Sanremo, la pagella del critico de L’Eco: Negramaro e Mannoia i migliori

IL PRIMO ASCOLTO. Amadeus: «Cerco il tormentone. La radio dà il polso del successo». Si celebrano gli anniversari di «E poi», «Terra promessa» e «Non ho l’età». Super ospite Russel Crowe con la sua band.

«Sanremo 2024». Le canzoni al primo ascolto confermano le impressioni di dicembre. Cast importante per un usato sicuro che non deluderà nessuno. Ama si ripete come un disco di successo: 400 brani arrivati, solo una decina di cantanti cercati di persona. Pochi contenuti al Festival, ma tant’è. Il direttore artistico ascolta e va dove lo porta il cuore. «Certe volte lo slancio sociale diventa una scorciatoia, poi il pezzo l’ascolti due volte e te lo dimentichi», spiega. Se una canzone funziona radiofonicamente, la sceglie. In fondo la sua rivoluzione è questa. «Per me le radio sono importanti. Il successo di un brano lo misuri quando lo senti nell’etere. Le radio danno il polso del successo di un brano. Non faccio mai la composizione del Festival a tavolino, vado a sensazione. Quest’anno ci sono tanti uptempo. Molte canzoni hanno ritmo. Cerco il tormentone». Amadeus è andato persino oltre il taglio radiofonico. Molte canzoni dopo qualche giro nell’aria finiranno in discoteca. Il problema è che Ama ha ribaltato completamente il concetto antico dello stile sanremese. Ora all’Ariston si arriva soltanto se la musica è quella che va, che aderisce ai tempi, bella, brutta che sia. Su tale indirizzo la direzione artistica del Festival ha preso una strada irrinunciabile, che punta al coinvolgimento di un pubblico misto, a preferenza giovanile. Un investimento sul tempo che verrà, con un’incognita aperta sulla qualità della musica, delle canzoni.

Angelina Mango e Annalisa favorite

Quelle del prossimo Sanremo suonano in parte omologhe, nel ritmo, anche nella tematica dell’abbandono. Qualcosa però si chiama fuori. La Mannoia e BigMama parlano di riscatto, di una consapevolezza femminile che cresce sempre di più. Molti stanno più volentieri ripiegati sul privato. Quei «villani punk» de La Sad se ne stanno tranquilli nella narrazione di Riccardo Zanotti dei Pinguini, bravo nel dare adeguato equilibrio a quei «cattivoni» dall’immagine un po’ estenuata.

Al prossimo Festival qualcuno va perché c’è da riempire uno stadio, Geolier, allargare un’area di consenso, Gazzelle, ritornare al futuro, Negramaro. Alfa per superare lo steccato degli adolescenti e farsi notare. Romantici e sensuali i Santi Francesi potrebbero rivelarsi sotto il fuoco di fila del loro hard pop molto convincente. Quanto alle vecchie glorie, stanno al passo dei tempi. La Berté senza tradire la sua vocazione rockista, i Ricchi e Poveri pronti a finire sulle consolle dei deejay.

Angelina Mango e Annalisa sono a Sanremo per vincere , le quotazioni sono dalla loro. Il pezzo della figliola di Pino è particolare, fortissimo. Emma e Dargen compagni di ventura su diverse direttrici di successo. Diodato azzarda il Festival mentre ancora tutti ricordano «Fai rumore». La nuova canzone è bella ma non ha quella forza. Mahmood ogni volta sperimenta, anche la voce; Il Volo mantiene la maestosità dell’incedere, dalle parti del pop tenorile.

Gli anniversari

Staremo a sentire. Intanto il Festival rende omaggio a se stesso, alle canzoni di una volta. Amadeus dà l’annuncio: «Quest’anno Sanremo celebrerà gli anniversari di tre canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana, 30, 40, 60 anni dopo». «E poi» di Giorgia (7 febbraio), «Terra promessa» di Eros Ramazzotti (8 febbraio), «Non ho l’età» di Gigliola Cinquetti nella serata finale. Un salto nel passato per non dimenticare quanto è cambiato il taglio delle melodie nel tempo, ma anche per ricordare che certe canzoni non si scrivono più, e non parliamo di quelle che canta Fiorella, attribuite al nostro cantautorato più nobile.

Super ospite Russel Crowe

A colorare di blues l’Ariston arriva un attore come Russel Crowe con la sua band, mentre in Piazza Colombo tornano i reduci dello scorso anno: Lazza, Paola e Chiara con «Furore», Arisa e Tananai. In barca stanno i deejay Gigi D’Agostino e Bob Sinclar; anche Bresh e il rapper Tedua, il «driller dantesco» che fa il bis. I ragazzi da classifica ci sono proprio tutti a questo Sanremo numero 74.

