Ragazzi sempre più dipendenti dal web: gli educatori vigilino

L’allarme Guida del bergamasco Roberto Alborghetti per genitori e docenti: tempo divorato dai dispositivi con rischi per la salute, giochi estremi e pornografia.

Tim Berners-Lee, l’inventore del web, confidò che era stato creato perché fosse uno strumento che «avrebbe cambiato, in meglio, il volto del mondo. Internet, invece, ha rovinato l’umanità anziché servirla, come avrebbe dovuto fare, e l’ha rovinata sotto molti aspetti. È arrivato a produrre un fenomeno su larga scala che è anti-umano». Lo ricorda Roberto Alborghetti in «(De)generazione digitale» (Funtasy Editrice, pagine 60, euro 10), il nuovo libro del giornalista e autore bergamasco sui rischi della Rete, adottabile come testo scolastico. «E nasce proprio dagli incontri nelle scuole – spiega Alborghetti – su

“Social o dis-social?”, il volume precedente sul tema, uscito nel 2018 e più volte rieditato. Vuole fornire chiavi di lettura, in modo particolare ai docenti e ai genitori, sui nuovi fenomeni allarmanti del web. Le scuole riferiscono della sovraesposizione crescente dei ragazzi». Alborghetti, in questi ultimi anni, ha girato l’Italia, incontrando decine di migliaia di allievi per parlare dei problemi dei «nativi digitali». «Questo nuovo libro doveva uscire a settembre. L’abbiamo anticipato perché nelle scuole, in particolare nelle superiori, dalla provincia di Lecco a quella di Caserta, erano già emersi temi trattati nel testo». I dati dell’indagine condotta dal sociologo Francesco Pira alle medie e alle superiori nella primavera 2020, in pieno lockdown, fotografano la situazione di totale dipendenza: il 99,6% dei ragazzi possiede lo smartphone, il 98,7% ha un profilo social, il 61,6% invia e riceve via WhatsApp più di cento messaggi al giorno, il 45,5% dichiara di tenere il telefonino acceso giorno e notte. Con effetti sulla salute psicofisica.

Il tradimento del ruolo sociale della Rete

«Ancora più sconvolgenti – aggiunge Alborghetti – i dati sulla pedopornografia via web diffusi nei giorni scorsi dalla polizia postale: più di 5.300 casi nel 2021 con un incremento del 47% rispetto all’anno precedente. La pandemia, con la didattica a distanza e l’isolamento sociale, ha contribuito ad aggravare questa piaga vergognosa». (De)generazione digitale, appunto: in Italia il 44% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni vede pornografia online. Lo «zoombombing» è un altro dei fenomeni emersi durante la didattica a distanza: l’intrusione indesiderata durante le lezioni online. «Oggi la scuola non può più prescindere dalla formazione sui media. La stessa transizione digitale, di cui tanto si parla, non deve essere soltanto una questione di impianti e infrastrutture, ma anche e soprattutto di educazione e cultura». Il libro di Alborghetti si articola in cinque capitoli, ricchi di dati, conclusi da schede, intitolate

«Come parlarne insieme?», per guidare il dialogo educativo. Uno è dedicato a TikTok, il social diffuso in Italia tra sei su dieci dei ragazzini tra 11 e 14 anni, «dove il mondo – aggiunge l’autore – è soltanto in funzione delle finestre che permettono di guardarmi. È il tradimento della vocazione sociale della Rete, nata e sviluppata per poterci aprire finestre di conoscenza sul mondo». Il 9 febbraio 2021 il Garante per la privacy blocca l’accesso al social cinese ai minori di 13 anni; una decisione obbligata, ma tardiva, spinta dall’opinione pubblica inorridita dal tragico epilogo di un gioco estremo online che, diffuso da TikTok, aveva indotto alla morte una bambina di Palermo. «Squid Game», il gioco del calamaro nato come serie televisiva, ha scoperchiato il vaso di Pandora della degenerazione dei videogiochi: un passatempo infantile è reinterpretato «nella ferocia di una società dove vige l’ideologia dello scontro mortale e dell’eliminazione fisica dei propri simili». I genitori devono vigilare. «Anche se in Italia la legislazione è ancora carente sulla prevenzione e il controllo, Pegi, Pan European Game Information, è la classificazione per fasce di idoneità di età: bisogna verificarla».

Il ruolo degli «influencer»

Alborghetti ricorda anche come gli «influencer» siano solo personaggi che devono vendere prodotti. «La programmazione industriale deve trovare sempre nuovi consumatori, possibilmente in giovane età, perché il futuro è giovane, dunque i giovani vanno av-vinti in un ludico abbraccio. Sempre, ovunque, su ogni strumento: è la strategia in atto per tenerli avvinghiati al web. Non sappiamo a quale società ci porterà, anche se gli effetti già si vedono». La merce svenduta sull’altare del profitto, come insegna lo studioso Evgeny Morozov, sono i nostri dati personali, per l’accentramento di potere economico nelle mani di pochi. «Vero: l’85% del mercato pubblicitario online è spartito da società statunitensi. Non solo: nel mondo ci sono 4 miliardi e mezzo di telefonini per 146 miliardi di tonnellate di CO2 emessi. Ogni giorno ne sono gettati un milione e mezzo». Con evidenti conseguenze sui consumi di materie prime, di energia e sull’alterazione del clima. «Il prossimo libro sarà dedicato all’impatto ecologico del web», conclude Alborghetti. Intanto un altro testo dell’autore, «Italiani o it-alieni?», sui principi fondamentali della Costituzione, è stato aggiornato dopo l’inserimento nell’articolo 9 della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. Dal Parlamento finalmente un passo nella giusta direzione.

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