Renga: a Bergamo un concerto speciale, senza aggeggi elettronici

Sul palco Il cantante il 30 luglio al Lazzaretto: «Torno al canto libero, con gli strumenti che suonano per davvero». Tra i brani l’ultimo singolo «Mille errori».

Chi lo segue su Instagram sa bene che Francesco Renga ha ripreso la strada dei concerti. Ha un nuovo singolo che viaggia con lui, «Mille errori», e una band fidata che lo asseconda e suona in scena, alla vecchia: con gli strumenti che suonano per davvero. Anche a Bergamo, il 30 luglio al Lazzaretto (inizio ore 21.30). «Siamo tornati ad una quasi normalità. Credo che ormai dovremo convivere con l’idea che qualcosa va e viene», spiega Francesco. «Però vedere le persone che possono riunirsi davanti ad un palco, per divertirsi, star bene, senza mascherine, è veramente tanto. Lo leggi sui volti il desiderio feroce di stare insieme. C’è in giro il mondo, siamo partiti tutti».

Che momento sta vivendo?

«Penso che questo tour sia un toccasana. Negli ultimi due anni ho lavorato sul nuovo disco che si sta finalizzando. Sto facendo le cose con molta calma. È uscito adesso il nuovo singolo che dà una prima lettura del lavoro che verrà. Avevo delle canzoni più estive, ma la scelta è caduta su “Mille errori” per non dare un’idea sbagliata di quello che sarà l’album. Torno a quello che ho sempre fatto: ho tolto la plastica dalle canzoni, anche dal vivo. I concerti quest’anno sono molto speciali, molto veri. Credo che ci sia bisogno di tornare a questa sincerità: non ci sono più sequenze, tutto quello che viene suonato sul palco esce così com’è. Non c’è altro. Questa è la grande novità: si suona alla vecchia, senza aggeggi elettronici. Sono rinato».

È una notizia! All’indomani del cambio di passo verso il pop modernista, Renga torna al canto libero, alla sua specificità?

«Siamo tornati a quella cosa lì, agli strumenti, alle batterie, vere, suonate, anche su disco. Abbiamo attaccato le chitarre agli amplificatori. Il panorama musicale è mutato in modo veloce negli ultimi quattro o cinque anni. Ci sono tanti nuovi cantautori, artisti, rapper. La schiera è folta, anche talentuosa. Credo che per un cantante come me, di una certa esperienza, sia giusto riaffermare la vera identità. Il mio è un altro campo da gioco. Sono tornato verso me stesso. E questo tour mi ha fatto ritrovare il mio pubblico».

Il suo vocal coach Maurizio Zappatini avrà aperto una bottiglia di champagne!

«È molto contento. Non nascondo che in questi anni approcciarmi a una scrittura diversa mi aveva affaticato vocalmente. Certe canzoni non erano propriamente adatte alla mia vocalità. Tornare a cantare come una volta è stato liberatorio. Anche dal vivo ho ripescato pezzi che non facevo da tanto tempo. Mi ha fatto bene ritrovare certi meccanismi vocali, l’agilità di prima. Ho scritto a Mauri proprio ieri. Senza gabbie artificiali canto meglio, grazie anche a lui ormai famosissimo. Ora me l’hanno rapito un po’ tutti, ma resta uno dei pochi grandi amici che ho».

«Mille errori» è una canzone introspettiva che parla di bilanci esistenziali. Per un artista che viaggia da tanto tempo è importante farli?

«In realtà è una canzone che racconta di una solitudine esistenziale: i bilanci li fai sempre da solo. Dice anche qualcosa di questi due anni passati a casa, in una dimensione strana, diversa. Credo che gli errori siano delle pietre miliari della nostra esistenza: da ogni errore dipende uno snodo, una curva della nostra vita. La deviazione da un percorso».

Ora che il tempo ha smussato gli spigoli, ripensare ai Timoria le fa effetto?

«In realtà è un periodo che ci penso tantissimo. Forse fa parte di questo mio tornare alle origini, alle radici. Sto pensando tanto al repertorio del gruppo che per rispetto non ho approcciato in questi venti e passa anni. Mi manca. Sto meditando. I Timoria fanno parte della mia storia. Ho un po’ perso il pubblico del gruppo che non ha più avuto modo di sentire certe canzoni cantate da me».

© RIPRODUZIONE RISERVATA