Le pagelle di Ugo Bacci

Ghali «Casa mia»: 6

Il prato è verde, il cielo blu. Extraterrestre non portarmi via. Lasciami qui anche se il pianeta è quello che è. Caro amico ti spiego, anche se capire è difficile. Benvenuti nel Truman Show: civiltà urban come il clima del pezzo.

Alessandra Amoroso «Fino a qui»: 6/7

Per la sua prima gara all’Ariston Alessandra sceglie la ballad della consapevolezza. Caramelle anti-panico in un’altra notte di pioggia, a Roma. Sentirsi come Sally senza avere più voglia di fare la guerra.

Gazzelle «Tutto Qui»: 7

L’amore e il rimpianto per qualcuno che non c’è. Flavio Bruno Pardini, Gazzelle, è un cantautore di qualità, in cerca di allargare l’orizzonte del consenso. Qui è ben raccontata la nostalgia del non vissuto. Indie lento, melodico, cantautorale.

Ricchi e Poveri «Ma non tutta la vita»: 6

La quota d’antan con tanto di sorpresa. Il ritorno all’Ariston dei due «angeli» della melodia italiana. Dal passato un salto nel futuro di una storica realtà. Egregiamente uptempo.

Dargen D’Amico «Onda Alta»: 6/7

Viaggio nelle musiche di oggi, affrontato con scanzonata maestria. Dargen sa dove condurre chi ascolta. Andata e ritorno nel cuore della musica che va, in stile riassuntivo. Come faccio ad avere una vita in incognito, se parlo solo di me.

Angelina Mango «La noia»: 7

Autobiografia di un momento. La noia di un altro successo annunciato. Angelina è al Festival per piazzare in testa agli italiani un altro bel tormentone. Ci riuscirà, complice Madame. Il folklore della modernità.

Fred De Palma «Il cielo non ci vuole»: 6

Il ballo inteso come metafora della vita. Ecco la strada maestra di Fred. Stavolta elude l’hip hop si affida alla scrittura di Jacopo Ettorre per un pezzo che batte subito in testa. Cosa ci rimane, pieni di rimpianti fino all’overdose.

Fiorella Mannoia «Mariposa»: 8

La metafora della farfalla, inno al genere femminile. Canzone mossa, uptempo, musicalmente allegra. L’orgoglio di essere l’altra metà del cielo. I tempi stanno cambiando. La coscienza di un’emancipazione, ulteriore.

Loredana Bertè «Pazza»: 6

Autobiografia di una donna libera, tra odio e amore per se stessa. La forte contraddizione di un sentimento umano raccontato con la forza e la grinta di sempre. Rockaccione a tutto ritmo, perfetto per una che per poco già s’in….a!

Mr. Rain «Due altalene»: 6

Un’altra ballad collosa, in stile Mr. Rain. Lasciarsi ondeggiare sull’onda del ricordo, della perdita di qualcosa d’importante. Semplicità di ritorno: tu mi hai insegnato a ridere…io e te fermiamo il mondo quando siamo insieme.

Geolier «I p’ me, tu p’ te»: 6

Il rapper napoletano racconta in lingua la storia emblematica di una coppia che scoppia per troppo amore. Meglio che ognuno vada per conto suo. A Sanremo con ardore hip hop. Tanto per conquistare il prossimo «Maradona».

Negramaro «Ricominciamo tutto»: 7/8

Ballata a tutto sentimento. Ricominciare dalla storia di un gruppo che è partito male da Sanremo, per volare nel cielo del successo. Prima o poi si torna sul luogo del delitto, anche per rilanciarsi a dovere. C’è un tour negli stadi che aspetta.

Rose Villain «Click Boom!»: 6

La duplice personalità di Rosa Luini in arte Villain. «Click Boom!» viaggia su un doppio registro, tra malinconia e rabbia. Una parte morbida, l’altra strong, almeno quanto l’immagine di Rosa. L’amore come un proiettile.

Mahmood «Tuta Gold»: 7

Lo sperimentale viaggio di Mahmood tra passato e presente, in un immaginario interiore tutto da esplorare. Nelle mani di Jacopo Ettorre, questo cantante da brividi segue il filo di una ricerca mai interrotta. Stavolta a Budapest, zona Nord.

Diodato «Ti muovi»: 7

Dopo l’irripetibile «Fai rumore» una ballad vibrante che racconta un movimento interiore a cui è facile collegare le proprie sensazioni. Pezzo melodico, di forte impatto emotivo. Non proprio da cantare al balcone.

