Rassegna «Box Organi»: Ajossa incanta a Lallio e stasera conferenza a due voci in oratorio

Applausi al primo concerto per la giovane organista che ha diviso la scena con l’arpa celtica di Enrico Euron. Si prosegue giovedì 23 settembre con una conferenza «Dalla Canzona alla Canzone».

Si è inaugurata sabato 18 settembre, nella chiesa arcipresbiterale dei SS. Bartolomeo e Stefano di Lallio e tra i vivaci consensi dei presenti, la rassegna «Box Organi. Suoni e parole d’autore». Alla tastiera solitaria del Bossi Urbani 1889 sedeva, per l’occasione, una giovane titolata, dolce e agguerrita, nel pieno della prima età vitale, che ha saputo dare sfoggio della sua versatile arte interpretativa prodigandosi generosamente in un programma di elevata composizione, impreziosito da ben due nuovi lavori scritti su commissione.

A parte l’aspetto tecnico, indubitabile, reso palpabile da una freschezza di approccio specialmente nel brano virtuosisticamente più impegnativo - il conclusivo «Lied to the Sun», dalla Lied-Symphony op. 66 di Flor Peeters -, Francesca Ajossa si è mossa sempre con sostenuta abilità cantabile in Marco Enrico Bossi, Oreste Ravanello e nel meno rubricato Goffredo Giarda, trovando impasti nobilmente efficaci nella tavolozza fonica dello strumento di Lallio, e che, nel caso dei rintocchi di lontane campane previste in partitura sul finire del bossiano Chant du soir, hanno raggiunto punte di raccolta, autentica commozione. L’emozione si è reiterata in certi ineluttabili crescendi, a sottolineare via via il moto grandioso dell’oceano oppure la vastità di un ampio panorama montano, presenti in altri due movimenti tratti ancora dalla Symphony di Peeters .

Un discorso a parte meritano invece la Canzon cromatica sopra «Michelle» di Irlando Danieli e Autunno di Biancamaria Furgeri . Nel primo, elaborato organismo frutto di un’operazione di smontaggio e rimontaggio della notoria «canzone scarafaggesca», l’autore mette insieme un raffinato componimento a sezioni che nella sua coerente varietà si è fatto ascoltare senza cedimenti. Il secondo brano, pur costruito con sapiente maestria e lietamente speziato di quella patina amara che ammanta i ricordi riposti e impronunciabili, ha mostrato qua e là qualche sbavatura, soprattutto nella parte centrale più squisitamente toccatistica.

Molto apprezzate le assortite improvvisazioni su temi tratti da brani in programma distillate da Enrico Euron alle corde dell’arpa celtica, uno strumento dotato di una propria aura sacrale, sul quale persino gli spunti melodici delle Feuilles mortes suonavano come arcane apparizioni di future nostalgie.

Il futuro, il passato… Due elementi che sono stati in realtà i veri protagonisti del primo concerto della rassegna «Box Organi», sigillato dall’incisivo racconto di Carlo Lucarelli e reso con voce espressiva da Matilde Facheris, in cui si mescolavano inestricabilmente i fugaci bagliori di un futuro lasciato dietro le nostre spalle o di un passato anteriore, che ci precede e ci sta davanti.

E questa sera (giovedì 23 settembre) c’è attesa per la conferenza a due voci del calendario della rassegna «Box Organi. Suoni e parole d’autore». Alle ore 20,45, nella sala dell’Oratorio di Lallio, è in programma un incontro di approfondimento sul tema «Dalla Canzona alla Canzone: un viaggio tra musica colta, jazz e art song» , che vuole scandagliare una forma strumentale di derivazione vocale in auge soprattutto tra i compositori della seconda metà del Cinquecento e del periodo barocco, oggetto di riprese e recuperi anche in epoche successive, e, per contro, mettere sotto la lente d’ingrandimento alcuni sviluppi operati in territori più recenti, quali il jazz e la musica leggera, attraverso l’analisi di alcune rielaborazioni in ritmo sincopato di spunti tematici tratti da applaudite Canzoni del Novecento.

«Presso i musicisti franco-fiamminghi del XV secolo, la chanson era un componimento vocale polifonico su testo in francese, per lo più regolato in base alle forme fisse (ballade, virelai, rondeau) della tradizione trovierica. L’avvento della stampa musicale nel Cinquecento favorì quindi il fenomeno degli adattamenti strumentali di questo repertorio», spiega Marco Bizzarini, musicologo e professore ordinario di Musicologia all’Università degli Studi di Napoli «Federico II», che sarà protagonista della serata insieme a Luigi Radassao, responsabile della Mediateca Queriniana di Brescia che, invece, condurrà il pubblico in un breve itinerario lungo la storia del jazz, percorsa sulle ali di un pugno di canzoni a fare da guida sonora. Ingresso libero e gratuito fino a esaurimento posti con green pass e prenotazione obbligatoria. Info: 388.5863106 - 338.5836380.

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