Io con il papillon, cameriere per una sera: ho dimostrato che la fragilità è una risorsa

La storia. Luigi Chianesi, autistico, ha accettato di servire ai tavoli al ristorante in una «Cena senza regole».

Una giacca elegante, la camicia, il papillon. Luigi Chianesi ha scelto con cura il suo abbigliamento per il debutto come cameriere. Solo i suoi occhi fiammeggianti tradivano l’emozione, sotto l’apparenza di un perfetto aplomb. A chi gli chiedeva come stava e se la serata gli piaceva, rispondeva con il suo consueto stile asciutto: «Tutto bene». Ha 19 anni e da quando è nato deve fare i conti con un compagno scomodo, l’autismo. Gli occhi a volte si perdono lontano, come se avessero un orizzonte privato, un altro mondo più confortevole dove rifugiarsi. E poi Luigi, che a casa chiamano «Gigio» ha un suo codice di comunicazione, per cui ogni scambio di opinioni dev’essere «necessario», altrimenti è fatica inutile: «Ma perché mi fai questa domanda?».

In un’occasione speciale, una cena benefica promossa dal ristorante Cece e Simo di via IV Novembre, in città, per sostenere l’associazione San Paolo in Bianco, anche Gigio ha accettato di mettersi alla prova in una situazione nuova: servire ai tavoli con un gruppo di altri giovani «speciali» come lui in una «Cena senza regole». Il locale si è riempito, c’erano un’ottantina di persone, ma i ragazzi – a parte qualche inevitabile adattamento iniziale – hanno mantenuto la calma affiancando il personale del locale con serietà, naturalezza e impegno.

«L’inclusione è una cosa fondamentale, l’autismo non è una malattia, è un modo di essere» ha detto Giuseppe Morotti, in arte Öl Morot, che ha animato la serata con le sue barzellette in dialetto bergamasco. Fra questi «camerieri per un giorno» c’era chi proponeva indovinelli, chi accompagnava le portate con sorrisi e inchini, chi attraversava il ristorante con nonchalance con la carrozzina elettrica. Qualcuno, nel corso della cena, si è seduto accanto ai clienti prendendo sul serio la necessità di offrire non solo cibo ma buona compagnia. Tutti, comunque, si preoccupavano con sollecitudine che nessuno rimanesse senza pane, bottiglie d’acqua, pietanze. Una serata in cui l’inclusione ha preso una forma naturale e forse per molti inattesa, abbattendo paure e stereotipi che di solito accompagnano il mondo delle fragilità.

Fra una portata e l’altra i ragazzi hanno raccontato con spontaneità la loro gioia di partecipare al progetto «BergamoXBergamo» come volontari a servizio di tutti i cittadini. Non a caso fra gli ospiti della cena c’era anche Marcella Messina, assessore ai servizi sociali del Comune di Bergamo, che ha promosso e sostenuto da sempre le iniziative di San Paolo in Bianco, così preziose per giovani come Luigi.

«Ha terminato la scuola l’anno scorso - osserva la mamma Francesca Bonari -, si è diplomato con il massimo dei voti al liceo delle Scienze umane Secco Suardo. Ha presentato una tesina su Anna Frank e Malala e c’erano molti amici a sostenerlo e applaudirlo. Ora è inserito in un Centro sperimentale educativo di cooperativa Serena che si chiama Hub Nadir nel quartiere di Celadina. Ci va tutte le mattine tranne il giovedì, dalle 9 alle 13,15. Svolge attività sul territorio e all’interno della struttura. Ha una sorella minore, Romy, di 17 anni, che frequenta il quarto anno di liceo, sempre al Secco Suardo, molto legata al fratello».

Luigi può contare su una famiglia allargata, composta anche da amici, che sono sempre presenti, come «zii acquisiti», una risorsa preziosa: «Per fortuna - sottolinea Francesca - ho una cara amica, che mi dà una mano perché lavoro in una compagnia di assicurazioni e con due ragazzi grandi è complicato gestire tutti gli impegni della vita quotidiana».

Francesca ha incontrato Silvia Galimberti, presidente dell’associazione San Paolo in Bianco nei corridoi del liceo: «I nostri figli, Luigi e Jacopo, hanno la stessa età - racconta -. Abbiamo fatto subito amicizia, mi ha parlato delle iniziative promosse dall’associazione e abbiamo deciso di provare a partecipare: è stata una scelta vincente. Non ci eravamo avvicinati prima ad alcuna realtà di questo tipo. La nostra vita era scandita sempre dagli stessi ritmi: scuola, casa, qualche volta in piscina, sporadiche uscite sul territorio con gli educatori. Prima Luigi trascorreva fin troppo tempo davanti alla televisione. Da quando frequenta le attività di San Paolo in Bianco è più attivo, è felice di partecipare e aspetta con ansia l’appuntamento settimanale per incontrarsi con gli altri».

