Studio sull’immunità in Bergamasca
A Suisio ha aderito il 30 per cento

È l’unico paese bergamasco, uno dei quattro lombardi, scelto dal Sacco di Milano. Nei prossimi giorni saranno resi noti i primi risultati.

Si avvicina a 1.200 il numero di cittadini di Suisio che si sono sottoposti, dal 30 luglio al 9 agosto scorsi, allo screening di massa per la positività sierologica al Covid-19. Una percentuale di poco superiore al 30% degli abitanti, ma che potrebbe essere più bassa, visto che sono compresi coloro che risiedono in altri paesi ma hanno lavorato a Suisio nei mesi del picco pandemico, che hanno potuto partecipare ai test.

I dati ufficiali, così come la percentuale di positivi al test sierologico, saranno pubblicati nei prossimi giorni dal Dipartimento di scienze biomediche e cliniche «Luigi Sacco» dell’Università degli studi di Milano guidato dal professor Massimo Galli, che ha curato lo screening realizzato nell’ambito di una ricerca scientifica di sieroprevalenza in collaborazione con l’amministrazione comunale di Suisio (l’unico paese in provincia di Bergamo coinvolto nella ricerca). Durante gli undici giorni in cui si è svolto lo screening sono stati cinque, i nuovi positivi individuati a Suisio. L’indagine è stata effettuata con test rapidi, i cosiddetti pungi-dito, mentre i tamponi sono scattati in una seconda fase ma non solo per i casi positivi al test. Alcuni, anche negativi, sono stati sottoposti a tampone. Questo perché, come spiegato nei mesi scorsi dal professor Galli, solo in una minoranza di pazienti gli anticorpi si sviluppano entro i 12 giorni e il sierologico potrebbe non essere sufficiente per identificare la fase precoce dell’infezione.

In settimana sono arrivati i risultati per il primo dei quattro Comuni lombardi coinvolti nell’iniziativa. Si tratta di Vanzaghello (qui i test sono stati effettuati ad inizio luglio), paese di poco più di 5.200 abitanti della città metropolitana di Milano, dove solo il 3,5% dei partecipanti allo studio (che sono stati il 41% dei residenti) ha evidenziato la presenza di anticorpi dovuti al Covid. «Un dato buonissimo» ha commentato il professor Galli, il quale ha precisato che è ancora presto per ricavare delle conclusioni, da trarre incrociando i dati di tutti i paesi partecipanti allo studio, e che è sul tavolo l’ipotesi di riproporre lo screening per studiare la risposta immunologica a qualche mese di distanza, specie se a seguito di quella che si può definire la «seconda ondata» del contagio.

«Voglio procedere con una comparazione statistica in base alle diverse classi di età – ha commentato l’immunologo – per valutare le tendenze e la modalità di diffusione del virus, oltre a un confronto con i dati di Castiglione d’Adda (Lodi) e Suisio, dove il virus è circolato prima che si sapesse della sua esistenza, e con Carpiano (Milano) dove, come a Vanzaghello, probabilmente qualche misura per contrastarne la diffusione era già in corso. Non escludo un secondo round, magari la prossima primavera, se le risorse lo consentiranno: sarebbe interessantissimo dal punto di vista scientifico».

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