Roby Facchinetti: «Non chiuderei un teatro quest’anno»

INTERVISTE ALLO SPECCHIO. Questa intervista è parte del progetto «Interviste allo specchio», condiviso con Il Giornale di Brescia e nato in occasione del 2023, l’anno che vede i due capoluoghi uniti come Capitale della Cultura. Ogni domenica i due quotidiani propongono l’intervista a due personaggi autorevoli del mondo culturale (nell’accezione più ampia), uno bergamasco e uno bresciano, realizzate da giornalisti delle due testate. Di seguito trovate l’intervista al personaggio bergamasco. Per scoprire il contenuto dell’intervista all’omologo bresciano, invece, vi rinviamo a Il Giornale di Brescia: il link in fondo all’intervista.

Il 2023 è l’annus mirabilis di Roby Facchinetti e i Pooh, l’anno del ritorno al futuro del gruppo più longevo del pop. Cade nella fortunata contingenza di Bergamo Capitale italiana della Cultura insieme a Brescia e questo al musicista bergamasco sembra un segno del destino.

Il rapporto con la città per Facchinetti è sempre stato cruciale: qui sono le sue radici familiari, culturali e, perché no, musicali. «Vogliamo parlare della bellezza della nostra città?», attacca lui. «Mi fa piacere che ci sia questo gemellaggio perché Bergamo e Brescia sono due città di area, molto vicine, simili non solo per la lingua, ma per tante altre caratteristiche. Nel tempo ci sono state gelosie, per me incomprensibili, ma oggi tutto è superato. Forse a livello sportivo qualche dissidio c’è stato ma tutto si è alleggerito nel tempo e questo fa solo piacere. Purtroppo sono molto impegnato in questo periodo e dunque non mi sto vivendo la città. Non ho notato iniziative straordinarie, ma è presto per dirlo. Sono comunque convinto che quella della Capitale della cultura sia un’opportunità importante per due città che possono specchiarsi al meglio in un incontro che non si limiti all’anno in corso, ma preveda interessanti prospettive per gli anni a venire. Di quest’anno speriamo rimanga un’eredità di sostanza. Il rapporto tra le due città potrebbe durare negli anni e questo potrebbe cambiare qualche prospettiva. L’unione fa la forza. Anche politicamente, al di là delle implicazioni meramente partitiche».

Com’è la realtà musicale delle due città?

«Beh, in questo ambito attriti non ci sono mai stati. Il mio rapporto con Fausto (Leali, ndr) è di grande amicizia, anche con Francesco Renga e Omar Pedrini, con i Timoria che non ci son più. Anzi sto aspettando che Omar mi porti i suoi fantastici salami. La musica pop nelle due città si è espressa bene nel tempo. Bergamo pur essendo una città viva musicalmente e culturalmente ha figurato a metà sulla scena nazionale. Non abbiamo la mania di sgomitare e questo in qualche modo ci ha penalizzato. Ma ci sono realtà come i Verdena che a testa bassa sono andati avanti e hanno oggi un riconoscimento importante, anche se di nicchia. Credo che oltre a loro, ai Pinguini Tattici, ci siano tanti altri artisti che meritino di più a livello musicale. L’indole bergamasca forse è un limite. I Pinguini l’hanno superato eccome. Ricordo che lei mi parlò di loro quando non erano ancora usciti dalla cinta cittadina. Non li conoscevo, ma ho seguito tutto il loro straordinario iter. Sono partiti bene e ora non li ferma più nessuno, fanno gli stadi come noi! E di questo sono davvero felice. Si meritano tutto. L’aria di Albino fa bene alla musica».

Bergamo dal punto di vista delle strutture come l’ha vissuta negli anni? Lo sa che ora abbattono il Creberg Teatro e trasformano in museo il vecchio Palazzetto dello sport?

«Il Palasport l’abbiamo inaugurato noi tanti anni fa, con un concorso per complessini. Quanto alla dismissione del Creberg Teatro, francamente non la capisco. Era una struttura che andava benissimo e assolveva al compito di ospitare concerti e spettacoli teatrali di un certo richiamo. Noi come Pooh e singolarmente ci abbiamo suonato un sacco di volte. Era una struttura degna per la città di Bergamo. Ora sta nascendo il quartiere di Chorus Life e mi dicono che ci sarà una struttura dedicata alla musica, agli spettacoli. È l’eredità lasciata dall’amico Bosatelli che purtroppo se n’è andato. Vediamo se arriverà a sostituire adeguatamente il Creberg. Nell’anno della Cultura avrei comunque evitato di chiudere un teatro».

Il 2023 non è solo l’anno di Bergamo Brescia Capitale, segna anche il ritorno dei Pooh a un successo che forse non avevate neppure immaginato.

«Per noi questa è una stagione eccezionale. A dieci anni dalla morte di Valerio Negrini, a cinquanta dall’uscita di “Parsifal”, l’album della grande svolta progressive, ci siamo ritrovati, e stiamo andando incontro a un pubblico che sulla fiducia ha rinnovato un affetto che proprio non ci aspettavamo. Dopo Sanremo, dopo la messa in onda in Rai del docufilm realizzato su di noi è partito un effetto domino che ci conduce verso il tour negli stadi, all’Arena di Verona, e poi nei Palazzetti dello Sport. Sarà un viaggio nella musica e nell’affetto che la gente ci ha dimostrato. Dopo l’ultimo concerto del 2016 chi si aspettava un riscontro così immediato!».

A Bergamo non passerete però, al momento manca lo spazio per ospitarvi.

«Ma la Fiera c’è e a noi farebbe piacere suonare in città. L’abbiamo fatto a ogni tournée».

Leggi sul sito del Giornale di Brescia l’intervista a Omar Pedrini, pubblicata anche sull’edizione cartacea de L’Eco di Bergamo di domenica 21 maggio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA