«Molte fedi», in un mondo in frantumi la ricerca di una ricomposizione possibile

LA RASSEGNA. Presentata l’edizione 2025. Il direttore Mazzucotelli: evitato un atteggiamento disfattista, ma anche un ottimismo ingenuo. «Ispirati dall’antica arte del kintsugi, che ripara con l’oro».

Un’onomatopea che evoca un impatto violento, per cui qualcosa si sfascia, e un richiamo a «Extraterrestre», la canzone di Eugenio Finardi: avrà come titolo generale «CRASH! Un pianeta su cui ricominciare» la 18esima edizione della rassegna delle Acli «Molte fedi sotto lo stesso cielo», che inizierà lunedì prossimo. Dopo un’anteprima nello scorso luglio presso l’Abbazia di San Paolo d’Argon (con un dialogo tra la storica dell’arte Giovanna Brambilla e il filosofo Umberto Curi sulle trasformazioni della categoria della «guerra»), nella mattinata del 3 settembre il programma dell’iniziativa è stato presentato alla stampa, a Bergamo, nella Sala Boninelli della Biblioteca Tiraboschi.

In apertura dell’incontro Francesco Mazzucotelli, direttore scientifico di «Molte fedi», ha spiegato appunto il significato del titolo dell’edizione 2025 e si è soffermato sull’immagine-guida, in cui i frammenti del pianeta Terra appaiono ricomposti e fissati tramite una lacca dorata: «In questa fase storica, abbiamo l’impressione che il mondo stia andando in frantumi, tra crescenti tensioni internazionali e nuovi conflitti armati, solo in parte raccontati dai media. Il comitato organizzatore di “Molte fedi sotto lo stesso cielo”, predisponendo il calendario di quest’anno, ha voluto evitare due estremi: la posizione disfattista di chi sostiene che non si possa fare nulla contro lo sfacelo oggi in atto, ma anche la visione ingenua di chi ritiene che tutto si possa risolvere con qualche “buona parola”».

Alle radici dei problemi

«Ci siamo ispirati – ha aggiunto Mazzucotelli – all’antica arte del kintsugi , con cui i ceramisti giapponesi riparano piatti e tazze rotte, saldando i cocci con una lacca che contiene polvere d’oro. Nell’oggetto restaurato le precedenti linee di frattura rimangono ben visibili: come a suggerire che anche il superamento di divisioni e conflitti sociali e politici non possa avvenire

«Il comitato organizzatore di “Molte fedi sotto lo stesso cielo”, predisponendo il calendario di quest’anno, ha voluto evitare due estremi: la posizione disfattista di chi sostiene che non si possa fare nulla contro lo sfacelo oggi in atto, ma anche la visione ingenua di chi ritiene che tutto si possa risolvere con qualche “buona parola”»

semplicemente rimuovendoli, negandoli. Occorre darsi tempo, avere pazienza e procedere con umiltà, nel tentativo di capire le radici dei problemi che siamo chiamati ad affrontare. Baruch Spinoza sosteneva che, in prima battuta, le azioni degli esseri umani “non andrebbero derise, né compiante, né detestate, ma comprese”». Da parte sua Simone Pezzotta, responsabile delle Acli di Bergamo per l’area «Formazione e cultura», ha segnalato alcune particolarità di questa edizione di «Molte fedi»: «Oltre ai tradizionali incontri con relatori di alto livello, vorremmo tentare nuove strade, rivolgendoci a un pubblico diverso. Da venerdì 26 a domenica 28 settembre, il Teatro di Loreto ospiterà “The Game”: un’esperienza immersiva che, in forma ludica, permetterà ai partecipanti di riflettere sul proprio stile di vita e sui condizionamenti a cui sono sottoposti. Presso il Circolino di Bergamo Alta, il 2 e il 9 ottobre, si terranno due cene nel corso delle quali sarà possibile conoscere persone di diverse culture e religioni.

Dall’11 al 13 ottobre, inoltre, alla Casa del Giovane andrà in scena “Il Labirinto”: uno spettacolo di “teatro partecipativo” in cui si affronteranno le questioni del bullismo e del disagio adolescenziale». Ha poi preso la parola la sindaca di Bergamo Elena Carnevali, che ha espresso il proprio apprezzamento per il contributo di «Molte fedi» alla vita culturale e civile della città: «Trovo anche significativo che, organizzando questa nuova edizione, ci si sia posti l’obiettivo di riflettere insieme, approfonditamente, sui problemi e i drammi del nostro tempo. Questo sforzo di conoscenza può servire contro uno dei pericoli a cui – io credo – oggi siamo esposti: non solo le parole sembrano non bastare, per descrivere quanto sta avvenendo, ma rischiamo di usare abitudinariamente termini come “atrocità” o “disumanità”, senza comprenderne più il significato». «Mi pare di notare una consonanza – ha proseguito la sindaca – fra il tema della nuova edizione di “Molte fedi”, con un invito a riparare il nostro pianeta, volgendo dunque lo sguardo in avanti, e “Abitare il futuro”, la serie di iniziative predisposta quest’anno dal Comune e dalla Diocesi per la festa del Patrono di Bergamo, Sant’Alessandro.

