Majorana: «I sistemi di intelligenza artificiale ora entrano nelle imprese»

INTERVISTE ALLO SPECCHIO. Parla il direttore del Kilometro Rosso, Salvatore Majorana, sulla frontiera tra scienza e produzione. Il dialogo nel progetto curato da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con «Il Giornale di Brescia».

Coniugare innovazione e sviluppo etico per un futuro migliore e più attento all’ambiente. Sarà questa la sfida al centro de «Il rosso e il blu», il festival organizzato dai Parchi tecnologici di Bergamo e Brescia - Kilometro Rosso Innovation District e Csmt Innovative Contamination Hub –, sei appuntamenti gratuiti rivolti a un pubblico di tutte le età. La rassegna prenderà il via martedì 2 al Kilometro Rosso di Bergamo e proseguirà fino al 25 maggio con conferenze, laboratori didattici e convegni organizzati in entrambe le città (informazioni su www.ilrossoeilblufestival.it). Un’occasione preziosa per riflettere sui temi della scienza, capire in che direzione stiamo andando e analizzare quale sarà l’eredità che lasceremo alle giovani generazioni. Un quadro che cerchiamo di analizzare con Salvatore Majorana, direttore del Parco scientifico e tecnologico bergamasco.

Quale strada sta prendendo l’innovazione nei territori di Bergamo e Brescia?

«Sta correndo verso l’automazione e la digitalizzazione dei sistemi produttivi, con una forte attenzione all’introduzione di sistemi di calcolo evoluto basati su strutture di Intelligenza artificiale. Non si tratta però solo di fornire potenti tecnologie alle nostre imprese, ma anche di formare le persone. La formazione rivestirà un ruolo essenziale in questa visione di sviluppo».

L’Intelligenza artificiale è al centro di un acceso dibattito internazionale. Molte personalità hanno espresso preoccupazioni sul progresso di queste tecnologie.

«In assoluto non esiste una tecnologia buona o cattiva. Una tecnologia con grandi potenzialità deve però essere guidata da solidi principi etici. Se non sono controllati con estrema precisione, questi strumenti possono produrre risvolti inattesi e potenzialmente pericolosi. Lo abbiamo riscontrato in un caso americano, dove un sistema evoluto per la selezione dei curricula vitae ha rischiato in un’azienda di escludere candidati per via di preconcetti legati al genere e all’etnia. In quel caso gli errori riscontrati – basati sull’andamento storico delle assunzioni che prediligeva candidati maschi bianchi - riproducevano determinati “bias”, ossia difetti di pensiero dell’uomo. L’Intelligenza artificiale può essere uno specchio con il quale confrontarci per migliorare anche dal punto di vista etico».

Quali sono oggi i numeri del Kilometro Rosso?

«Stiamo seguendo una trentina di progetti europei che coinvolgono ricercatori e aziende di tutti gli Stati membri e, in alcuni casi, realtà e istituzioni internazionali. Con un certo orgoglio, veniamo considerati uno dei principali distretti europei dell’innovazione: siamo sede di 80 “resident partner” – aziende, laboratori e centri di ricerca – per un totale di 2.500 tra ricercatori, ingegneri, imprenditori. Il nostro Parco scientifico e tecnologico è quindi il punto di riferimento principale di una vasta rete di attori che permette anche alla più piccola realtà di raggiungere il proprio obiettivo, trovando risposta (e in qualche caso nuove soluzioni) per soddisfare il proprio fabbisogno di innovazione».

Perché siamo così avanti?

«Credo che la nostra ricetta funzioni, in quanto siamo in grado di mettere allo stesso tavolo attori con capacità, visioni e linguaggi diversi che trovano, proprio al Kilometro Rosso, un punto di incontro. Ad esempio, una start up innovativa che studia le microalghe, BGreen Technologies, si è trovata a creare con un’importante realtà che produce tessuti di alto pregio, Albini Group, una particolare tintura “green”, capace di abbattere l’impatto ambientale in fase di produzione».

Si può parlare di concorrenza tra Parchi tecnologici?

«Per realtà che si occupano di aggregare idee e progetti, il concetto di concorrenza è molto relativo. Un altro Parco scientifico non sarà mai per me un rivale, ma una calamita per attirare possibili soluzioni e generare attività di cooperazione. Penso al Parco tecnologico di Brescia (Csmt Innovative Contamination Hub) con il quale è stato naturale organizzare qualcosa per la Capitale 2023. Da questa collaborazione è nato il festival “Il fosso e il blu”. Domani questa sinergia potrebbe trasformarsi in un progetto scientifico: insieme è sempre meglio».

Ci sono differenze tra i due territori sotto il profilo dell’innovazione?

«La mia sensazione è che davvero queste due province costituiscano un unico elemento di continuità, ad esempio nell’atteggiamento nei confronti del lavoro, nei valori di solidarietà umana e anche per la buona dose di perseveranza verso il raggiungimento degli obiettivi. Prendo atto della sfida interna ma sono certo che queste due città sono più simili di quanto credano».

Leggi sul sito del Giornale di Brescia l’intervista ad Riccardo Trichilo, direttore del polo tecnologico Csmt, pubblicata anche su «L’Eco di Bergamo» in edizione cartacea di domenica 30 aprile.

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