Marco Paolini porta in scena i «Boomers»: dialogo interrotto tra generazioni

TEATRO. In scena al Donizetti dal 16 al 21 gennaio, con doppia replica sabato 20. Giovedì 18 gennaio l’incontro con il regista.

Avviata con grande successo con le prime rappresentazioni nazionali di Iliade. Il gioco degli dèi, la Stagione di Prosa 2023/2024 della Fondazione Teatro Donizetti inaugura il nuovo anno con Boomers, spettacolo scritto e diretto da Marco Paolini in scena al Teatro Donizetti da martedì 16 a domenica 21 gennaio, con replica straordinaria sabato 20 gennaio alle 17 (spettacoli serali inizio ore 20.30, domenica 21 ore 15.30). In palcoscenico l’attore veneto sarà affiancato dalla cantante e attrice Patrizia Laquidara, che firma le canzoni originali, e da tre musicisti, Luca Chiari, Stefano Dallaporta, Lorenzo Manfredini. Musiche di scena originali di Alfonso Santimone. Disegno luci e progetto scenografico di Michele Mescalchin. Produzione di Michela Signori in coproduzione con Jolefilm e Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale. Durata dello spettacolo 110 minuti senza intervallo.

Giovedì 18 gennaio alle ore 18.00, presso la Sala Riccardi del Teatro Donizetti, è previsto un incontro attorno allo spettacolo con la partecipazione di Marco Paolini e della compagnia. Modera Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti.

Boomers viene definito nelle note di presentazione una ballata teatral-cybernetica: un nuovo album di racconti dove la memoria collettiva di una generazione viene trasformata in scenari da videogioco in realtà virtuale. Nello spettacolo, ironicamente «vietato ai minori di 48 anni non accompagnati», Nicola - alter ego/avatar di Marco Paolini - ritorna di nuovo giovane nel suo posto-rifugio, il famigerato bar della Jole, per poter rievocare e rivivere avventure, primi amori, faide politiche e un caleidoscopio di 50 anni della storia d’Italia mischiati alla rinfusa da un algoritmo ancora in fase sperimentale. Come fosse un moderno affresco in 8 bit di un mondo nuovo in costruzione, ci si trova a guardare la scena che si svolge sotto un pilone di un ponte autostradale, che passa da un’inaugurazione ad un’altra senza alcuna manutenzione. Sotto al ponte il centro del mondo, il bar della Jole, padrona dell’avvicendarsi di storie e relazioni tra Nicola, clienti abituali e lunatici matti della piazza. Regina lucente per quella fauna di umanità scalcagnata che nei tempi bui in cui vive trova, anche nella luce più fioca, una stella polare cui appoggiarsi, per alleviare la solitudine, almeno fino al giorno dopo.

Boomers è anche la storia di un dialogo tra generazioni interrotto, un rapporto padri e figli sfilacciato che si tenta di riallacciare nella realtà ricostruita in un mondo virtuale. Un personale paradiso ideale composto da ricordi e accadimenti storici che nel loro innestarsi, senza ordine cronologico veritiero, creano un Frankenstein narrativo che vive grazie ai racconti-resoconti delle esperienze di gioco che Nicola compie in questo universo creato dal figlio, programmatore di realtà virtuale per una società di videogiochi internazionale. Le nuove tecnologie mettono in crisi la trasmissione dell’esperienza e la funzione maieutica della memoria. La memoria in Boomers diventa esperienza di «messa in gioco» e pone una sfida alla realtà del nostro tempo: vero e reale è ciò che si vive o ciò che si racconta? E noi siamo un sistema di dati in apparenza singoli oppure un sistema più profondo di legami complessi?

Lo spettacolo nasce dall’esperienza di un autore che ha fondato sulla memoria una parte importante del suo lavoro e oggi si interroga su quali siano le risposte possibili del teatro ad un mondo in cui esperienze virtuali e reali sono sempre più mescolate senza gradi di separazione netti. La musica ha un ruolo molto importante, con un piccolo ensemble di musicisti guidato da Patrizia Laquidara, una delle voci più intense e liriche della musica d’autore contemporanea italiana. Sul palco la Laquidara prende le sembianze di Jole, personaggio mitico degli Album, ex partigiana, ex prostituta, che gestiva e gestisce il bar-centro-del-mondo attorno al quale tutte le storie si snodano.

Racconta Marco Paolini: «Boomers è il nome comune della generazione più vecchia oggi in scena, ed è anche un luogo comune dell’immaginario. Ha senso proiettare sulle generazioni il conflitto tra chi vuole il mondo come adesso e chi ne immagina uno diverso? Quali sono le cose che hanno lasciato il segno e quali no? Boomers è sia racconto di memoria che gioco, è mescolanza di virtuale e reale, ballata ribelle al destino e al “così va il mondo”, narrata e cantata a due voci. Il bar della Jole è un pianeta di periferia, di una stella periferica di una galassia che passa sopra il bar, il bar sta sotto il pilone di un ponte autostradale che unisce l’Italia, ma trema, vibra, scuote. Le cose corrono veloci lassù ma sotto sembrano ferme. Nel bar si gioca, si impara il mondo, si spara e si canta. Ballate e canzoni sono una mano di antiruggine, un tentativo di manutenzione alla cinghia di trasmissione dell’esperienza, a quel che di buono c’è e va tenuto nella grande accelerazione che tutto cambia, il resto è già passato».

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