Annalisa «Sinceramente»: 6/7

Stavolta gioca si gioca qualche sfumatura in più, Annalisa. Il discorso è chiaro: «se tu mi lasci i miei spazi, e solo libera, sono tua, sinceramente». Solito ritmo per picchiare in testa alla gente e conquistare il prossimo live, tra coreografie e musical.

Il Volo «Capolavoro»: 6

Ballata pianistica e pop. La speranza di vincere ancora, o almeno salire sul podio. Verosimile epilogo per questi tre tenori di successo, cresciuti da tutti i punti di vista, esperienza compresa. Enfasi a profusione.

Emma «Apnea»: 7

Il pezzo ha la forza asfissiante di Emma. Punta a mettere sull’attenti l’Ariston. La grinta non manca, il resto è storia di ogni volta. Trovale tu le parole, nelle onde del televisore, o del mare. Un amore in bilico.

Renga e Nek «Pazzo di te»: 6

Amici miei, senza bisogni e richieste, saldati alle abitudini sentimentali non più animate dagli slanci di una volta. Ora è il tempo della solidità. L’amore è stupido, al tempo nobile come un metallo indistruttibile.

La Sad «Autodistruttivo»: 6

La fonda sofferenza di un ragazzo mai accettato, in famiglia, in società. Riccardo Zanotti, tra gli altri, ha scritto un pezzo pop rock che si attaglia perfettamente a questo triangolo punk tanto chiacchierato. Un verso: vomito anche l’anima per sentirmi vivo dentro ‘sto casino.

Irama «Tu no»: 6/7

Un mondo di soul dentro una viscerale sensibilità. Irama sa come incollare la gente alle sue canzoni. Comunque vada sarà un successo. Garantito. Tu sorridevi, cercavi un modo per proteggermi, però non c’eri. Voce, piano, orchestra: un solo suono.

BigMama «La rabbia non ti basta»: 6

Messaggio forte quanto l’immagine di Marianna Mammone rappista di ventura. Al centro il tema della rivalsa femminile, di moda oggi, dai social in su. E’ facile colpire i più fragili. Guarda me, adesso sono un’altra.

The Kolors «Un ragazzo una ragazza»: 6

La fotografia urbana di una relazione tra due giovani. Con lo stile colorato di Stash e compagnia bella. Il sequel di «Italodisco». Un altro pezzo in Petrella style che batte forte e diventa appiccicoso in un attimo.

Sangiovanni «Finiscimi»: 5

Nostalgica, struggente. La canzone parla di un qualcosa che ha una fine, troppo lenta per il giovane Sangiovanni pentito. Fammi fuori, sono pessimo; a mia discolpa dico che ero perso.

Il Tre «Fragili»: 5

Tempi evanescenti, oscuri. Il lamento di un rapper pentito, di ritorno alla melodia. Autobiografia di un momento vissuto nell’ultimo periodo, da esorcizzare all’Ariston. Siamo fragili, come la neve, come le crepe.

Alfa «Vai!»: 7

Cassa dritta, sonorità folk, da giovani si va in giro anche senza aver chiara la meta. L’importante è andare, muoversi, vivere. Scrittura inglese, una canzone che funziona tra cambi di ritmo e chitarrine che punteggiano il refrain.

Maninni «Spettacolare»: 6

Outsider spettacoloso, Alessio viene da «Amici 16», ha fatto strada. Viaggia tra pop e rock, con convinzione. La canzone mette in fila i momenti più belli vissuti con fragilità, amore e passione giovanile. Con una qual classicità melodica.

Clara «Diamanti Grezzi»: 4/5

Dal «Mare fuori» ecco Crazy J che riprende la sua identità per parlare di quanto sia importante maturare, crescere oltre la fiction. Siamo la prima volta, quella che non si scorda. Pezzo ritmato e moderno. Dimenticabile.

I Santi Francesi «L’Amore in bocca» : 6

Si gioca a capirsi con mistero de «l’amaro in bocca». I Santi Francesi hanno dalla loro la potenza di fuoco dell’hard pop. Tra sensualità e romanticismo. L’avviso: non sarò mai un posto sicuro. Lasciati con l’amore in bocca.

6Bnkr44 «Governo Punk»: 5/6

La ribellione giovanile al tempo dei rave vietati dal governo Meloni. Il gruppo viaggia bene, la partecipazione li avvantaggerà, chiedere il coinvolgimento della platea dell’Ariston è arduo. Punk’n’rollino radiofonico.

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