L’arte del kintsugi

“Abitare il futuro” non significa cercare di immaginare dettagliatamente che cosa accadrà nei prossimi anni: significa invece decidere con quale atteggiamento, con quali intenzioni noi vogliamo andare incontro all’avvenire». Anche Massimiliano Serra, in rappresentanza della Provincia di Bergamo, ha voluto sottolineare l’importanza «da un punto di vista culturale, spirituale e civile» delle attività promosse con cadenza annuale da «Molte fedi sotto lo stesso cielo»: tornando sullo spunto offerto dal kintsugi, Serra ha detto «che nel corso del tempo, in Giappone, questa pratica artigianale ha sempre più frequentemente assunto l’aspetto di un lavoro condotto in squadra. Uno dei tratti peculiari di “Molte fedi” è proprio la volontà di contribuire a una riflessione collettiva su argomenti e questioni di grande attualità: con un approccio che però valorizzi le diverse sensibilità e appartenenze culturali».

Nell’intervento successivo Elisabetta Bani, prorettrice dell’Università di Bergamo con delega alla valorizzazione delle conoscenze e ai rapporti con il territorio, ha parlato della collaborazione ormai di lunga data tra l’ateneo e «Molte fedi»: «Non si tratta, da parte nostra, solo di mettere a disposizione come sedi degli eventi luoghi prestigiosi, a partire dall’Aula Magna di Sant’Agostino. Un numero crescente di nostri studenti assiste agli incontri della rassegna e diversi docenti vi prendono parte come moderatori o relatori. Anche così l’Università mantiene una relazione vitale con il territorio del capoluogo e della provincia, attraverso un doppio movimento, ricevendo e poi restituendo».

Gianpietro Benigni, rappresentante per Bergamo nella commissione centrale di beneficenza della Fondazione Cariplo, ha invece ricordato come «Molte fedi» abbia ricevuto un contributo significativo per il biennio 2024-2025: «Il nostro sostegno, in questo e in altri casi, è motivato dalla convinzione che la cultura sia un potente motore di crescita e un fattore di coesione sociale». Giuditta Zambaiti, del comitato organizzatore di «Molte fedi sotto lo stesso cielo», ha quindi presentato alcuni degli incontri (in grande maggioranza a ingresso gratuito) compresi nel programma di quest’anno. Nell’appuntamento inaugurale, lunedì 8 settembre alle 20.45 al Cinema Conca Verde di Longuelo, la giornalista Paola Caridi intervisterà il Cardinale Matteo Maria Zuppi, collegato in videoconferenza, sul tema «La pace si fa coi cattivi?»; domenica 28 settembre alle 20.45 sarà ospite di gres art 671, in via San Bernardino, la reporter Cecilia Sala; venerdì 3 ottobre alle 20.45, nella chiesa parrocchiale di Longuelo, il Premio Costruttori di Ponti 2025 – in memoria del gesuita Paolo Dall’Oglio, scomparso in Siria dodici anni fa – verrà conferito a padre Jihad Youssef, che gli è subentrato come priore del monastero di Mar Musa, luogo di dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani.

Il ciclo «Alfabeto della speranza», organizzato in collaborazione con la Fondazione Mia, comprenderà tre incontri a Bergamo Alta, nella basilica di Santa Maria Maggiore, sempre con inizio alle 20.45: interverranno lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi (lunedì 15 settembre, «Fratture reali, speranze immaginabili»), lo storico Alberto Melloni (il 22 settembre, «Ridisegnare la Chiesa a 60 anni dal Vaticano II») e il gesuita Antonio Spadaro, già direttore de «La Civiltà Cattolica» (mercoledì 15 ottobre, «Spiritualità per futuri possibili»).

Spazio a teatro e musica

Tra le rappresentazioni teatrali, segnaliamo «Rumba» di Ascanio Celestini (sabato 4 ottobre alle 21 al Cineteatro Colognola, in via San Sisto: ingresso a 15 euro). Per quanto riguarda la musica, proprio l’autore di «Extraterrestre», Eugenio Finardi, sarà sul palco del Teatro Serassi di Villa d’Almè, il 19 novembre alle 21: il suo concerto («Voce umana») sarà incentrato appunto sul potere della voce, come strumento capace «di incitare, placare, inquietare e lenire» (ingresso a 18 euro, a 13 per i possessori della Card di «Molte fedi»: la sottoscrizione di questa permetterà di partecipare anche a una conferenza del saggista Vito Mancuso e a una lettura scenica dell’attrice Lella Costa da «Le città invisibili» di Italo Calvino).

Tra le iniziative collaterali della rassegna, si ripeterà pure quest’anno l’attività dei Circoli di R-esistenza, presenti in tutto il territorio della provincia di Bergamo: nelle loro riunioni verrà commentato il volume collettaneo «Affamati di tutto», in cui Marco Aime, Andrea Segrè, Laura Pigozzi e Chandra Livia Candiani affrontano da diverse prospettive la tematica del «cibo». Ricordiamo ancora che per la partecipazione agli eventi è sempre richiesta la prenotazione online su moltefedi.it; dal sito si può scaricare il programma dettagliato con ulteriori informazioni e i costi di sottoscrizione della Card.

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