«Suonare con De André ha segnato tutta la mia vita»: Cordini a Malpensata d’autore - Gli orari aggiornati dei concerti

L’EVENTO. Giorgio Cordini, chitarrista del grande Faber, presenta il libro sugli otto anni di collaborazione con il cantautore.

Naturalizzato bergamasco, cittadino di Vilminore di Scalve, Giorgio Cordini è un polistrumentista delle corde che ha collaborato a lungo con Fabrizio De André. Alternando chitarra, mandolino e bouzouki ha condiviso con il cantautore parte degli anni Novanta, lungo le tournée di «Anime salve» e «Nuvole. Non a caso interviene alla due giorni dedicata all’amico Faber, intitolata «Malpensata d’Autore», il 27 maggio e il 28, al Parco Ermanno Olmi in città.

Oggi (domenica 28 maggio), dopo i concerti di Corimè e I Luf, presenterà il libro «I miei otto anni con Fabrizio De André»: raccolta di aneddoti e memorie che Cordini ha scritto per mettere a fuoco quel tempo così cruciale per la sua avventura artistica. «L’iniziativa è interessante, avevamo anche un progetto più ambizioso, ma alla fine c’è quanto basta per ricordare Fabrizio in modo corale», spiega Cordini. Una mostra curata da Walter Pistarini, scrittore e collezionista, profondo conoscitore di De André, la presentazione del libro, altri concerti con Corimè e I Luf (anticipati domenica alle 15 e 16,30 per questioni meteo).

A 24 anni dalla scomparsa del cantautore l’attenzione sembra persino cresciuta. «In questo tempo s’è parlato molto di Faber, persino più di quando era in vita. Ricordo una cosa che mi è rimasta impressa. Non erano ancora passati dieci anni da quando era mancato Fabrizio e Dori Ghezzi mi raccontò che in quel lasso di tempo erano stati venduti molti più dischi di quanti il cantautore ne avesse venduti in vita. Una cosa particolare. Del resto De André era molto amato, ma non ha mai venduto tantissimo, non è mai finito nelle hit parade. Forse per questo lo ricordiamo meglio e ne cogliamo sempre più l’importanza. Quando giro l’Italia con i diversi progetti incentrati sul suo canzoniere tutti quanti cantano le sue canzoni. E il pubblico è incredibilmente variegato. Va dai fan che hanno sempre amato Fabrizio a chi non l’ha mai sentito dal vivo, ai più giovani che l’hanno scoperto per caso. Del resto i messaggi delle canzoni sono tuttora attuali e fruibili come un tempo».

Cordini ha raccontato la sua collaborazione con De André in un libro che presenterà; quell’esperienza è stata importante. «Un momento speciale. Da quando sono entrato nella band di Fabrizio molte cose per me sono cambiate. C’è stato come un salto di qualità. Prima avevo fatto qualche piccola tournée, suonavo con Mauro Pagani da sempre. Non avevo mai frequentato palchi così grandi, con un così vasto pubblico. Nella parte estiva del tour delle “Nuvole” abbiamo fatto gli stadi al Sud, con 20mila persone davanti. Suonare con Fabrizio è stata un’esperienza che ha segnato tutta la mia vita. Quando diventi il chitarrista di De André rimani quello nella fantasia di tutti. Sei persino più bravo di quel che realmente sei. Il problema semmai arriva quando cerchi di crearti un repertorio personale e vuoi affermare la tua musica. Si fa un po’ più fatica, resti sempre il chitarrista del grande Faber. Ma devo dire che la cosa mi piace, anche se a volte ho provato a scrollarmela di dosso».

La memoria storica del grande cantautore passa per diversi progetti che Cordini porta avanti in sintonia con la fondazione De André: Mille Anni Ancora, La Piccola Orchestra Apocrifa. «Se suono nel nome di Fabrizio i teatri si riempiono sempre. Quando presento i miei progetti, svincolati da quel repertorio, beh, la gente fa più fatica ad avvicinarsi, ma è normale». Lavorando di sera in sera con le canzoni di Fabrizio si pone anche un problema di rilettura. Le canzoni non possono essere sempre le stesse, vivono di altra luce.

«Questo è vero, anche se col gruppo Mille Anni Ancora abbiamo sempre tenuto un’attenzione filologica sulla materia. Anche se qualche volta ci azzardiamo a cambiare qualcosa, la maggior parte del repertorio proposto mantiene le stesse parti, gli stessi arrangiamenti che usavamo negli ultimi tour di De André. Anche i musicisti che suonano con noi e non facevano parte della band di allora, sono stati opportunamente istruiti. E la voce di Adami rievoca Fabrizio molto bene, anche se il timbro è diverso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA