Nei ritratti di Tallone società e cultura nella Lovere di fine ’800

LA MOSTRA. Le opere dell’artista esposte dall’1 luglio all’Accademia Tadini. Un racconto di uomini e donne che animarono l’area di frontiera tra Bergamo e Brescia.

Ma che bella si annuncia la mostra «Cesare Tallone. Ritratti di società». Soprattutto perché più che una mostra che racconta Tallone vede Tallone farsi portavoce di una società, quella vivace e in profonda trasformazione della Lovere sullo scorcio dell’Ottocento, area di frontiera tra Bergamo e Brescia. «Di frontiera» è anche l’organigramma del progetto, che è curato da Marco Albertario, Silvia Capponi ed Elena Lissoni, ma si avvale anche della collaborazione di studiosi e istituzioni sia bergamasche che bresciane, Accademia Carrara e Fondazione Brescia Musei in primis. Presentato il 20 giugno in Accademia Carrara dai curatori, dal presidente della Fondazione Tadini Roberto Forcella e dal direttore della Carrara Maria Cristina Rodeschini, l’omaggio a Tallone aprirà i battenti alla Galleria dell’Accademia Tadini di Lovere dall’1 luglio all’1 ottobre, raccogliendo un importante nucleo di opere provenienti da collezioni pubbliche e private, compresi quei patrimoni famigliari che normalmente non sono accessibili al pubblico.

I dipinti di Tallone raccontano tutto un contesto sociale, culturale, economico, che ha animato Bergamo e Lovere tra il secondo Ottocento e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale

Ma la cosa interessante dell’esposizione, che nasce da una lunga attività di ricerca, è, a nostro parere, che affida a Tallone il compito di raccontare tutto un contesto sociale, culturale, economico, che ha animato Bergamo e Lovere tra il secondo Ottocento e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Attraverso una quarantina di dipinti del pittore accostati a fotografie, sculture, progetti architettonici, il percorso seguirà la parabola talloniana dal «preludio» romano all’arrivo a Bergamo, nel 1885: «Tallone è stata una delle figure più innovative nel panorama artistico bergamasco – sottolinea Lissoni - non solo per la modernità del suo linguaggio, ma anche per il ruolo di professore di Pittura all’Accademia Carrara, testimoniato dal suo allievo più celebre, Pellizza da Volpedo, e dall’episodio straordinario della fondazione di una scuola di pittura femminile».

Il legame con Lovere

Ma poi Tallone si addentra nella trama dell’interessante «caso Lovere», cittadina vivace e in fermento economico, politico e culturale grazie ad alcune famiglie della borghesia imprenditoriale che eleggono l’artista a «curatore» della propria immagine: «Famiglie come gli Zitti, i Gregorini, i Camplani, i Volpi sono i protagonisti di un contesto che ha necessità di autorappresentarsi, di costruire e comunicare la propria identità» spiega Albertario. Lo faranno attraverso tanti strumenti: le alleanze matrimoniali, le relazioni economiche e politiche, ma anche provando a modellare il paesaggio loverese «a propria immagine e

somiglianza»: «I disegni architettonici dell’epoca ci mostrano i progetti di Ville come quelle di Zitti e Gregorini, pensate come luoghi in cui la famiglia si propone alla società, ma anche i progetti di stabilimenti, come quello della Ferriera Gregorini firmato da Tagliaferri». Ma strumento principe di questa autorappresentazione diventa la pittura, in particolare quella di un artista di fama nazionale ma fuori dagli schemi come Tallone: «Quest’ultimo diviene infatti il pittore più ricercato non solo per il ruolo di esecutore dei ritratti di quella società, ma anche come artista da collezionare in tutti i generi da lui frequentati, tra il cui il paesaggio e il ritratto-genere».

«Dotato di una sorprendente capacità di indagine psicologica e di una vigorosa pennellata - evidenzia la storica dell’arte Silvia Capponi - Tallone ci consegna attraverso i ritratti esposti in mostra un avvincente caleidoscopio sociale, fatto di racconti personali che si rispecchiano nella storia politica e culturale che ha animato Bergamo e Lovere nell’ultimo quarto dell’Ottocento». L’artista non esita a calarsi in questo milieu di relazioni che ruotava in particolare attorno alla figura di Giovanni Battista Zitti, possidente ed ex garibaldino che, come ha ricordato Albertario, «fece della sua villa a Bossico una sorta di santuario garibaldino, con i busti di Mazzini e Garibaldi esibiti in facciata e, all’interno, quella raccolta di documenti e cimeli del Risorgimento che poi saranno ereditati dalla Tadini, facendo in sostanza del museo il fine ultimo di questa forma di rappresentazione della società, facendola diventare immagine collettiva».

I protagonisti delle opere di Tallone

Ci sono tutti i protagonisti di queste vicende nelle opere di Tallone: gli uomini ma anche le donne, tutt’altro che attrici secondarie. E sullo sfondo è più che percepibile quella Lovere così come nel 1860 appariva al neoeletto governatore della Provincia di Bergamo, Stefano Centurione, quando «con scelta comitiva entrava in battello onde ad una certa distanza meglio osservare il bel panorama che Lovere presenta, e che al primo aspetto e’ ti pare una città». La galleria «dal vero» dei ritratti di Tallone, capace di tradurre in immagine l’identità di un territorio e di una società, forse, in quell’ultimo quarto dell’Ottocento, ha un suo «alter ego» nel contesto bergamasco soltanto nelle fotografie di Eugenio Goglio, che immortalano gli abitanti dell’alta Valle Brembana, orgogliosi di fissare la propria immagine in un momento storico di lento ma ormai percepibile passaggio dalla civiltà contadina a quella industriale. Ma questo è soltanto un nostro pensiero. La mostra sarà accompagnata da un calendario di visite guidate speciali, incontri di approfondimento, laboratori per le scuole. Tutte le info su www.mostratallone.it.

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