Antinfluenzale, i vaccinati hanno superato i 200mila

I numeri. Quasi un bergamasco su 4 fra autunno e inverno ha fatto i conti con i virus stagionali. Anti-Covid a rilento.

È stato un autunno-inverno a due velocità, sul fronte delle vaccinazioni: bene le antinfluenzali, male quelle anti-Covid. La fotografia è impressa nei numeri. Le vaccinazioni antinfluenzali hanno infatti superato la soglia delle 200mila somministrazioni in provincia di Bergamo, arrivando a quota 201.196 al 31 dicembre 2022: un dato peraltro in crescita, considerando che nella precedente campagna antinfluenzale erano state 195.323 le iniezioni in Bergamasca (secondo il dato aggiornato al 31 dicembre 2021).

A questo giro la vaccinazione antinfluenzale è stata peraltro «incentivata»: dopo un avvio in cui l’offerta gratuita ha seguito le consuete fasce-target (bambini, anziani, fragili, operatori sanitari, altre categorie a rischio...), da fine novembre è stata estesa all’intera popolazione. Una scelta legata anche al fatto che tra l’autunno e l’inverno il virus aveva circolato massicciamente, con un picco anticipato nelle tempistiche e ampliato nelle proporzioni. Dall’inizio della stagione influenzale e sino a metà febbraio, la Regione calcola che siano stati due milioni e 300mila i lombardi che hanno contratto sindromi influenzali o simil-influenzali, di cui – è la stima – circa 245mila in provincia di Bergamo. Praticamente, quasi un quarto dei bergamaschi ha fatto i conti con i virus stagionali. L’incidenza del contagio più alta si è manifestata nei bimbi: l’incrocio dei bollettini settimanali della Regione suggerisce che quasi il 60% dei piccoli tra gli 0 e i 4 anni abbia avuto l’influenza o virus simili da ottobre a oggi.

Se la copertura vaccinale antinfluenzale si è dimostrata in crescita (in epoca pre-Covid le adesioni erano decisamente più basse), gli ultimi mesi hanno consegnato un sostanziale appiattimento delle somministrazioni anti-Covid. L’ultimo report dell’Ats, aggiornato al 14 febbraio, indica un totale di 142.515 bergamaschi vaccinati con la quarta (o la quinta, in rari casi) dose dell’anti-Covid. Una platea ben inferiore – per fare un paragone – a quella dell’antinfluenzale, e la forbice è ancor più rilevante se si calcola che la quarta dose dell’anti-Covid per gli ultrasessantenni è partita già a metà luglio mentre la corsa all’antinfluenzale è scattata a ottobre. Incrociando i report dell’Ats, ad esempio, emerge che dall’8 al 14 febbraio sono stati solo 469 i bergamaschi che hanno ricevuto il «booster», praticamente una settantina al giorno in media.

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