Ogni mercoledì pomeriggio, divisi in gruppi, i ragazzi di San Paolo in Bianco nell’ambito del progetto «A casa tua» ritirano alla biblioteca Tiraboschi i libri richiesti con il servizio di prestito a domicilio e li consegnano nelle case. Oppure con il progetto «Due mani in più» vanno a ritirare la spesa alla Coop Lombardia di via Vela (angolo via Broseta) e la portano a domicilio a persone con difficoltà di deambulazione. Poi si ritrovano tutti insieme al bar dell’oratorio di San Paolo per un aperitivo. Una volta al mese si danno invece appuntamento per una serata di svago, un «grande aperitivo» in compagnia oppure una cena. «Le iniziative sono tante e sempre diverse - dice Silvia Galimberti - e siamo sempre alla ricerca di volontari. Nei gruppi ci sono persone con e senza fragilità».

Luigi aspetta questi momenti con impazienza, chiedendo spesso alla mamma: «Cosa faremo questa settimana?» Per lui sono occasioni importanti, in cui fra l’altro ha l’occasione di incontrare gli amici. La serata da Cece & Simo è stata preparata in modo accurato: «Ho partecipato a una riunione - osserva Luigi - e mi hanno spiegato che cosa dovevo fare. Il ristorante mi è piaciuto molto. Prima abbiamo mangiato, poi abbiamo servito le persone sedute ai tavoli».

Ci vogliono empatia, attenzione, pazienza per organizzare un’iniziativa come questa: «Ci siamo ritrovati con i gestori del locale e il personale - spiega Silvia - Ragazzi, educatori, volontari hanno posto una serie di domande. I ristoratori Cece, Cesare Crippa, e Simo, Simone Lorenzi, hanno risposto risolvendo dubbi concreti come la disposizione degli ospiti e l’organizzazione del servizio. I camerieri sono stati per tutta la sera accanto ai ragazzi, se per caso qualcuno si stancava o sentiva l’esigenza di fare una pausa c’era chi li aiutava a portare avanti il servizio della cena. Fra i nostri obiettivi più importanti c’è proprio quello di organizzare occasioni per sperimentare situazioni nuove, in modo che i ragazzi possano essere coinvolti nelle attività sociali e valorizzare le proprie abilità. Come chiunque altro sono gratificati quando si sentono utili e apprezzano che venga valorizzata la loro capacità di portare a termine un compito».

Luigi nel tempo libero ama molto seguire le storie d’avventura delle serie animate trasmesse in tv, ma anche fare esperienze diverse: «Il nostro Gigio - aggiunge la mamma - ama i parchi divertimenti, le esperienze emozionanti e adrenaliniche. Attende con ansia di poter andare allo stadio, dove segue le partite con suo zio ed è tifoso dell’Atalanta. Gli piacciono i cori, i momenti in cui il pubblico esulta per i goal. Adora la musica, in particolare quella ritmata e la disco-dance».

Con l’associazione San Paolo in Bianco si è cimentato anche in un laboratorio di cucina: «Stimoli diversi - chiarisce Francesca - aiutano a crescere, per questo le attività proposte da questo gruppo sono così importanti. In passato mi era capitato di notare che ai ragazzi con autismo vengono proposte sempre le stesse cose, e dopo un po’ Luigi si annoiava e perdeva interesse».

Da bambino Luigi era molto pacato e tranquillo: «Con l’adolescenza - osserva Francesca - è arrivato un peggioramento, che gli specialisti mi avevano anticipato. Purtroppo è stato accentuato dalla pandemia e dai lockdown, che gli ha tolto la possibilità di andare a scuola, un momento in cui poteva esprimersi e stare con altre persone. Così abbiamo dovuto iniziare una terapia farmacologica».

Silvia e Francesca sottolineano quanto sia importante trovare spazi per i ragazzi con autismo adolescenti e giovani: «Quando terminano gli studi le possibilità di impegno diminuiscono drasticamente e spesso si sentono lasciati a se stessi in un momento delicato come la transizione all’età adulta».

In questa chiave assumono grande importanza iniziative «sperimentali» come la serata trascorsa come camerieri al ristorante, che ha lasciato il segno nel cuore di tutti i presenti, sia di chi era seduto ai tavoli, sia del personale coinvolto.

«Conosciamo questa Associazione da qualche anno - commenta Cesare Crippa - e già altre volte avevamo compiuto qualche piccolo gesto simbolico per dare una mano. Quest’anno però, per sostenere in modo significativo alcuni progetti impegnativi abbiamo deciso di promuovere una vera e propria raccolta fondi». La «cena senza regole» ha avuto un esito sorprendente: «Il contatto con questi ragazzi - sottolinea Simone Lorenzi - ci ha spinto a uscire dagli standard e dalla comfort zone. Dal loro atteggiamento misurato e disponibile ci siamo accorti che sono seguiti molto bene».

È stata una serata speciale: «Il nostro ristorante - prosegue Cesare - si caratterizza per un’atmosfera familiare, che abbiamo mantenuto anche in questa circostanza. Hanno avuto grande importanza i due incontri fatti insieme per decidere come si sarebbe svolta la cena, pensando anche a creare uno spazio dedicato per tutelare i ragazzi, permettendo loro di muoversi agevolmente e all’occorrenza anche di fermarsi». Tutti hanno percepito un particolare clima di festa: «Si è accorciata - conclude Cesare - la distanza tra il cliente e chi fa il servizio, ma questo non ha creato disagio, anzi, maggiore calore e accoglienza. Ci piacerebbe in futuro organizzare una collaborazione più strutturata con l’associazione. Intanto abbiamo avvicinato i ragazzi a qualcosa di nuovo».

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