Roby Facchinetti molto emozionato chiude il concerto con l’inno alla speranza «Rinascerò, rinascerai» - Il video

La canzone scritta insieme a Stefano d’Orazio durante la pandemia ha risuonato al Lazzaretto: «Per tutti noi».

Ieri «Inseguendo la mia musica», oggi «La musica è vita». Per Roby Facchinetti tutto ruota intorno alla musica, alle canzoni. L’ex-Pooh è contento di tornare in città, al Lazzaretto. È persino emozionato. Quando aveva salutato il suo pubblico a fine tour solista, il cielo non era più blu e tante nubi si profilavano all’orizzonte. Poi è arrivato quel che sappiamo e Bergamo, l’Italia, il mondo sono finiti nell’affanno più disperato.

Ora si riparte, non senza nubi ancora minacciose. Il pubblico è dimezzato, ma va bene così. Roby è abituato ai sold-out, ma sappiamo che quello della sua città ha un valore diverso . È più importante. Lo si misura sul dato emozionale . Facchinetti non è certo un esordiente, ha attraversato la storia della musica italiana con i Pooh e senza, eppure è emozionato come non mai. Per lui era importante tornare a suonare a Bergamo. Ha anche dovuto combattere un po’ per esserci, ma ora è lì sul palco e tutto oramai va per il verso giusto.

Per iniziare un paio di canzoni di Andrea Bertè, diciannovenne di belle speranze, poi il concerto di Roby parte da un auspicio: «Fammi volare»; seguono «È per me», «Notte a sorpresa», «Il cielo è blu» tanto per ricordare che la speranza è l’ultima a morire. Tra un segmento e l’altro del concerto Roby cerca il dialogo con la sua gente, parla di sé, della sua avventura, delle canzoni. «Invisibili» è un brano che ha scritto con Stefano D’Orazio, una canzone bellissima e intensamente poetica su coloro che ci sono e passano inosservati . Ci sono, ma è come non vederli. Siamo presi da altro in questo mondo, anche se un giorno finiremo così: fuori fuoco. Insieme a «L’ultima parola», «Invisibili» è il pezzo forte dell’ultimo doppio disco di Roby.

In scena spazia dal suo repertorio a quello dei Pooh senza soluzione di continuità. Del resto Facchinetti ha composto il grosso delle canzoni del gruppo, a tu per tu con Valerio Negrini prima e Stefano D’Orazio poi. Ora è lì orfano di tutti e due, ma consapevole della grande avventura che i Pooh hanno vissuto in cinquanta e passa anni di strada.

Tra un parlato e l’altro Roby racconta la sua musica, la sua vita, e le canzoni fanno da cartina di tornasole del viaggio affrontato. Si chiede «Cosa lascio di me», osserva «Ma che vita è la mia». E non dimentica i classici condivisi con gli amici per sempre: «Noi due nel mondo e nell’anima», «Giorni infiniti», «Uomini soli», «Pierre», la bella canzone dei Pooh dedicata alla diversità.

Sul palco c’è Roby con la sua band, ma se chiudi gli occhi rivedi tutti gli amici, rivivi qualche frammento dei concerti di un tempo. Facchinetti è bravo nel mediare tra passato e presente , tra i ricordi di un repertorio imperdibile e le canzoni che ha scritto per continuare la sua carriera di musicista e compositore.

Verso il finale scoppiano i fuochi d’artificio delle canzoni più amate: «Tanta voglia di lei», «Pensiero». È il ritorno alla memoria degli anni d’oro dei Pooh, quando loro erano ragazzi, e anche noi lo eravamo. Poi siamo cresciuti, il tempo ha lasciato le sue tracce, ci ha portato tante prove, come quella di un malanno invisibile e feroce. Le ultime parole di Facchinetti sono per quel momento di buio, di paura. Lui e D’Orazio a quei giorni cupi hanno dedicato un inno di speranza: «Rinascerò rinascerai». Il modo unico, perfetto per concludere il concerto.

Sarebbe stato un delitto se in questa estate di ripresa quel pezzo non avesse attraversato il Lazzaretto e il cuore di molti bergamaschi.

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