«Pentole e campanili», la contesa dei piatti di ieri

«La storia insegna che molti piatti o prodotti fra loro simili (per ricetta, tradizione o significato culturale) sono nati in modo del tutto indipendente in diverse zone del nostro paese». Il libro di Irene Foresti.

Confrontare diversi ingredienti e i loro usi in cucina, analizzare le modalità di trasformazione e di cottura degli alimenti, considerare i cibi stagionali e la cucina degli avanzi che rendevano vigili e creative, econome e parsimoniose anche le massaie meno esperte di un tempo, e raccontare i campanilismi legati all’invenzione dei diversi piatti. È quanto ha messo nero su bianco Irene Foresti, autrice del volume dal singolare titolo «Pentole e campanili. Assaggi di campanilismo italiano in cucina», la nuova pubblicazione del Centro Studi Valle Imagna che verrà presentato venerdì pomeriggio 28 luglio, a partire dalle 18,30, nella cornice dell’Antica Locanda Roncaglia, a Corna Imagna.

«Si tratta di una serie di saggi – spiega Irene Foresti – uniti da un filo conduttore comune: i vari piatti di cui racconto sono oggetto di campanilismo territoriale. Cioè più territori ne rivendicano la creazione e l’invenzione. E può sembrare paradossale, ma la storia insegna che molti piatti o prodotti fra loro simili (per ricetta, tradizione o significato culturale) sono nati in modo del tutto indipendente in diverse zone del nostro paese».

«Durante le mie varie ricerche sul tema della cucina, della gastronomia e più in generale della storia dell’alimentazione - aggiunge l’autrice -, infatti, mi sono spesso imbattuta in esempi di questo tipo, motivo per cui ho maturato l’idea di scrivere una decina di saggi (quelli contenuti in questo volume) utili per riflettere su come lo spirito di campanile italiano sia in antitesi con la storia, almeno in cucina».

Irene Foresti racconta così della «Bariloca di Barbariga», il «Bruss», i «Capù» e «Nosècc», il «Chisöl», il «Cuz di Corteno Golgi», le «Mariconde», lo «Squartone», la «Sfongada» e gli Usilì scapàcc, nomi che a tanti potranno sembrare astrusi e strani, ma di piatti succulenti. «Ho scelto dei piatti appartenenti a tradizioni culinarie vicine alla mia zona d’origine, la provincia di Bergamo – continua –, o che ho incontrato in occasioni varie (viaggi, degustazioni, ecc.), facendo leva solo sulla mia curiosità personale verso questa o quella ricetta e tenendo conto della quantità di informazioni che avevo a disposizione per poter ricostruire un percorso storico esemplificativo. Volutamente, non ho scelto preparazioni già note come tipiche di questo o quel territorio, non perché non meritino di essere valorizzate, bensì per far notare come il binomio “pentole e campanili” sia diffuso a livello molto profondo nella cultura alimentare italiana».

«Con i nove piatti proposti – commenta Antonio Carminati, direttore del Centro Studi Valle Imagna –, ciascuno dei quali costituisce un capitolo del libro, Irene ci induce a viaggiare in un mondo diverso, definito non solo sotto il profilo geografico, ma anche da specifiche dimensioni ambientali e professionali, familiari e sensoriali. Essa va in cerca di paesaggi enogastronomici e contesti umani ancora autentici. E passa così da una torre civica all’altra, ritrovando storie dimenticate, sapori antichi che pensavamo perduti per sempre e che invece riaffiorano nei diversi preparati della cucina popolare, in molti casi elevata oggi a patrimonio delle tavole signorili, e ci invitano a raggiungere traguardi insperati».

A seguire vi sarà la possibilità di cenare in Locanda assaggiando alcuni piatti descritti nel libro. La presentazione è ad accesso libero e gratuito. Per prenotare la cena: 349.4216170; [email protected].

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