario in un contesto sostanzialmente psichedelico a vocazione dance. «Funeral Rave Party» segue di qualche mese l’uscita del brano «Capra pelada», la personale reinterpretazione «caprina» del celebre brano del Quartetto Cetra.

Bergamasca doc, la band ha da sempre esplorato i territori stoner folk, senza rinunciare ad affondare le mani nella psichedelia, adottando ritmi tribali e tutto l’armamentario semplice e diretto dello stile irregolare del punk. La musica si è sempre mossa tra groove ossessionati e derive rock schizofreniche.

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