Tanta voglia di Pooh: il 15 febbraio il docufilm e a luglio il concerto

L’intervista. Il 15 febbraio su Rai1 in onda «Un attimo ancora», il 6 luglio appuntamento insieme a San Siro.

Una questione di congiunzioni astrali, il ritorno dei Pooh. Arriva in televisione «Pooh - Un attimo ancora», il 15 febbraio su Rai1, e tutto in fondo nasce da lì. Il docufilm per la regia di Nicola Conversa, con Mariasole Pollio nei panni di Greta, una giovane aspirante regista, è il racconto di vita e musica che ha legato per oltre cinquant’anni il più longevo gruppo della musica pop. Sulla base del film, della necessità di promuoverlo il Festival di Sanremo era l’occasione giusta per una comparsata di presentazione, ma Amadeus è stato categorico, racconta Roby Facchinetti: «Se venite all’Ariston suonate anche». Già era pronto l’omaggio del 20 febbraio a Valerio Negrini nel decennale della scomparsa. Dunque da cosa è nata cosa. I Pooh sono andati a Sanremo, hanno suonato i loro cavalli di battaglia, e da quella via è nata l’idea di un grande concerto a San Siro il 6 luglio prossimo. In un solo giorno 30 mila biglietti venduti sull’unghia. C’è tanta voglia di Pooh, evidentemente.

Loro però sono cauti, non tornano sulle decisioni prese e preferiscono evitare la parola reunion. «Ci siamo ritrovati per l’occasione di questi appuntamenti», spiegano in coro Roby, Red e Dodi. «Ci hanno inviato a Sanremo per presentare questo progetto Rai e da quella via abbiamo suonato. Non è una reunion del gruppo, non è nella nostra testa. Sta di fatto che il film è finito in secondo piano rispetto alla performance, all’omaggio che abbiamo fatto a Stefano. È passato il messaggio dei Pooh che dopo sette anni si ritrovavano ancora una volta sul palco. Da lì, come dicevamo, per strane congiunzioni astrali, è nato anche il concerto di San Siro. Sono i cinquant’anni di “Parsifal”, dieci anni che ci ha lasciato Valerio, c’era l’opportunità di ricordare tutti insieme Stefano. Per tutte queste coincidenze che mai più ricapiteranno abbiamo deciso di accettare la proposta di Friends&Partners, e rifare un concerto da dove era partita l’ultima tournée dei Pooh. Sarà un evento unico e straordinario».

I Pooh sono andati a Sanremo, hanno suonato i loro cavalli di battaglia, e da quella via è nata l’idea di un grande concerto a San Siro il 6 luglio prossimo. In un solo giorno 30 mila biglietti venduti

Siete ancora convinti dei passi fatti, della decisione di mettere la parola fine alla storia dei Pooh?

«Non è una seconda reunion. Per le ragioni dette è soltanto un evento, un ritrovarsi. Quando a settembre abbiamo reso omaggio a Stefano, Dodi per impegni presi non aveva potuto esserci, ci saremmo ritrovati per ricordare Valerio, poi è arrivato Sanremo e il resto. Lo abbiamo già detto: c’è un’astralità che si è rivelata propizia proprio a rimettere le nostre vite in connessione, una volta ancora. Le ragioni sono molteplici».

Ma voi avete voglia di Pooh?

«L’amore della gente che abbiamo avvertito in questi ultimi giorni ci fa capire quanto sia stata importante la storia dei Pooh. In poche ore abbiamo venduto un sacco di biglietti e non ce lo aspettavamo. Ci siamo commossi».

Questo seguito così affezionato non vi fa riflettere?

«Questa nostra assenza ha fatto crescere il desiderio. L’amore per i Pooh se possibile è aumentato. E questo fa bene alla nostra storia, fa bene a noi. Questa settimana siamo primi su TicketOne per la vendita dei biglietti. Nelle prime ventiquattro ore 30mila. Neanche quando abbiamo iniziato l’ultimo tour a Milano avevamo fatto uno sbigliettamento così alto in un solo giorno. Era l’ultima corvée, avevamo richiamato sul palco Stefano e Riccardo. La fotografia era bella e quel tour fece numeri straordinari. Ora ci dicono che per come vanno le cose potremmo pensare anche a una seconda data».

«Sono fatalista io», aggiunge Roby. «Credo che qualcuno dall’alto abbia operato, ci stia mandando dei segnali. Le condizioni che si sono create sono uniche. Un altro film sui Pooh, sulla nostra storia non si farà, e non ritorneremo a Sanremo per presentarlo».

Quando avete sciolto i Pooh ognuno ha continuato per la sua strada fiancheggiando il repertorio, affrontando altre imprese. Non è che uniti siete più forti?

«Assolutamente sì».

«Vogliamo portare a San Siro tutta la nostra storia. Di certo sarà un concerto lungo. Abbiamo tanto da raccontare e l’occasione è buona. Metteremo in arte tutte le sfaccettature dei Pooh, compresa la componente prog che ha dato molto al pop italiano»

E allora perché non vi rimettete insieme in pianta stabile?

«I Pooh insieme vanno a mille. Oggi però Stefano non c’è più, la nostra storia l’abbiamo affrontata in quattro. L’immagine è quella. L’ultimo tour resta un momento irripetibile. Ci piace avere rispetto per quel che abbiamo fatto».

Avete pensato almeno a una «reunion» annuale?

«Sta succedendo tutto così in fretta che, francamente, non ci abbiamo messo testa. Siamo concentrati sui prossimi due appuntamenti. Vogliamo portare a San Siro tutta la nostra storia. Di certo sarà un concerto lungo. Abbiamo tanto da raccontare e l’occasione è buona. Metteremo in arte tutte le sfaccettature dei Pooh, compresa la componente prog che ha dato molto al pop italiano».

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