
La Buona Domenica
Domenica 07 Settembre 2025
«Voglio solo ballare e dire a tutti di non farsi del male con le parole»
LA STORIA. Giada Canino, la passione per la danza, i bulli online, la forza di reagire: la giovane di Calolzio si racconta in un libro.
«La danza è il linguaggio nascosto dell’anima», scriveva Martha Graham. Lo ha scoperto fin da piccola Giada Canino, giovane con la sindrome di Down, che vive con la sua famiglia a Calolziocorte. Ha elaborato il suo personale alfabeto per raccontarsi con passi, salti, giravolte, accompagnando ogni coreografia con grandi sorrisi.
Quando Giada scende in pista quel «cromosoma in più» non ha più importanza. Quasi vent’anni, una vitalità contagiosa e una passione che ha trasformato le difficoltà in forza, si è impegnata per fare in modo che l’hip-hop scandisse il ritmo della sua vita, diventando il suo modo per stare al mondo, per superare ostacoli e regalare speranza agli altri.
La sua infanzia è stata accompagnata da continui controlli, visite e terapie, eppure Giada non ne ha risentito
Ogni gesto è un respiro, ogni coreografia una piccola poesia in movimento. La musica diventa il colore, e il corpo di Giada il pennello che disegna con delicatezza e grazia storie di coraggio e resilienza, come un acquerello realizzato en plein air. Fuori dalla pedana, porta la stessa energia nelle scuole, negli incontri, nelle testimonianze: un invito a credere che nessuna diversità può spegnere il talento e che la gentilezza può diventare un antidoto al bullismo.
Ora un libro racconta la sua storia, si chiama «Bulldown» (Mursia) scritto con Claudia Conidi Ridola, avvocata e autrice calabrese.
Gli inizi e le conquiste
La storia di Giada è iniziata con sfide che avrebbero scoraggiato chiunque. A pochi mesi ha affrontato un’operazione complessa al cuore. «Sono state le otto ore e mezzo più lunghe della mia vita - ricorda il padre Elio -. Non eravamo sicuri dell’esito, era così piccola e vulnerabile. Avevamo paura di non vederla più. È stato un grande sollievo quando il chirurgo è uscito con un grande sorriso e ci ha detto: “È andata benissimo”. Da lì è iniziata la nostra nuova vita». Pochi anni dopo, la scoperta di un deficit visivo: «Una volta - continua Elio - un medico ci ha detto che Giada era cieca, e noi ci siamo sentiti persi, ma non ci siamo arresi. Abbiamo consultato un altro specialista che ci ha dato speranza, e aveva ragione. Con cure e controlli assidui oggi Giada vede poco, ma vede. Abbiamo imparato che i limiti si affrontano, non si subiscono».
Ogni allenamento porta a piccole conquiste:l’equilibrio migliora, la postura si rafforza, il corpo risponde con precisione alla musica
La sua infanzia è stata accompagnata da continui controlli, visite e terapie, eppure Giada non ne ha risentito: è cresciuta con tanta energia, gioia e voglia di vivere. Sorprende quanto sia curiosa e instancabile, con una grande determinazione. A tre anni ha iniziato un corso di ginnastica artistica, poi il nuoto, che ancora oggi pratica per divertimento, perché, come sottolinea Elio, «è una buona disciplina per allenare corpo e mente, rafforzare i muscoli e migliorare la coordinazione». Non le piace troppo seguire le regole, ha introdotto qualche variazione personale: «Diciamo che ho il mio stile, lo stile Giada», racconta lei ridendo.
La passione per la danza
La sua vera passione, però, è sempre stata la danza, nata osservando e imitando i balletti delle trasmissioni televisive. «Un giorno - ricorda Elio - mi ha detto: papà, voglio andare a scuola di ballo. Mia moglie e io ci siamo guardati, un po’ perplessi, ma l’abbiamo assecondata. È stata la scelta migliore che potessimo fare».

Sono passati sette anni: si sono rivolti alla scuola Rosy Dance di Villongo, di cui conoscevano l’attenzione e la sensibilità. «Giada - osserva Elio - ha seguito una lezione di prova ed è stata subito entusiasta, così nel 2018 ha iniziato a frequentare i corsi con la maestra Marianna Cadei. Villongo è distante da Calolziocorte: per accompagnarla percorriamo ogni settimana molti chilometri tra andata e ritorno. Certamente ci costa un po’ di tempo e fatica, logistica ed economica, ma lo consideriamo davvero importante per lei, perciò lo facciamo volentieri». Ogni allenamento porta a piccole conquiste: l’equilibrio migliora, la postura si rafforza, il corpo risponde con precisione alla musica. «Ballare mi fa sentire libera - osserva Giada - Quando danzo non penso a niente, solo alla musica».
Le prime medaglie
Alla prima competizione ha ottenuto subito medaglie: tre ori, due argenti e due bronzi ai campionati italiani. Poi sono arrivati i campionati europei e mondiali, fino al successo più bello e atteso, l’argento agli Special Olympics a Torino 2025. «Questa competizione è straordinaria, partecipano atleti di altissimo livello - dice Elio -. Quando è uscito il punteggio di Giada e abbiamo visto che è arrivata seconda, a un punto dalla prima classificata, non ci credevamo. Mi sarebbe bastato anche un risultato meno brillante, invece ci ha sorpreso ancora una volta».
Il coraggio contro la cattiveria
Un giorno mi ha chiesto: “Perché mi scrivono cose brutte?”.
Durante la pandemia da Covid-19, Giada trascorreva molto tempo in casa da sola, e ha cercato nella rete un modo per condividere la sua passione: ha aperto un profilo su TikTok e ha postato alcuni video delle sue coreografie. Ma dove lei vedeva gioia, altri hanno purtroppo individuato un facile bersaglio. Sono iniziati i commenti crudeli, gli insulti, le derisioni.

