
La salute / Bergamo Città
Venerdì 02 Maggio 2025
«Grey zone» spazza via le «fake news» sul cuore
A GIUGNO. Bergamo torna un’arena di confronto sui temi controversi della pratica clinica.
Non è un congresso per addetti ai lavori, né l’ennesimo incontro a porte chiuse per professionisti in cardiologia. «Grey Zones» – che tornerà a Bergamo dal 5 al 7 giugno per l’8ª edizione – è un’arena di confronto sui temi ancora controversi della pratica clinica. Lo abbiamo chiesto al suo presidente scientifico, Michele Senni, cardiologo, professore dell’Università Milano-Bicocca e Direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’Asst Papa Giovanni XXIII.
Professor Senni, cosa distingue Grey Zones da altri congressi medici?
«Grey Zones nasce per affrontare con rigore ciò che le linee guida ancora non chiariscono: le zone grigie della cardiologia. Non si tratta solo di aggiornamento: vogliamo stimolare pensiero critico, far emergere i dubbi, e risolverli attraverso il confronto tra esperti. I partecipanti sono coinvolti attivamente, con televoto prima e dopo ogni dibattito. Alla fine di ogni dibattito si arriva ai “messaggi da portare a casa” che derivano dalla discussione degli esperti. Le decisioni cliniche reali spesso si prendono lì, nell’incertezza: è giusto imparare a farlo con metodo».
Quali novità porta l’edizione 2025?
«Due grandi aperture. La prima è verso i cittadini: sabato 7 giugno sarà dedicato a loro, con due sessioni divulgative. Una si intitola “Dalle fake news all’evidenza scientifica”, per aiutare il pubblico a orientarsi tra bufale e informazioni attendibili. Tra i relatori ci saranno volti noti come Claudio Borghi, Stefano Paleari e il giornalista Alberto Ceresoli, in dialogo con me. La seconda sessione riguarda le novità che sono scaturite dal congresso e che possono interessare direttamente i cittadini. La seconda apertura è verso il mondo farmaceutico, con una sessione dedicata agli studi di fase 3: sono le ricerche più avanzate, quelle che preparano l’arrivo di nuovi farmaci sicuri ed efficaci e che devono essere conosciute dato che la terapia della Cardiologia moderna è basata su questi studi».
Perché coinvolgere anche i non addetti ai lavori in un congresso scientifico?
«Perché la salute è di tutti, e la disinformazione è pericolosa. Abbiamo imparato col Covid quanto sia importante saper leggere e valutare le fonti. Oggi più che mai, è necessario che la popolazione sappia distinguere tra “lo dice uno studio” e “l’ho letto su un blog”. Vogliamo rompere la logica del “ce la suoniamo e ce la cantiamo”. Quest’anno vogliamo “cantarla tutti insieme”, con un pubblico interessato alla salute propria e dei propri cari».
In campo questioni complesse come la gestione dello scompenso cardiaco, l’impatto dell’obesità come malattia cardiovascolare, le incertezze sulle linee guida dell’ipertensione, le nuove terapie per dislipidemie e fibrillazione atriale. Si discuterà anche degli interventi su valvole senza ricorrere all’intervento cardiochirurgico, trapianti, telemedicina, e del ruolo crescente delle figure infermieristiche nella gestione dello scompenso
Quali temi spiccano nel programma scientifico?
«Affronteremo questioni complesse come la gestione dello scompenso cardiaco, l’impatto dell’obesità come malattia cardiovascolare, le incertezze sulle linee guida dell’ipertensione, le nuove terapie per dislipidemie e fibrillazione atriale. Si discuterà anche degli interventi su valvole senza ricorrere all’intervento cardiochirurgico, trapianti, telemedicina, e del ruolo crescente delle figure infermieristiche nella gestione dello scompenso. Tutto partendo da casi clinici reali. Lo faremo con la presenza, tra i relatori, di oltre cento esperti nazionali e internazionali: tra loro Ovidiu Chioncel, Fabrizio Oliva, Pasquale Perrone Filardi, Johann Bauersachs, Faiez Zannad e molti altri, con il supporto di moderatori e intervistatori di alto profilo tra cui Ottavio Alfieri e Giuseppe Di Pasquale. È un’opportunità unica di ascoltare, discutere e imparare direttamente da chi guida la ricerca e la clinica in ambito cardiovascolare».
Cosa può imparare un medico partecipando?
«Porterà a casa, come si dice in questi casi, elementi preziosi per il proprio lavoro di tutti i giorni. Non vogliamo offrire solo un aggiornamento tecnico. Ma anche strumenti per affrontare decisioni complesse, nel rispetto delle linee guida internazionali, con maggiore consapevolezza. Non diamo dogmi, offriamo opinioni autorevoli a confronto, contestualizzate alla realtà italiana».
Grey Zones è quindi anche un invito al dialogo?
«Assolutamente. Tra specialisti, tra generazioni, tra professionisti e cittadini. È una palestra di pensiero critico e una chiamata a uscire dalla “comfort zone” della routine clinica guidata solo dalle certezze delle linee guida. La medicina non può essere automatica: dev’essere sempre ragionata».
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