Un incontro per caso, poi quel dono ha cambiato la vita sua e del malato

Yuri Benzoni.Giovane universitario si imbatte nello stand di Admo. Subito compatibile, dona il midollo osseo.

Sotto l’albero di Natale quest’anno Yuri Benzoni, 25 anni, di Clusone, potrà mettere i suoi sogni per il futuro: settimana prossima, infatti, discuterà la tesi di laurea magistrale in Ingegneria civile, ambientale e territoriale al Politecnico di Milano. Nel suo curriculum, però, può già annotare un gesto degno di un fuoriclasse: nel 2018 ha donato il midollo osseo, salvando la vita a una persona di circa cinquant’anni, malata di leucemia. «Non so chi sia, ed è giusto così, ma sono felice di aver potuto dare una mano» dice Yuri con un sorriso. Come scrive Madre Teresa di Calcutta «Chi nel cammino della vita ha acceso anche solo una fiaccola nell’ora buia di qualcuno, non è vissuto invano».

La sensibilità di Yuri si manifesta anche nella passione per la natura e l’ambiente, che ha guidato la scelta dei suoi studi. Nel periodo universitario ha vissuto a Milano, ed è lì che per caso ha incontrato l’Admo: «C’era uno stand dell’associazione in piazza Leonardo da Vinci, e ci sono passato davanti con i miei compagni di corso. Non ne sapevamo nulla, ci siamo incuriositi e abbiamo ascoltato volentieri le spiegazioni dei volontari. Alla fine, d’impulso, la maggior parte dei giovani del gruppo ha scelto di sottoporsi subito al test di tipizzazione necessario per iscriversi al registro dei donatori». Lui, invece, più riflessivo, si è preso un po’ di tempo per pensarci: «Ho intuito subito che si trattava di una decisione importante, e questo al momento mi ha creato un po’ d’ansia. Volevo riflettere in modo responsabile, con la consapevolezza di fare una scelta da portare fino in fondo. Ci ho rimuginato sopra per un paio d’ore, intanto sono tornato a lezione. Poi mi sono ripresentato allo stand e mi sono iscritto».

La lettera della compatibilità

Era autunno inoltrato, e per un po’ Yuri non ci ha più pensato, distratto dallo studio e dai suoi impegni: «I volontari Admo allo stand ci avevano spiegato che avremmo ricevuto un messaggio di conferma dell’iscrizione al registro dei donatori. Quando ho visto la mail, quindi, un paio di mesi dopo, ho pensato che si trattasse di questo. Aprendola, invece, sono rimasto molto sorpreso e mi sono emozionato, perché era una segnalazione di compatibilità con un paziente. Mi è sembrato incredibile, dopo così poco tempo. Nel frattempo, infatti, mi ero informato e sapevo che può accadere in un caso ogni centomila tra persone non consanguinee. So che c’è chi offre la sua disponibilità e non viene mai più chiamato».

È iniziata così una grande avventura: «Ho incontrato la dottoressa Michela Tassara, ematologa all’ospedale San Raffaele di Milano, che mi ha seguito da quel periodo fino a oggi: ogni donatore, infatti, viene sottoposto a controlli scrupolosi per verificarne la buona salute sia prima sia dopo la donazione di midollo. Sono sempre stato informato in modo puntuale, sia per quanto riguarda gli esami di screening sia sulle modalità della donazione. Durante quel periodo mi è stato chiesto più volte di confermare la mia volontà di continuare, ma non ho mai avuto dubbi o esitazioni, mi sentivo sicuro della scelta che avevo fatto. Mi è sembrato però molto corretto e onesto che mi venisse sempre lasciata la possibilità di cambiare idea, mi ha fatto sentire a mio agio».

Tutti felici per il gesto

La notizia in famiglia ha suscitato un po’ di apprensione: «Avevo avvisato i miei genitori di essermi iscritto al registro dei donatori - osserva Yuri - e avevano apprezzato molto questo gesto. Quando però li ho informati che mi avevano chiamato per la donazione si sono un po’ preoccupati per la mia salute, perché non sapevano di preciso che cosa sarebbe successo. Quando gli ho spiegato tutto nel dettaglio si sono tranquillizzati. Erano molto felici per questo gesto che non è da tutti. Abbiamo accolto con stupore ciò che è successo, sia per la rapidità, sia per il fatto che è molto raro trovare una compatibilità. Non è più capitato a nessun altro del nostro gruppo di amici».

È arrivato il momento di pensare alle procedure di prelievo del midollo: «Mi è stato proposto di procedere per aferesi, la stessa tecnologia che si usa per la donazione di plasma o piastrine. Un metodo semplice, per me facilmente tollerabile e non invasivo». Lo strumento dell’aferesi è di fatto un «separatore cellulare»: il sangue, prelevato da una vena del braccio, attraverso un circuito sterile passa attraverso una centrifuga dove le cellule staminali emopoietiche vengono isolate e raccolte in una sacca, mentre il resto del sangue viene reinfuso dal braccio opposto, senza che le altre cellule abbiano subito alcun tipo di danneggiamento. Nella settimana precedente Yuri ha dovuto assumere un farmaco: è un «fattore di crescita», analogo ad una molecola naturalmente prodotta dal nostro corpo durante tutta la vita, che ha la proprietà di aumentare il numero delle cellule staminali e di facilitarne il passaggio dalle ossa al sangue. «Si somministra - chiarisce Yuri - attraverso iniezioni che ci si può fare in modo semplice anche da soli».

