Caldo umido e acqua: il rischio «otite» è dietro l’angolo

IN ESTATE. Tanto fastidiosa quanto comune, l’otite esterna, nota anche come «otite del nuotatore» o in inglese «swimmer’s ear», è una condizione che in estate vede una vera e propria impennata di casi.

Le nuotate e le tante ore passate in acqua, al mare o in piscina, possono infatti facilitarne l’insorgenza. Cosa fare per attenuare fastidi e dolore? E quali gli errori da evitare? Lo abbiamo chiesto al dottor Mario Papalia, responsabile dell’Unità di Otorinolaringoiatria del Policlinico San Pietro.

Cos’è l’otite del nuotatore?

«L’otite del nuotatore, o otite esterna, è un’infezione batterica (più raramente da funghi) dell’orecchio esterno frequente nei mesi estivi e in particolare modo nei nuotatori. Il suo sviluppo è infatti legato al ristagno di acqua nel canale uditivo dove, complice il caldo-umido e la macerazione delle cellule che rivestono il condotto, si crea un microambiente favorevole alla proliferazione dei microrganismi. I microtraumi provocati dal grattamento che ne consegue diventano facili vie di accesso per i batteri che scatenano l’infiammazione».

Come si manifesta?

«La prima sensazione è quella che sia rimasta l’acqua nell’orecchio. Poi si avverte il prurito e successivamente il dolore, soprattutto di notte. Un altro sintomo comune è l’ipoacusia, ovvero la riduzione dell’udito».

Ci sono dei fattori di rischio o fattori predisponenti?

«Contrariamente a quanto si pensa, uno dei fattori di rischio è l’assenza di cerume a torto considerato sporcizia e che invece è la secrezione fisiologica dell’orecchio che ha un’attività antibatterica e protettiva. Altri fattori che possono favorirne l’insorgenza sono utilizzo eccessivo di saponi, shampoo , detergenti, terapie con farmaci immunosoppressori (ad esempio cortisonici e chemioterapici) e la presenza di alcune patologie sistemiche come il diabete».

Quindi è sbagliato togliere tutto il cerume dalle orecchie come ci dicevano le nostre nonne?

«Sì, un eccesso di pulizia non fa bene alla salute dell’orecchio. In particolare, le manovre meccaniche di pulizia del condotto uditivo esterno, attraverso l’utilizzo di bastoncini di cotone o peggio forcine per capelli e altre diavolerie, sono sconsigliate poiché favoriscono la formazione del tappo di cerume e i microtraumatismi della cute. E non solo: il loro utilizzo scorretto, cioè in modo troppo aggressivo e in profondità, può arrivare non infrequentemente a provocare una perforazione timpanica».

Come ̀ prevenire l’otite esterna?

«Innanzitutto devono essere evitati i microtraumi e l’eccessiva igienizzazione del condotto uditivo esterno. Per pulire le orecchie in modo adeguato è sufficiente rimuovere lo sporco passando il dito solo esternamente. Chi ne soffre frequentemente, inoltre, dovrebbe evitare il contatto con l’acqua non solo durante il bagno al mare e in piscina, ma anche quando ci si lavano i capelli. Se questo non fosse possibile una buona abitudine è detergere il condotto uditivo esterno con un blando disinfettante (ad esempio acqua borica)».

Cosa fare per alleviare il fastidio?

«La terapia prevede, dopo parere medico, l’utilizzo di farmaci antifiammatori per attenuare il dolore e antibioticoterapia (locale o sistemica, in base alla gravità della situazione) per eliminare l’infezione. La terapia è efficace se eseguita per almeno dieci giorni, periodo durante il quale va assolutamente evitato l’ingresso di acqua nell’orecchio interessato».

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