«Le avevo detto di non leggerli - commenta il papà -, di continuare a ballare e basta. Ma lei li ha guardati comunque. Un giorno mi ha chiesto: “Perché mi scrivono cose brutte?”. È stato un colpo al cuore. Non potevo sopportare di vederla così triste e ferita». Le parole degli haters hanno inferto ferite profonde: Giada si è chiusa in se stessa, è caduta in una spirale di dolore silenzioso. «Non sono solo parole - aggiunge Elio - che si cancellano dallo schermo. Restano dentro, e fanno male a lungo. Ancora oggi dobbiamo affrontare le conseguenze di quel periodo».
L’impegno contro il bullismo
Da quel dolore, con forza, cura e pazienza, sono nate battaglie e impegno costante contro il bullismo, a scuola e online. Elio ha deciso di realizzare un video insieme alla figlia per raccontare cos’era successo: semplice, diretto, un appello a non voltarsi dall’altra parte. La risposta è andata ben oltre le aspettative: oltre sette milioni di visualizzazioni, abbastanza per fargli capire di aver toccato un tasto sensibile: «Ci siamo resi conto che non eravamo soli. Tante famiglie vivevano le stesse ferite».
Con i calciatori del Milan
Da quel momento Giada è diventata testimonial contro il bullismo e il cyberbullismo. Incontra spesso ragazzi nelle scuole, partecipa a campagne di sensibilizzazione, è stata invitata persino a Milanello con i calciatori del Milan per dire, insieme a loro, «stop al bullismo». Durante un incontro a Matera, davanti a centinaia di studenti, ha stupito tutti parlando «a braccio» senza leggere gli appunti preparati. «Ha detto le cose a modo suo, ed è riuscita ad arrivare dritta al cuore dei ragazzi. È stata una giornata bellissima», racconta Elio. Giada, con voce timida ma ferma, ha lanciato un messaggio forte: «Non prendete in giro le persone. Ognuno è diverso, ma tutti hanno un talento da portare nel mondo».
L’idea di un libro
Scrivere un libro è stata un’avventura: «L’idea è nata dopo aver incontrato Claudia Conidi Ridola,che ci ha accompagnato lungo tutto il percorso con attenzione e sensibilità». Il titolo unisce «bullismo» e «Down», e descrive la complessa metamorfosi di una ferita in un punto di forza. «Quando mi sono reso conto che il libro stava per uscire - osserva Elio - ho provato ansia e trepidazione. L’ho letto così tante volte da impararlo a memoria. Non sarà facile, ma il nostro impegno è tanto». In poco tempo ha già suscitato molta attenzione. «Ogni volta che lo rileggo provo le stesse emozioni - confida Elio -. È un libro che può leggere chiunque, adatto a bambini e adulti, perché racconta con semplicità una storia che appartiene a tutti: quella del coraggio e della resilienza».
I prossimi obiettivi
Oggi Giada guarda avanti. Si allena per le qualificazioni ai mondiali di danza paralimpica in Cile, coltiva il sogno di lavorare in un negozio di abbigliamento, vive l’amore appena sbocciato per un ragazzo, che lavora con i cavalli. Ogni giorno è scandito dagli allenamenti, dai momenti con la famiglia (Giada ha anche tre fratelli), dai piccoli progressi.
A volte qualcuno comincia a seguirla, a muoversi accanto a lei, imitando i passi, prendendo coraggio
Ogni gesto, ogni passo, racconta la capacità di trasformare la fatica in gioia. Ogni coreografia diventa una lezione di coraggio: imparare a rialzarsi, a sorridere, a fidarsi degli altri, a creare bellezza con il proprio corpo e la propria anima. «Abbiamo capito che non si tratta solo di Giada - continua Elio -. La sua storia serve a tutte le famiglie che affrontano le stesse problematiche. Per questo andremo avanti, superando qualsiasi ostacolo, fatica e stanchezza, perché siamo certi che sia la strada giusta».
E Giada, con la semplicità che la contraddistingue, aggiunge: «Voglio solo ballare e dire a tutti che non bisogna farsi del male con le parole. Le parole pesano. Meglio usarle per incoraggiarsi». La sua voce diventa eco, la sua danza simbolo. Un invito a non arrendersi, a credere che ogni diversità nasconda un dono, ogni ostacolo un passaggio verso una forza nuova.
«Ballare è dire chi siamo»
Negli incontri che Giada tiene nelle scuole non ci sono solo parole, ma anche gesti, ritmo, danza. Quando la musica parte, ogni suo movimento sembra riempire l’aria: un passo, un giro, una pausa misurata, come lettere del personale alfabeto con cui racconta qualcosa di sé. A volte qualcuno comincia a seguirla, a muoversi accanto a lei, imitando i passi, prendendo coraggio. Alla fine della coreografia, Giada si ferma: «Vedete? - dice - Ballare non è solo muovere il corpo, è dire chi siamo, anche quando qualcuno ci ferisce. Ognuno di voi ha un talento, e nessuno può portarvelo via».
Elio e Lella sono con lei, alla giusta distanza, il cuore leggero e insieme pieno di gratitudine. Non sono le medaglie, il libro o gli applausi a contare davvero: è vedere Giada camminare serena, con il desiderio di far sentire gli altri meno soli. Quando lascia la palestra, fa un ultimo passo, un piccolo giro su se stessa. La musica svanisce, ma l’eco dei suoi movimenti resta, come un invito silenzioso a chiunque incontri il bullismo o la paura: rialzati, mostra chi sei, attingi alla tua forza. Così la danza di Giada costruisce ponti invisibili di speranza e fiducia.
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