Una giornata speciale

La giornata della donazione è stata speciale da molti punti di vista: «Quel giorno - racconta Yuri -, era il 28 agosto del 2018, mi ha accompagnato mio padre. All’ospedale ho incontrato un paziente che aveva ricevuto qualche tempo prima un trapianto di midollo ed era nel reparto di ematologia per alcuni controlli. Ascoltare la sua storia mi ha commosso e mi ha mostrato quanto potesse essere importante il gesto che stavo compiendo. Mi ha confidato che aveva ricevuto il midollo da uno dei suoi figli, nel suo caso è stata quindi una donazione in famiglia a salvargli la vita».

Non è stata una giornata così faticosa come Yuri aveva immaginato: «Sono rimasto in ospedale per circa sei ore ma ho vissuto questa esperienza in totale tranquillità, sdraiato in un letto, accudito e coccolato dal personale dell’ospedale. Mi avevano fornito anche delle palline anti-stress da manipolare per mantenere attiva la circolazione. Mio padre era un po’ impressionato dai macchinari, dal sangue, dagli aghi, a volte ero io che dovevo rassicurarlo. Quando mi hanno dimesso ho mangiato qualcosa per ricaricarmi e poi mio padre e io siamo andati a fare un giro nel centro di Milano. In seguito, sempre per la mia sicurezza e quella del paziente trapiantato ho continuato a sottopormi regolarmente ad analisi del sangue».

Da quel momento in poi Yuri ha iniziato a impegnarsi anche in altre attività di volontariato con l’Admo (per informazioni [email protected]). «In questi anni - spiega - mi è capitato di essere presente allo stand dell’Admo per la tipizzazione all’ospedale di Bergamo oppure a Clusone. Ho conosciuto pazienti che avevano subito il trapianto di midollo e grazie ad esso avevano superato la malattia. Ogni volta che sento queste storie mi vengono i brividi. Passa il tempo e i ricordi sbiadiscono un po’, ma ogni volta che mi trovo in queste situazioni provo un grande onore e piacere per aver potuto donare il midollo».

Le regole prevedono che non ci siano contatti tra donatori e riceventi: «Ho avuto solo qualche notizia generica dalla dottoressa Tassara, che mi ha fatto molto piacere: mi ha detto che il trapianto aveva avuto successo e dopo qualche anno mi ha riferito che continuava a stare bene. Ne sono stato lieto dato che nei primi mesi la procedura aveva subito un ritardo, come mi avevano detto, a causa di alcune complicazioni nelle sue condizioni di salute». Negli anni successivi sono state numerose le occasioni in cui Yuri ha raccontato la sua storia: «Ho partecipato ogni volta che mi era possibile come volontario alle attività degli stand informativi di Admo. Sono tornato anche nello stesso stand di piazza Leonardo da Vinci a Milano dove ho fatto la tipizzazione, e questa volta ero io a offrire informazioni ad altri studenti universitari come me. Chissà se anche questa attività ha contribuito ad aiutare qualcun altro che aspettava un trapianto. Lo spero tanto».

Oggi l’Admo sul sagrato a Fiorano

Anche oggi (domenica 18 dicembre) i volontari Admo sono a Fiorano al Serio, sul sagrato della chiesa, dalle 13 alle 18 con un banchetto informativo sulla campagna «Sei proprio tu» per la donazione, in ricordo di Nico Martinelli nel decimo anniversario della morte, causata dalla leucemia.

Col tempo Yuri ha ampliato i suoi orizzonti: «Mi sono impegnato anche nella Protezione civile con attività legate all’ambiente universitario. Il nostro compito era offrire informazioni e sensibilizzare le persone mostrando i comportamenti corretti da adottare in caso di disastri ambientali. Nel periodo della pandemia, inoltre, ai volontari della Protezione civile è stato affidato anche il compito di gestire i flussi di persone nelle metropolitane. Negli ultimi anni ho frequentato diversi corsi di formazione per poter svolgere attività di volontariato in ambiti diversi».

La scelta del volontariato

Come scriveva Goethe «se vuoi essere felice viaggia con due borse, una per dare e l’altra per ricevere». Il volontariato ha dato sapore alla vita di Yuri: «Ho intrapreso queste attività con il desiderio di potermi rendere utile agli altri. Sarebbe bello se ci fossero più persone che dedicano un po’ di tempo a questo. In fondo ci sono nella vita di ognuno periodi di noia oppure in cui si perde tempo, e che potrebbero essere impiegati nel volontariato». Ora Yuri si è anche iscritto all’Avis: «Molti miei amici ne fanno parte, e sicuramente sono stati dei modelli per me, vedere che ognuno di loro fa qualcosa per gli altri è stato uno stimolo a imitarli. Molti giovani vedono il volontariato come qualcosa di lontano dal loro mondo, di estraneo, ma non è così. Quando si incomincia si scopre che fare del bene agli altri fa bene anche a noi stessi».

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